Istanbul, 19 dic. – Gli attacchi sferrati dai ribelli yemeniti Huthi hanno fatto impennare la tensione nel Mar Rosso. Il movimento sciita filo-iraniano, che controlla parte del Paese, ha definito “essenzialmente inutile” la creazione di un’alleanza internazionale navale annunciata dagli Usa per preservare la sicurezza dell’area, e attraverso il portavoce Mohamed Abdusalam, ha ribadito che “gli attacchi continueranno”. Anche Teheran ha espresso opposizione all’iniziativa, minacciando “serie conseguenze” per gli Stati Uniti.
Nelle ultime settimane si sono moltiplicati i lanci di razzi e droni contro navi mercantili nello stretto di Bab el Mandeb, che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden. Un passaggio obbligato che nel punto piu’ stretto misura appena 32 chilometri, una rotta importante nel mercato dell’energia e per il commercio mondiale: Bab al Mandeb mette in collegamento l’Asia e l’Africa, Yemen e Gibuti sono i due Paesi ‘guardiani’ di uno stretto da cui transitano circa 33 mila navi all’anno.
La strategia degli Huthi ha anche messo in serio pericolo la citta’ israeliana di Eilat, situata sulla costa del Mar Rosso. Negli ultimi giorni i sistemi di difesa israeliani e statunitensi hanno attivato un protocollo di massima allerta e sventato la minaccia di razzi e droni. Una situazione peggiorata progressivamente a partire dal 14 novembre scorso, quando il leader del movimento sciita, Abdulmelik el Husi, ha annunciato che tutte le navi israeliane sarebbero state considerate un bersaglio, in risposta ai bombardamenti su Gaza. Parole cui sono seguiti i fatti: prima due navi israeliane, la Unity Explorer e la Number Nine, sono state attaccate con dei razzi; pochi giorni dopo il comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha reso noto che altre 3 navi cargo sono finite nel mirino dei razzi yemeniti.
Preso atto della portata della minaccia alla sicurezza dell’area, proprio Washington ha deciso di inviare nell’area il cacciatorpediniere USS Carney per scortare le navi di passaggio. Chiamata a intervenire, la nave da guerra Usa ha abbattuto diversi razzi e droni yemeniti.
Secondo un’indagine dell’agenzia americana Bloomberg circa il 10% del del mercato petrolifero e l’8% del gas raffinato passano attraverso Bab el Mandeb e da li’ raggiungono il canale di Suez. Lo stretto minacciato dagli Huthi e’ un passaggio obbligato in una rotta che permette il passaggio di risorse dei Paesi del Golfo Persico e Mar Arabico prima nel Mar Rosso e infine nel Mediterraneo tramite il canale di Suez, una ‘via’ molto più breve rispetto all’alternativa, cioè la circumnavigazione dell’Africa.
La crescente tensione nella zona strategica e’ finita sotto la lente di ingrandimento di Usa, Russia, Cina e Francia, oltre che dei Paesi dell’intera area. Già cinque compagnie di trasporto navale – tra le più grandi al mondo – hanno annunciato che non utilizzeranno lo stretto di Suez. I continui attacchi hanno poi spinto a prendere la stessa decisione il colosso italo-svizzero MSC e la compagnia francese CMA-CGM. Altre 55 navi hanno optato per un cambio di rotta per ragioni di sicurezza solo negli ultimi giorni. A Suez il traffico navale ha subito un calo leggero ma significativo, tuttavia il rischio e’ che si torni a una situazione simile a quella del 2021, quando l’incidente della nave ‘Ever Given’ nel Canale mando’ in tilt il traffico navale per 6 giorni. Un ‘intoppo’ costato ai mercati internazionali 10 miliardi di dollari e all’Egitto 200 milioni, ma sopratutto un episodio che fece schizzare alle stelle costi di consegna, assicurazione e carburante, con pesanti ripercussioni su diversi beni.
La situazione rischia inoltre di trasformare il Mar Rosso nell’ennesimo terreno di confronto tra Stati Uniti e Iran. Washington ha navi al largo di Israele, ha inviato un cacciatorpediniere nel Mar Rosso e ora il Pentagono ha annunciato un’alleanza internazionale che contrasti la minaccia degli Huthi. Operazione su cui pesa pero’ la difficolta’ di coinvolgere i Paesi musulmani dell’area: finora il Bahrein è l’unico Paese arabo ad aver aderito, a fianco di altre nazioni come Regno Unito, Norvegia, Spagna, Canada e la stessa Italia.
Schierarsi contro gli Huthi al fianco degli Usa potrebbe rappresentare agli occhi delle popolazioni arabo-musulmane una forma di sostegno agli attacchi su Gaza, contro cui i ribelli yemeniti hanno preso posizione. Sull’alleanza a guida Usa pende anche la minaccia della Repubblica islamica. Il ministro della Difesa di Teheran, Muhammed Riza Ashtiyani, ha messo in guardia gli Usa: “Questa e’ la nostra regione e nessuno si permetta di compiere anche una singola manovra. Questa idea degli Stati Uniti scatenerebbe ripercussioni enormi”.