La strage di Odessa del 2 maggio 2014 in cui morirono i manifestanti filorussi


AGI – È grande il timore di un imminente attacco russo nel giorno anniversario della strage di Odessa del 2 maggio 2014, segnata dall’uccisione di decine di manifestanti filorussi e attribuita da Mosca a milizie filonaziste ucraine. Presagio di questa possibile nuova mossa strategica sulla città portuale del Mar Nero è il lancio di missili caduti 24 ore fa su Odessa, principale approdo marittimo rimasto in mano agli ucraini.

La sua importanza è anche simbolica e non a caso il presidente russo, Vladimir Putin, ha ricordato il drammatico episodio del 2 maggio 2014 nel discorso pronunciato lo scorso febbraio, poche ore prima di dare il via all’invasione dell’Ucraina. “Sappiamo chi sono gli autori dell’attentato e andremo a prenderli”, disse il capo del Cremlino poco più di due mesi fa.

L’attentato di Odessa rappresenta una ferita aperta in Russia, che si ricollega direttamente ai disordini successivi alla rivoluzione arancione del 2014 in Ucraina – con la destituzione del governo filo-russo sostituito da un esecutivo filo-occidentale – e all’annessione della Crimea da parte dei russi.

In quel contesto di forte instabilità e rottura con Mosca da parte dell’allora governo di Kiev, in diverse città dell’Ucraina scoppiarono proteste filorusse che culminarono a Odessa il 2 maggio.

In città erano state indette manifestazioni dei due fronti opposti – i pro Kiev e i pro Mosca – che sfociarono in pesanti scontri tra frange violente armate di bastoni e asce. I primi assaltarono l’accampamento dei secondi in Piazza Kulykove, costringendo la fazione filorussa ad asserragliarsi nella Casa dei Sindacati della città.

È stato poi confermato che al di fuori dell’edificio centinaia di sostenitori del nuovo governo, guidati da gruppi neonazisti, lanciarono bottiglie incendiarie contro l’edificio e presto diversi piani furono avvolti dalle fiamme. I bilanci ufficiali hanno confermato la morte di 42-48 persone, quasi tutte manifestanti filorussi.

La causa del rogo non è mai stata accertata: come confermato da un rapporto dell’Onu, la magistratura e la polizia ucraina non hanno svolto indagini sulle responsabilità del massacro di Odessa. Sul tragico episodio circolano versioni contrastanti e le due parti rivali si incolpano a vicenda. Gli ucraini hanno poi sostenuto che l’incendio partì accidentalmente dall’interno della sede sindacale oltre ad addossare la responsabilità della strage ai soli manifestanti pro Mosca.

Da quel fatidico 2 maggio la Russia accusa regolarmente l’Ucraina di campagna terroristica contro le comunità russofone residenti sul territorio nazionale, attuata da milizie nazionaliste, proprio quelle che Putin intende eliminare con la sua missione speciale di denazificazione lanciata il 24 febbraio. 

Source: agi