fonte @giustiziainsieme.it
di Paolo Spaziani
Si dice che la famosa Appomattox surrender, che si consumò ad Appomattox Court House, nella Contea di Appomattox, in Virginia, l’8 aprile 1865, fu per l’America la fine della guerra e, per la Virginia, il lenzuolo bianco steso sui campi di cotone per assorbirne il sangue lasciato su di essi da Shiloh, da Gettysburg, da Petersburg.
L’odore del sangue, che aveva infettato le narici di entrambi gli eserciti nei quattro anni in cui i fratelli avevano ucciso i fratelli, ora, mescolandosi al profumo soave della primavera, sembrava essere divenuto intollerabile.
Inoltre, il primo sole di aprile, abbacinando l’argenteo letto del Potomac sembrò ricolorire quello già rappreso sui ragazzi lasciati nei campi, sulle loro vesti lacerate dagli uccelli, sulla terra bruciata della Virginia, sugli alberi arsi, nelle sue case violentate.
Mentre ripiegava su Appomattox Station, Lee dovette pensare che non aveva più senso morire per mano nordista. Quando qualcuno lo informò che i treni di rifornimenti che lo attendevano alla stazione erano stati distrutti, ne dovette avere la certezza. Avrebbe cercato di raggiungere Lynchburg, ma non avrebbe impegnato l’esercito in una nuova sanguinosa disfatta. Sarebbe andato a parlare con Grant: la primavera del 1865 non sarebbe stata la morte della confederazione ma la rinascita dell’intero Paese.
Quando consegnò nelle mani di Grant la sua magnifica sciabola di gran signore del sud, con i ceselli d’oro sull’elsa; quando riconobbe nell’uniforme infangata del rivale l’aurora di una nuova libertà, capì che quella primavera avrebbe segnato il ritorno della vita in Virginia.
Questa primavera, per la Virginia, non è dissimile da quella del 1865.
Lo scorso 24 marzo, a Richmond, il governatore Ralph Northam ha firmato la legge che abolisce la pena di morte, la quale era rimasta in vigore per il reato di “omicidio capitale”, caratterizzato, sul piano soggettivo, dal dolo intenzionale e dalla premeditazione e, sul piano oggettivo, dalla presenza di almeno un’aggravante tra quelle elencate dal Title 18.2 del Code of Virginia (rapimento ai fini di estorsione o sevizie, occasione di rapina, violenza sessuale o atto di terrorismo).
La nuova legge, firmata da Notham, è contenuta nel Senate Bill 1165, proposto dal Senatore Surovell ed approvato a febbraio. Il bill ha eliminato dall’ordinamento dello Stato ogni riferimento alla pena capitale e ha abrogato il Chapter 13 del Title 53.1 del Code of Virginia, che regolava le modalità di esecuzione della pena, il rilascio del relativo certificato e le procedure di disposizione della salma.
Si tratta di disposizioni che ho trovato agghiaccianti e mi sono chiesto come un giudice potesse applicarle. Particolarmente quelle contenute nel capo specifico sull’esecuzione, ove si prevedeva la regola generale secondo cui si doveva procedere con l’iniezione letale, attribuendosi tuttavia al condannato la “facoltà” di optare per la sedia elettrica.
La legge firmata da Northam ha una portata storica. La Virginia non è “solo” il ventitreesimo Stato degli Stati Uniti ad avere abolito la pena di morte, ma è il primo Stato del Sud: quel sud che, dopo essere rinato alla vita nella primavera del 1865 vi rinasce nuovamente in questa strana primavera del 2021, quando tutto il mondo, tra timori e speranze, si avvia a rinascere dalla paura.