di Silvana Di Dio
Il patrimonio del passato è un corpo attivo che concorre alla trasmissione simbolica di valori estetici, etici e cognitivi delle comunità, esso richiede il coinvolgimento dei cittadini alla sua rigenerazione. La tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico sono processi altamente specializzati. La conservazione del paesaggio, in pratica l’insieme delle bellezze naturali e del patrimonio artistico-storico-culturale, è un’esigenza irrinunciabile nel nostro paese e va considerata come un aspetto specifico della più ampia tutela dell’ambiente.
Già la Costituzione intende la tutela del paesaggio come protezione del patrimonio naturale nella sua complessità; riconosce, inoltre, tra le finalità dello Stato la conservazione del patrimonio storico e artistico al fine di salvaguardare la civiltà, i costumi e le tradizioni, in sostanza la memoria storica della nazione, e di proteggere l’ambiente costruito nel tempo dall’uomo.
La tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, è regolata dal decreto legislativo 490/90, rivisitato poi dal d.lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, conosciuto come Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Il Codice si propone principalmente un adeguamento del nostro ordinamento alla normativa comunitaria e agli accordi internazionali.
Le altre finalità sono di tipo:
• economico-finanziario, in relazione all’ottimizzazione delle risorse e all’incremento delle entrate;
• amministrativo per quanto riguarda l’efficacia degli interventi e il miglioramento degli strumenti di conservazione e protezione;
• di apertura verso i privati, per la compartecipazione nelle attività di tutela ambientale.
Rispetto alla precedente normativa il Codice sembra essere passato ad una finalità di fruizione collettiva, in modo che tutti possano godere dei beni e delle risorse paesaggistiche. I beni tutelati sono sia i beni culturali, sia i beni paesaggistici, cioè il patrimonio culturale.
Nel 1998 è stato istituito il Ministero dei beni e delle attività culturali; esso ha il compito di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale ed è suddiviso in 4 dipartimenti:
• dipartimento per i beni culturali e il paesaggio;
• dipartimento per i beni archivistici e librari;
• dipartimento per la ricerca, l’innovazione e l’organizzazione;
• dipartimento per lo spettacolo e lo sport.
Molto spesso abbiamo sentito o letto “l’Italia è il paese in cui è presente la maggior parte del patrimonio artistico e culturale mondiale“. Non sappiamo con esattezza se si tratta del cinquanta per cento di esso o di più, ma è certo che l’Italia è un territorio ricco di testimonianze e bellezze artistiche e archeologiche. Infatti non vi è provincia e regione che non presenti un museo, un monumento artistico, un’area archeologica da ammirare. Non sono solo le amatissime e note città come Roma, Napoli, Firenze, Milano, Venezia ecc. a far rimanere a bocca aperta i turisti. Basta fare una passeggiata anche nei comuni in cui abitiamo o in quelli limitrofi per notare che viviamo in un Paese in cui il patrimonio artistico e culturale è ampio.
Le nostre abbazie Cistercensi (medioevali) di Fossanova, Casamari,
Valvisciolo, e Tiglieto, le aree archeologiche di Priverno, Terracina, Minturno nel pontino o di Alatri, Arpino, Ferentino nel frusinate, rappresentano alcune delle tante testimonianze importanti e affascinanti presenti in tutto il territorio italiano. Quindi non solo i monumenti più noti, come il Colosseo, i Fori Imperiali di Roma, la chiesa di Santa Maria Novella di Firenze, l’intera città di Venezia, fanno dell’Italia uno dei paesi forse più affascinanti dal punto di vista artistico e culturale.
Eppure, in Italia c’è pochissimo interesse a conservare e valorizzare questi beni culturali che dovrebbero costituire la prima risorsa economica. Da qui derivano tante situazioni paradossali come il fatto che gli stranieri sono maggiormente a conoscenza del nostro patrimonio culturale rispetto a noi italiani.
La storia dell’arte e l’archeologia dovrebbero essere insegnate in ogni liceo, visto il patrimonio notevole e affascinante che possediamo. Il fatto che neanche nelle scuole si studiano queste materie porta ad avere una scarsa conoscenza del nostro patrimonio, unito al disinteresse da parte delle istituzioni ad investire fondi per la conoscenza e la valorizzazione dei beni artistici e culturali.
Quindi per coloro che potrebbero far conoscere e valorizzare il nostro patrimonio, ossia gli studenti universitari di lettere, beni culturali, storia dell’arte e archeologia, le prospettive sono tutt’altro che rosee. Molti si domandano: in un paese come l’Italia come è possibile non trovare lavoro nell’ambito dei beni culturali? Invece è molto probabile che chi studia queste materie si ritrovi nella vita a fare tutt’altro poiché non si investono fondi per la ricerca e per un buon utilizzo dei beni culturali che potrebbero costituire una fonte di lavoro, una risorsa e materiale didattica per le scuole.
Molto spesso sentiamo o leggiamo sui giornali che importanti siti archeologici, chiese, musei stanno crollando o che versano in pessime condizioni. Eventi che si potrebbero evitare se si investissero fondi a favore di ragazzi che sono competenti in materia e che molto spesso hanno curato, conservato e valorizzato il patrimonio solo gratuitamente o attraverso opera di volontariato.