La storia (napoletana) di Odessa-Ucraina


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Il territorio di Odessa è stato popolato fino dai tempi più antichi: anzi, dove si trova il porto attuale, i Greci avevano stabilito posti d’imbarco e d’approdo: Istrian Issiakon, il porto Odessos. Nei secoli III-IV, durante la migrazione dei popoli, spariscono quei porti e il loro commercio; e per quasi 1000 anni, non vi comparve più alcun luogo abitato. Cominciano poi ad apparire i navigatori e mercanti italiani, assai attivi nel bacino del Mar Nero e anche lungo i fiumi che vi sfociano. Dal sec. XIV in poi, il litorale del Mar Nero, fra il Dnestr e il Dnepr, passò sotto il dominio del regno lituano-russo. Nel 1396, le truppe del granduca lituano Vitoldo v’inflissero una disfatta all’esercito tataro, che aveva preso stanza nella fortezza di Chadžibej (Gadžibej), vicino all’attuale Odessa. La vicinanza dei laghi salati e la comodità del commercio marittimo resero questo punto molto importante. Il litorale passò poi sotto il dominio della Polonia, fino alla metà del sec. XVI. Ma intanto, dal forte, si era sviluppato un paese, di cui i Polacchi si servirono per il commercio marittimo estero.

Nella metà del sec. XVI, il re di Polonia Sigismondo-Augusto fu costretto a rendere il porto di Chadžibej al khān dei Tatari. Ai Tatari poi sottentrarono i Turchi. Per molto tempo, nulla sappiamo della sorte di questa regione; solo è noto che, nel 1764, i Turchi, che si preparavano a far guerra con la Russia, costruirono vicino a Chadžibej la fortezza Eni-Dunja, sul posto occupato dall’attuale Odessa, nella zona del boulevard Feldmann (già Nikolaevskij) delle vie di Richelieu, di Caterina e del mercato greco. Essa serviiva a difesa contro i Cosacchi dello Zaporož′e, che vagavano per la steppa, e contro i Tatari nomadi Nogaj. Ma nel 1769 i Cosacchi dello Zaporož′e s’impossessarono della fortezza e ne portarono via 20.000 cavalli, 1000 bovini e 180 cammelli. Distrutta nel 1775 la seč′ di Zaporož′e, cominciarono ad affluire sul luogo quei Cosacchi che non volevano accettare il nuovo stato di cose; e insieme con essi, dalla Polonia e dalla Russia, anche contadini fuggiaschi, servi e soldati in cerca di libertà, commercianti greci. Si formò così, attorno alla fortezza, un paese di commercio assai popolato. Quando il Potemkin prese la fortezza turca di Očakov, mandò a occupare anche Eni-Dunja: e nella notte del 14 settembre 1789 la fortezza fu presa dalle milizie del generale De Ribas. Vincitori e vinti entrarono ben presto in amichevoli relazioni.

Il trattato di pace di IaŞi (1791) diede tutto il territorio del Mare Nero alla Russia; e questa, comprendendone l’importanza, si mise subito a costruirvi fortificazioni. Eni-Dunja (Chadžibej) fu lasciata, anzi rafforzata di opere murarie, di cannoni e di guarnigione e venne a fare parte del sistema della terza linea difensiva, insieme con le fortezze Ovidiopol′ e Tiraspol′. Il generale De Ribas e il colonnello del genio De Voland diressero i lavori. Apprezzando anzi la posizione vantaggiosa di Chadžibej in riguardo al commercio, il De Ribas presentò al governatore della Nuova Russia, conte Zubov, il progetto di un porto militare e commerciale da costruirsi in quel luogo. Il progetto fu approvato e il conte Suvorov-Rymnijskij ebbe l’incarico di dirigere l’opera. Alla città furono assegnate 30.700 desiatine di territorio, fatte varie concessioni e prestiti in denaro agl’immigrati, sborsati più di 2 milioni di rubli per le spese di costruzione. Nello stesso tempo, dietro proposta dell’Accademia delle scienze, la città di Chadžibej fu chiamata Odessa, dal nome dell’antica colonia greca Odessos, che si trovava vicina. Nei documenti ufficiali, Odessa è menzionata per la prima volta il 10 gennaio 1795, quando, secondo il censimento fatto dal De Ribas, essa contava, oltre alla guarnigione, 2349 abitanti. Il commercio marittimo cominciò a prosperare. Nel corso del 1796 entrarono in porto 86 navi commerciali e ne uscirono 64. Ma lo sviluppo iniziale cessò dopo la morte dell’imperatrice Caterina. L’imperatore Paolo annullò gli stanziamenti finanziarî fatti per l’organizzazione della città. Il cattivo raccolto del 1797, che portò con sé la fame, e poi il terremoto che fece sprofondare una parte della spiaggia, vi interruppero quasi ogni vita commerciale.

Il magistrato di Odessa si rivolse all’imperatore Paolo chiedendo un prestito di 250.000 rubli per completare la costruzione del porto e accompagnò la domanda con un dono di aranci. Paolo accordò il prestito a lunga scadenza, e il porto fu completato. Sotto Alessandro I nuove concessioni furono fatte. Nel 1803 la città venne posta a capo del governatorato (una superficie di 414 verste quadrate) ed ebbe come governatore, il primo in tutta la Russia, il duca Armand du Plessis de Richelieu, emigrato francese, con larghi poteri, di cui egli usb a vantaggio della città. Lo sviluppo di Odessa come centro culturale e commerciale è legato al nome di Richelieu. Dopo d’allora, la popolazione aumentò rapidamente. Nel 1813 essa ammontava già a 35.000 abitanti. Sotto i governatori successivi Odessa si trasformò in una grande e animata città, con gran numero d’istituti d’istruzione e di cultura e di commercio, un istituto superiore – il museo Richelieu, che nel 1865 divenne università -, corsi superiori femminili e decine di scuole secondarie e primarie. Il censimento del 1852 dava 100.000 abitanti. Durante la guerra di Crimea, Odessa subì per dodici ore il bombardamento di 350 cannoni della squadra franco-inglese. Tuttavia le batterie costiere respinsero l’attacco, distinguendosi in modo particolare la batteria n. 6 comandata dal tenente Ščogolev. Nel 1866 Odessa fu collegata, per mezzo della linea ferroviaria Odessa-Balta, alla rete Sud-Est.

Sino alla fine del sec. XIX la storia della città non presenta altre caratteristiche notevoli, salvo quelle fornite dal suo continuo e grandioso sviluppo commerciale-industriale e demografico (sino dal 1881 odessa occupa il primo posto fra le città russe per il traffico); ma all’inizio del sec. XX la propaganda dei partiti estremisti palesa i suoi effetti anche a Odessa, nei celebri incidenti del giugno 1905. Allora gli operai ribellatisi (28 giugno) si resero padroni del porto e, appoggiati dalla corazzata Potemkin i cui marinai avevano fatto causa comune coi ribelli, resistettero parecchi giorni contro le truppe zariste (la Potemkin aprì più volte il fuoco contro la città). Domata la rivolta, la Potemtkin riparò nel porto romeno di Costanza, dove (8 luglio) fu abbandonata dal suo equipaggio. Una seconda sanguinosa insurrezione scoppiò nell’ottobre dello stesso anno, seguita da un atroce pogrom contro gli ebrei, 80.000 dei quali dovettero abbandonare la città.

Nell’ottobre 1917 Odessa fu occupata dagli Ucraini di S. Petljura; nel gennaio 1918 gli operai ne abbattevano il regime e proclamavano i sovieti; ma il 13 marzo 1918 entravano truppe austro-ungheresi che occuparono la città sino al novembre. Dopo la loro partenza, il governo da loro stabilito chiese l’aiuto dell’Intesa per combattere gli operai comunisti padroni di gran parte della città: la flotta francese bombardò Odessa, costringendo gli operai a cedere, poi sbarcarono truppe francesi, serbe, polacche e greche. Nel luglio 1919 i contingenti alleati abbandonavano a lor volta la città, che cadeva nelle mani degli operai, poi veniva nuovamente tolta a questi dall’esercito “bianco” del Denikin. Nel maggio 1920 i comunisti rientravano, e questa volta definitivamente, nella città, gravemente danneggiata dal lungo periodo di lotte.