“La zona d’interesse” (2023) regia di Jonathan Glazer. L’orrore evocato dell’olocausto


di Franco La Magna
La rappresentazione del male assoluto attraverso il reale “pedinamento” della banalità quotidiana d’una normalissima famiglia “ariana”, che vive ignorando l’orrore dello sterminio nel contiguo campo di Auschwizt, diviso dalla paradisiaca, agreste, residenza da un alto muro grigio, dietro il quale si alzano sinistri i fumi dei corpi degli ebrei inceneriti, si ode il ringhiare dei dobermann dei kapò e le urla delle vittime. E la notte si scorge dietro le tende chiuse delle camere da letto il baluginare sinistro dei forni crematori. Schivando ogni drammatizzazione e depurando il romanzo di Martin Amis da ogni atrocità per realizzare un “horror del subconscio”, Jonathan Glazer (regista inglese, già più volte candidato all’Oscar ) ha trovato in “La zona d’interesse” (2023, anch’esso candidato all’Oscar come Miglior film internazionale) la cifra visiva d’una nuova, agghiacciante, mostrazione dell’olocausto, costruendo soprattutto attraverso una terrificante sinfonia di suoni spaventosi, frutto di ore di registrazioni pazientemente raccolti e selezionati con il suo sound designer, una originale renovatio della più grande tragedia del secolo breve. Magistrale evocazione con immagini della normalità associata a suoni paurosi, fin dal titolo il film di Glazer – che prolungandosi a dismisura sullo schermo leggermente scompare come inghiottito da un pozzo nero – prepara lo spettatore all’indicibile orrore che normalissimi esseri umani (non mostri), nella totale indifferenza, sono stati capaci di compiere. Sicché nelle immagini finali, spiegate dallo stesso Glazer: “Quell’uomo (il comandante-carnefice del campo di sterminio di Auschwitz, n.d.a.) che vomita non è un personaggio, è l’orrore reale. La cenere delle persone che ha aiutato a uccidere è dentro di lui. E’ l’orrore”. E ancor oggi, a quasi ottant’anni di distanza, incredibilmente ci si interroga come sia stato possibile che tutto questo sia potuto accadere, dimenticando l’orrore rinnovato delle decine di conflitti e dei massacri che ogni giorno si compiono nel nostro pianeta insanguinato.