"La vaccinazione non basta, bisogna mantenere le restrizioni"


AGI – Gli interventi non farmaceutici (NPI) a livello di popolazione saranno ancora fondamentali per gestire la pandemia in Italia, aggravata dall’emergere delle nuove varianti altamente contagiose, almeno finché l’indice di trasmissione e il tasso di mortalità non saranno paragonabili a quelli dell’influenza stagionale.

Lo sottolinea uno studio, pubblicato sulla rivista Nature e condotto dagli scienziati dell’Università di Trento, della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, dell’Università di Udine, del Politecnico di Milano, che hanno utilizzato un modello matematico per valutare il numero delle vittime e i costi del sistema sanitario in base a diversi scenari considerati.

Il team, guidato da Giulia Giordano, dell’Università di Trento, ha infatti utilizzato SIDARTHE, un modello che prevede la diffusione delle infezioni da SARS-CoV-2, e le stime di previsione basate sui dati relativi alle curve dei decessi e dei contagi e ai costi legati al sistema sanitario. 

Implementando scenari con campagne di vaccinazione a ritmi differenti e con contromisure adottate differenziate, gli scienziati hanno dedotto che gli interventi non farmaceutici possono provocare effetti maggiori sull’evoluzione dell’epidemia rispetto alla sola vaccinazione.

Stando ai risultati del gruppo di ricerca, infatti, da aprile 2021 a gennaio 2022, deboli contromisure adottate per arginare la diffusione della pandemia e assenza di vaccinazioni potrebbero tradursi in 298 mila decessi nella penisola, che calerebbero a 51 mila in caso di implementazione rapida dell’immunizzazione.

L’implementazione di NPI più restrittivi provocherebbe circa 30 mila morti in caso di assenza di vaccinazione e 18 mila in caso di rapida introduzione di materiali immunizzanti. Gli autori aggiungono poi che le strategie di apertura e chiusura intermittenti delle attività potrebbero essere associate a circa 47 mila decessi, contro i 27 mila nello stesso scenario con distribuzione rallentata dei vaccini.

Il programma di vaccinazione in Italia è iniziato alla fine di dicembre 2020, con priorità per operatori sanitari, residenti delle case di cura e over 80. Al 26 marzo 2021 sono state somministrate 8.765.085 dosi in totale, con più di 2,7 milioni di persone che hanno ricevuto il richiamo.

Gli autori ribadiscono che, alla luce dei sequenziamenti del virus e della comparsa delle varianti più trasmissibili, sono necessarie anche le contromisure non farmaceutiche, come il distanziamento sociale, la somministrazione dei test e il tracciamento dei contatti, per ottenere una riduzione significativa dei casi di infezione e del tasso di mortalità.

La sola vaccinazione, sostengono gli scienziati, potrebbe non essere in grado di controllare la diffusione dell’infezione, per questo sarà opportuno mantenere la continua attuazione degli NPI fino al raggiungimento di una copertura sufficiente in grado di rendere il tasso di mortalità simile a quello dell’influenza stagionale.

​Tra le limitazioni dello studio, gli esperti indicano che il SIDARTHE rappresenta un modello basato sull’ipotesi di una popolazione ideale con mescolamento omogeneo, per cui non è stata valutata l’effettiva eterogeneità geografica. “Sarà opportuno sviluppare modelli più complessi e dettagliati – commentano gli autori – che tengano conto degli effetti spaziali, dei contatti tra le persone e della specificità dei comportamenti individuali”.

I ricercatori specificano inoltre di aver ipotizzato che la vaccinazione sarà efficace contro le varianti del virus, ma sono state sollevate diverse preoccupazioni sull’eventualità che alcuni ceppi mutati possano eludere l’immunità indotta dalla vaccinazione

“I nostri risultati – concludono gli scienziati – confermano che gli interventi non farmaceutici per arginare la diffusione del virus saranno cruciali, indipendentemente dalla velocità di vaccinazione. Parallelamente, varrebbe la pena prendere in considerazione l’accelerazione della campagna di immunizzazione, sul modello del Regno Unito, anche aumentando l’intervallo tra le due dosi, per raggiungere un basso indice di trasmissione, necessario per allentare le misure degli NPI”.

Source: agi