Un attacco frontale, senza precedenti di un presidente degli Stati Uniti a chi lo ha sostituito nello Studio Ovale: un attacco al vetriolo in cui Barack Obama non solo ha criticato esplicitamente Donald Trump ma ha anche sostenuto che è "un pericolo per la democrazia".
Non accadeva dalla sera precedente le elezioni presidenziali del novembre 2016 che Obama parlasse in termini così sferzanti di chi lo ha sostituito: all'epoca aveva detto che Trump era "eccezionalmente incompetente" in economia, "caratterialmente inadatto" alla politica estera, che non ci si poteva fidare ad affidargli i codici nucleari e che aveva "un totale disprezzo per i valori che rendono grande" gli Stati Uniti.
Stavolta ha ripetuto le accuse e rincarato la dose.
"Sono qui perché è uno di quei momenti cruciali in cui ognuno, come cittadino degli Stati Uniti, deve dire chi siamo, per cosa combattiamo. Come cittadino, non come ex presidente, sono qui per darvi un messaggio semplice, che dovete votare perché da questo dipende la democrazia".
E per la prima volta da quando ha lasciato la Casa Bianca, Obama in pubblico ha chiamato Trump con il suo nome. "Non è cominciato tutto con Trump. Egli è solo il sintomo, non la causa. Sta sfruttando il risentimento su cui i politici hanno soffiato per anni". Il suo discorso sullo "Stato della nostra Democrazia, all' University of Illinois al campus di Urbana-Champaign sarà ricordato come quello di apertura della campagna di 'midterm' del prossimo novembre: il primo discorso di Obama, forse l'ultimo per quest'anno, considerando che da quando ha lasciato la Casa Bianca l'ex presidente ha centellinato le sue uscite.
È stata la sua risposta all'autoritarismo di Trump, nelle ore in cui il presidente ha chiesto al procuratore generale di avviare un'inchiesta sul "traditore" che ha osato rivelare, in un editoriale anonimo sul New York Times, che, insieme agli altri funzionari che hanno giurato fedeltà alle istituzioni americane, stanno facendo il possibile per arginare gli impulsi più pericolosi del presidente.
Obama ha attaccato duramente anche il partito repubblicano per non rappresentare un elemento di controllo al potere di Trump e ha sottolineato più volte come le elezioni di novembre siano "le più importanti" di cui è stato testimone. "Negli ultimi decenni, la politica di divisione, il risentimento e la paranoia, purtroppo, hanno trovato una casa nel partito repubblicano"; ha accusato i conservatori di aver aperto la strada all'attuale polarizzazione della politica, con l'opposizione al suo governo, anche su questioni fondamentali che corrispondevano a un nucleo ideologico condiviso.
"Alcuni di voi potrebbero pensare che sto esagerando quando dico che questa elezione è più importante di quanto io possa ricordare nella vita". "Ma basta dare un'occhiata ai titoli più recenti per vedere che stavolta è davvero diverso". Obama ha insistito sul fatto che "ciò che è in gioco" alle prossime elezioni è "molto più grande" rispetto a qualsiasi altra rivalità politica rivalità e ha ribadito che "le conseguenze, se qualcuno si mantiene ai margini, saranno più gravi" che in qualsiasi momento della storia recente del paese.
"Quando vi è un vuoto nella nostra democrazia, quando non votiamo, quando diamo per scontati i nostri diritti e le libertà fondamentali, altre voci riempiono il vuoto. E la politica della paura, il risentimento e la trincea si rafforzano".
L'ex presidente infime non si è lasciato sfuggire l'opportunità di parlare del controverso rapporto di Trump con il governo russo: "Che fine ha fatto il partito repubblicano? Il suo principio centrale nella politica estera è stata la lotta contro il comunismo, e ora stanno fianco a fianco con l'ex capo del KGB!". "Ma non dovrebbe essere (una questione) democratica o repubblicana, non dovrebbe essere una questione di parte dire che non si usa il procuratore generale e il dipartimento di Giustizia come una clava per punire i nostri avversari politici".
Vedi: L'attacco frontale e senza precedenti di Barack Obama a Donald Trump
Fonte: estero agi