di Alessandro Maran
Dopo la crisi del suo governo di minoranza, col venir meno dell’appoggio esterno del partito Ndp e le dimissioni della vice premier e ministra delle finanze Chrystia Freeland, ieri il primo ministro canadese Justin Trudeau “ha ammesso l’inevitabile” e ha annunciato le sue dimissioni nove anni dopo essere salito al potere “come un eroe dinastico del centro-sinistra” (https://edition.cnn.com/…/canada-justin…/index.html).
«Se devo combattere battaglie interne al partito non posso essere la migliore opzione per le prossime elezioni» (previste entro ottobre) ha detto il premier canadese, ora decisamente impopolare. In quasi tutti i sondaggi, il Partito conservatore guidato da Pierre Poilievre è infatti in vantaggio di oltre venti punti percentuali.
Trudeau ha ammonito tuttavia che le politiche del Partito conservatore renderebbero la vita in Canada peggiore. “Fermarsi nella lotta contro il cambiamento climatico non ha senso. Tirarsi indietro sui valori, sulla forza e sulla diversità su cui il Canada ha sempre, sempre, lavorato per ritrovarsi non è la strada giusta per il paese. Attaccare i giornalisti, le istituzioni della CBC, non è ciò di cui i canadesi hanno bisogno in questo momento. Abbiamo bisogno di una visione ambiziosa e ottimistica del futuro, e Pierre Poilievre non ce la offre”, ha affermato.
Il leader conservatore ha detto in un video su X che ora “i canadesi possono riprendere il controllo delle loro vite e del loro paese”. “Riprendere il controllo del nostro confine. Riprendere il controllo dell’immigrazione. Riprendere il controllo della spesa, del deficit e dell’inflazione”. “Limiteremo la spesa, taglieremo le tasse, ricompenseremo il lavoro, costruiremo case, sosterremo la famiglia, fermeremo la criminalità, proteggeremo i confini, riarmeremo le nostre forze, ripristineremo la nostra libertà e metteremo il Canada al primo posto”, ha detto.
Naturalmente, Trump è gongolante e ha usato l’occasione per mettere in mostra il suo nuovo neocolonialismo. “Molte persone in Canada AMEREBBERO essere il 51° Stato. Gli Stati Uniti non possono più subire il massiccio deficit commerciale e sussidi di cui il Canada ha bisogno per restare a galla. Justin Trudeau lo sapeva e si è dimesso”, ha detto su Truth Social. “Se il Canada si fondesse con gli Stati Uniti, non ci sarebbero dazi, le tasse diminuirebbero notevolmente e sarebbero TOTALMENTE SICURI dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente. Insieme, che grande nazione saremmo!!!” ha aggiunto.
🇪🇺 Anche l’Europa si trova di fronte a un Trump imperialista. Ne parlano oggi Idafe Martín Pérez, Christian Spillmann e David Carretta, nel loro Mattinale Europeo: ”Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso nelle ultime settimane diverse idee sulle decisioni che vorrebbe prendere in politica estera. Tutte, o quasi, appaiono stravaganti e potenzialmente in grado di generare conflitti internazionali. Trump afferma di voler annettere il Canada, lanciare operazioni militari contro i cartelli della droga in Messico o prendere il controllo militare del Canale di Panama. Potrebbero essere provocazioni per attirare l’attenzione o idee reali che intende mettere in pratica. Ma una di queste, quella di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca, toccherebbe direttamente gli europei e i loro interessi” (https://open.substack.com/…/groenlandia-americana…).
Non è la prima volta che Washington guarda alla grande isola danese (si tratta di un territorio danese con uno statuto speciale che lo esclude dall’Unione Europea pur essendo sotto sovranità danese) e Trump aveva già parlato nel 2019 di acquistare la Groenlandia. Va da sé che “l’Europa si gioca in questa partita una parte importante della sua sicurezza”.
🌎 Di come sarà la politica estera degli Stati Uniti sotto il Trump 2.0, Fareed Zakaria ha parlato di nuovo domenica nell’ultima puntata di GPS con Richard Haass, presidente emerito del Council on Foreign Relations ed ex direttore della pianificazione politica per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, e Kori Schake, senior fellow dell’American Enterprise Institute e direttore degli studi sulla politica estera e di difesa (https://edition.cnn.com/…/gps0105-trumps-foreign-policy).