La Turchia dice sì alla Svezia nella Nato


L’iter prevede ora la firma di Erdogan. Stoccolma vede il traguardo dopo più un anno e mezzo di trattative. Un’attesa divenuta snervante per il governo svedese sopratutto negli ultimi mesi

AGI – Il parlamento turco ha votato a favore dell’ingresso nella Nato della Svezia. Dei 346 parlamentari che hanno partecipato al voto 287 hanno detto sì alla ratifica che sancisce l’allargamento, 55 i contrari e 4 gli astenuti. La discussione del Parlamento di Ankara è durata 4 ore, ma una volta giunto in aula l’esito era ormai scontato. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva nelle scorse settimane preannunciato il via libera turco a Stoccolma, definito “un gesto di apertura” in cambio del quale la Turchia attende “passi concreti nel contrasto al terrorismo”. E infatti ha votato a favore l’intero gruppo parlamentare del partito Akp del presidente, gli alleati nazionalisti dell’Mhp e il principale partito di opposizione, i repubblicani del Chp. L’iter prevede ora la firma di Erdogan, poco più di una formalità. Stoccolma vede il traguardo dell’ingresso nella Nato dopo più un anno e mezzo di trattative. Un’attesa divenuta snervante per il governo svedese sopratutto negli ultimi mesi, Erdogan infatti aveva annunciato il via libera alla Svezia durante il vertice Nato di Vilnius dello scorso 22 luglio. Alla fine hanno pesato le pressioni del Segretario della Nato Jens Stoltenberg e il pressing degli Stati Uniti. Negli ultimi anni il Congresso Usa ha negato ad Ankara 40 jet da guerra F16 e 40 kit per modernizzare la flotta turca. Il via libera di Erdogan dovrebbe ora sbloccare la cessione dei velivoli promessi da Washington e finiti al centro di roventi polemiche tra Turchia e Usa, i Paesi che vantano i due più grandi eserciti all’interno della Nato.
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La questione relativa gli F16 ha continuato a pesare nei mesi seguenti il vertice di Vilnius. Il protocollo è arrivato in Commissione esteri a dicembre, ma la discussione del testo è andata per le lunghe e il via libera è arrivato solo il 27 dicembre. Dopo quasi un mese il protocollo è finito nell’agenda dei lavori parlamentari, al punto 42 dell’ordine del giorno di oggi. Un ordine di priorità che ha fatto temere che il voto potesse slittare a domani. Alla fine dal Parlamento è arrivato il semaforo verde che ha posto fine a una polemica durata un anno e mezzo e che all’inizio aveva riguardato anche la Finlandia. Erdogan nel maggio 2022 aveva detto no all’ingresso di Svezia e Finlandia, accusando i due Paesi scandinavi di costituire un porto sicuro per terroristi separatisti curdi del Pkk e per golpisti in fuga. Ankara all’inizio aveva chiesto l’estradizione di decine di ricercati per terrorismo, in Svezia e Finlandia come rifugiati politici, per lo più separatisti curdi del Pkk fuggiti durante gli anni 80 e 90 e golpisti del 2016 riparati in Scandinavia. Sulle estradizioni i governi dei due Paesi hanno intrapreso un tira e molla su cui poi è calato il silenzio. Per convincere Erdogan sono ‘bastate’ le promesse di Biden riguardo gli F16 e le pressioni della Nato. Svezia e Finlandia si sono impegnate a contrastare sul proprio territorio attività che per Ankara costituiscono “sostegno al terrorismo” e a bloccare fonti di finanziamento nei confronti delle attività separatiste curde del Pkk e dei curdo siriani dello Ypg. Entrambi i Paesi hanno adottato nuove legislazioni. La Finlandia ha ottenuto il via libera della Turchia lo scorso marzo, mentre per la Svezia il cammino è stato più complicato. Ripetute manifestazioni anti turche con bandiere del Pkk e diversi sit-in durante i quali è stato dato fuoco al Corano hanno provocato diverse convocazioni dell’ambasciatore svedese ad Ankara e rallentato il percorso della Svezia.
DI Giuseppe Didonna – fonte: AGI