L’Altra Tunisia tra i siti romani. Un tour esperienziale.


Di Ettore Minniti
Il cielo di oggi era superbo, come sempre in questo angolo suggestivo della Tunisia. Dall’ azzurro intenso al leggermente nuvoloso, con il vento che faceva correre le nuvole nel cielo e sferzava il nostro viso. L’aria frizzantina, tanto che bisognava alzare il bavero delle nostre giacche.
Il minivan completo con i compagni di viaggio provenienti dal nord, centro e sud Italia.
Accolti dal volto sorridente di Mari Claire, la splendida e vulcanica organizzatrice del tour, la quale fa le presentazioni tra i viaggiatori e Walid, l’esperta guida. Walid, laureato in Storia dell’Arte e Archeologia dell’Università di Tunisina, dopo anni vissuti in Italia, è ritornato nel paese d’origine per dedicarsi a quello che è sempre stata la sua passione: la storia romana e cartaginese e i siti archeologici.
Quest’oggi in viaggio verso il Tempio dell’Acqua e l’acquedotto di Zaghouan, Thuburbo Majus ed infine Bulla Regia
Le piacevoli chiacchiere sugli avvenimenti e notizie del mondo servono a far trascorrere il tempo e approfondire la conoscenza tra i presenti, fin quando dopo la prima ora di viaggio giungiamo a Zaghouan.
Il “Tempio dell’acqua” si trova ai piedi di una montagna, oggi riserva naturale, ricca di sorgenti d’acqua. E qui, che attraverso un acquedotto romano veniva incanalata l’acqua per servire la città di Cartagine e le terme vicine. il Tempio, dedicato alle ninfe delle acque dall’Imperatore Adriano, è costituito da un emiciclo con 12 nicchie ad abbracciare un invaso.
Da questo Tempio si sviluppa, per 132 km, l’acquedotto più lungo costruito dai Romani. Per la sua costruzione fu necessario un grande intervento di ingegneria civile che durò parecchi anni dal 120 al 131 d.p. La struttura dell’acquedotto era a una semplice arcata su cui scorreva il canale che trasportava l’acqua. I resti mostrano l’imponenza di questa arcate che si sviluppano in altezza anche oltre i 10 metri.
Una splendida opera ingegneristica.
Riprendiamo il viaggio verso Thuburbo Majus.
Il sito archeologico scoperte dal diplomatico francese Charles-Joseph Tissot nel 1857, a trenta miglia a sud di Tunisi, erano quelle di Thuburbo Majus.
Apprendiamo dalla narrazione di Walid che gli scavi archeologici, iniziati nel 1912, portarono all’identificazione del Foro e di alcune grandi domus decorate con mosaici. Altri scavi vennero effettuati nel 1916 portando alla luce un tempio tetrastilo, che era decorato con le statue di Apollo, Venere, Silvano, Bacco, i Dioscuri, e un satiro.
Tra le rovine un tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva, le tre divinità adorate sul Campidoglio a Roma.
Sul sito domina il Capitolium, con quattro gigantesche colonne corinzie scanalate a tutta lunghezza, in marmo rosa venato che segnano l’ingresso al tempio. Qui si onorava la Triade Capitolina: Giove, il re degli dèi; Giunone, sua moglie; e Minerva, la figlia di Giove, Dea della saggezza.
Walid ci invita a lavorare di immaginazione e rivivere con la fantasia il luogo nel 168 d.c. Qui sono stati trovati un gigantesco piede con sandali e la testa di un’enorme statua di Giove, che si stima fosse alta 7,5 m. I mosaici più belli sono stati trasferiti al Museo del Bardo a Tunisi. Visitiamo il Tempio della Pace, che custodisce alcuni bassorilievi in pietra, tra cui uno di Pegaso. A seguire si trovano i meravigliosi portici della Palestra dei Petroni
La parte che ci colpisce per la sua imponenza costruttiva i bagni pubblici e le terme che furono edificati con mosaici e costosissime colonne rossastre.
edificarono decorandoli con mosaici e con costosissime colonne rossastre provenienti da Simitthus,
Posizionato accanto alla palestra per il lavaggio post palestra sta infatti l’enorme complesso delle Terme Estive, che copre 2800 metri quadrati. Pieni di mosaici, la nostra guida ci spiega che i più belli sono ora in mostra al Bardo
Rimaniamo stupiti dal labirinto di Cnosso dove Teseo uccise il Minotauro. Solitamente però i mosaicisti non includevano la vera scena dell’uccisione del monstrum mezzo umano e mezzo taurino, che invece a Thuburbo era raffigurata in tutta la sua violenza.
Un vero peccato che l’area archeologica è attigua a delle fattorie e non c’è recinzione che la separi e la protegga, insieme all’aspetto selvaggio della vegetazione, dà l’idea l’area archeologica sia oggetto di incuria.
Si riparte, un po’ infreddoliti, verso Bulla Regia. Un viaggio di due ore, dove lo stomaco reclama i suoi diritti, avendo già passato abbondantemente mezzogiorno.
Giunti nei pressi della città di Jenduoba, si pranza con un veloce fast food e poi a fare gli esploratori di siti archeologici.
A Walid brillano gli occhi nel raccontare le origini del sito.
Bulla Regia è un importante sito archeologico nella parte nord-occidentale della Tunisia. In origine era una città di origine berbera.
Aveva una prestigiosa posizione, sorgendo nella ricca vallata di Bagradas (Medjerda, principale fiume della Tunisia) ed era collocata sulla via che da Cartagine portava a Hippo Regius.
La nostra guida, con grande rammarico, ci fa sapere che il sito di Bulla Regia è ancora per tre quarti sotterraneo. Lo stato di conservazione di alcuni dei suoi monumenti come l’anfiteatro, le terme, le baal hammon, l’originalità che caratterizza le case sottoterra spiegano l’interesse di questo sito,
molto suggestivo e con le sale decorate da bellissimi mosaici, con lo scopo per i suoi abitanti di proteggersi dal caldo e dal sole.
Visitiamo, con tanta curiosità, la casa della caccia; secondo la nostra guida, l’edificio sotterraneo più bello di Bulla Regia.
Proseguiamo la visita, spostandoci nella casa di Anphitrite, dove si conservano ancora gli splendidi mosaici con colori raffinati e accurata resa delle ombre e delle forme a tutto tondo. Il mosaico di Anfitrite, Dea del mare, la figura dominante sul mosaico è Venere. Una curiosità: la legenda narra che, quando questo edificio fu scavato, fu trovato uno scheletro femminile legato a una sedia, rea forse di adulterio.
E poi la Casa del Pescatore, la Casa del Pavone, la Casa dei Tesori, il foro, l’anfiteatro, i templi di apollo e Iside, le terme e tant’altro ancora.
Purtroppo, il tempo a nostra disposizione è finito, il sito archeologico sta per chiudere.
Si rientra ad Hammamet, con tanta gioia per aver conosciuto luoghi sconosciuti, ma con un pizzico di amaro in bocca, per non aver visto tutto quello che c’era da vedere.
“Io so di non sapere” affermava Socrate nella Grecia classica, “Sapere è potere” ammoniva Bacone all’inizio della Modernità, “Sapere aude” sosteneva Kant, spiegando l’Illuminismo.
Walid ci saluta con una stretta di mano, ci diamo appuntamento per una prossima visita guidata alla conoscenza di una Tunisia che non ti aspetti.