La ‘strage invisibile’ dei senza dimora, 405 morti nel 2024


Il primo del 2024 è stato Darim, 32 anni, indiano del Punjab, trovato esanime a Napoli sotto i portici di piazza del Plebiscito, location del concerto di Capodanno. L’ultimo Beye Cheikh, 35enne senegalese, ucciso dal freddo sul lungomare di Martinsicuro (Teramo) la notte di Santo Stefano. Una vera e propria “strage invisibile” quella dei senza dimora in Italia: nell’anno concluso da poche ore, secondo i dati non ancora definitivi della Fio.Psd – Federazione italiana organismi per le Persone senza dimora, ne sono morti in strada 405, poco meno del tragico picco (415) del 2023; nel 2022 erano stati 399, l’anno prima ancora 250. I decessi in strada interessano soprattutto uomini (93% nel 2023), per lo più stranieri (58%), con un’età media di 47,3 anni. E le circostanze di questi decessi raccontano molto delle condizioni di vita delle vittime: c’è chi muore sul marciapiede, chi su un panchina, chi in una casa abbandonata, chi lungo un binario o sul greto di un fiume. Il 40% muore per malori, per malesseri fisici improvvisi e aggravamento di situazioni già compromesse, di cui la forma più estrema è rappresentata dagli episodi di ipotermia, il 42% per eventi traumatici ed accidentali, quali aggressioni, annegamenti, cadute, incendi e suicidi.
Il fenomeno riguarda soprattutto le grandi città ma si va estendendo sempre di più anche a centri urbani di medie e piccole dimensioni. I mesi invernali – sottolinea la Federazione – rappresentano la stagione più dura per chi non può contare su un alloggio adeguato: in questo periodo i decessi sono considerevolmente più frequenti ed è più alta l’attenzione dei media, ma la verità è che la “strage invisibile” si alimenta mese dopo mese durante tutto l’anno.
“In questi anni in Italia – spiega all’AGI Cristina Avonto, presidente fio.Psd – è venuta meno una rete di tenuta, una comunità che protegga queste persone dal crollare per motivi personali, familiari, economici; non si tratta di un problema derivante da fatalità o da una catena casuale di eventi. I dati sulle morti delle persone senza dimora dimostrano che i rischi di vivere in strada sono molteplici e presenti ogni mese, che va superata la logica emergenziale e che servono strategie organiche e strutturate in maniera continuativa e su tutto il territorio nazionale. Manca una visione e una politica nazionale sull’Abitare e sulla Casa, sono temi sui quali non si vedono attenzione, competenze e risorse”.
Secondo il ‘Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni 2021’ dell’Istat – che per la prima volta ha reso disponibili i dati su alcuni gruppi specifici di popolazione – le persone iscritte in anagrafe come senza tetto e senza dimora sono 96.197, in maggioranza uomini e per il 38% stranieri. Risiedono in quasi 2.198 comuni ma si concentrano per il 50% a Roma (23% delle iscrizioni anagrafiche), Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%). (AGI)
BAS