La sfida Usa-Germania-Russia sul gasdotto Nord Stream 2


AGI – E’ ancora lì, nel tratto di mare tra la Germania e la Danimarca, la nave ‘Fortuna’ già colpita dalle sanzioni americane. A giorni arriverà anche un’altra imbarcazione, la ‘Akademik Tscherski’ per contribuire a concludere i lavori per il cinque per cento mancante della pipeline. A quanto pare, nessuno a Mosca si è impressionato più di tanto per le sanzioni ed i nuovi altolà americani nei confronti di Nord Stream 2, il super-gasdotto inteso ad aumentare drasticamente il gas naturale da trasferire dalla Russia alla Germania.

Che gli Stati Uniti di Joe Biden abbiano alzato il tono su quasi tutti i dossier dello scacchiere geopolitico mondiale – dal gelo nei rapporti con Pechino alla ruvidezza nuova di zecca verso Vladimir Putin – non è un mistero, ed era evidente che Nord Stream 2 sarebbe stato uno dei primi obiettivi della nuova amministrazione americana: così, ieri il segretario di Stato Usa, Tony Blinken, è andato platealmente all’attacco dichiarando che “ogni azienda che sia coinvolta in Nord Stream 2 rischia sanzioni americane ed è invitata a mettere immediatamente fine ai lavori”. Nord Stream 2, ha affermato ancora il nuovo capo della politica estera Usa, rappresenta “un cattivo accordo, per la Germania, per l’Ucraina e per tutti i nostri partner in Europa centrale ed in Europa orientale”. Ovvero: “Si tratta di un progetto geopolitico russo, destinato a spaccare l’Europa e a indebolire la sicurezza energetica” del Vecchio Continente. Il messaggio è chiaro.

Nondimeno, a Berlino prevale il convincimento che Nord Stream 2 non si fermerà. “Le minacce e le sanzioni degli Usa finora hanno avuto un solo risultato: quello di danneggiare le relazioni con la Germania”, scrive ad esempio l’autorevole quotidiano economico Handelsblatt. Secondo il quale “la domanda non è se i lavori per il gasdotto saranno ultimati, ma quando. A detta degli esperti, la data più probabile cade in settembre”. Ossia: le misure punitive partite dall’America rappresentano “una notevole escalation” del braccio di ferro intorno al destino della pipeline, “ma finanche nella valutazione degli stessi americani avranno uno scarso effetto”, spiega ancora il giornale.

Tanto per cominciare, i lavori del gasdotto sono quasi terminati: c’era stato uno stop di quasi un anno, per riprendere lo sorso dicembre. Poco è cambiato da questo punto di vista nel passaggio da Donald Trump a Joe Biden: il nuovo capo della Casa Bianca ha criticato il progetto in varie occasioni, ed è nota la contrarietà della Francia, in questo imitata da diversi altri Paesi dell’Ue. Gli americani ad ogni occasione ripetono la propria posizione: la pipeline determinerebbe una eccessiva dipendenza dell’Europa dal gas russo. Ed è per questo che minacciano ulteriori sanzioni verso coloro che partecipano alla posa delle tubature che si estenderanno per circa 1200 chilometri, oltre a quelle già emesse nei confronti della nave ‘Fortuna’ e dell’armatore che ne proprietario, l’azienda russa Kvt-Rus, determinando peraltro il ritiro dal progetto di altre impreso, tra cui il colosso assicurativo Axa.

Sempre in gennaio era stato il segretario di Stato francese per gli affari europei, Clement Beaune, a chiamare in causa esplicitamente “l’abbandono” di Nord Stream 2 dinnanzi alla mano pesante usata dalle autorità russe nei confronti dei sostenitori di Aleksej Navalny, principale voce critica nei confronti di Putin. E pure eventuali nuove sanzioni nei confronti di Mosca, assicura Beaune, “non bastano”: una dichiarazione significativa, se si considera che tra i finanziatori del progetto figura anche il colosso energetico francese Engie.

In pratica, Nord Stream è assurta a crocevia in cui si intrecciano diversi e conflittuali interessi geopolitici, con la coppia Biden & Blinken impegnata ad accelerare sempre di più la propria agenda in politica estera: dagli attacchi verbali a Putin (“è un killer”), che rappresentano anche un altolà ad eventuali nuove intromissioni russe nelle campagne elettorali Usa, al rientro negli accordi di Parigi sul clima, passando per la riapertura del tavolo sul nucleare iraniano ed il ridisegno degli equilibri in Medio Oriente, a partire dall’Arabia Saudita di Mohammed bin Salman, tutti dossier sui quali Washington ha provveduto ad alzare la voce.

E’ però su Nord Stream che si sommano le difficoltà dei contendenti. Se per gli Usa sul tavolo ci sono “solo cattive opzioni”, dato che presumibilmente il progetto non si fermerà e le sanzioni rischiano di rivelarsi un’arma spuntata, anche la Germania si trova in una situazione scottante: la cancelliera Angela Merkel – che pure si è dimostrata molto dura con il Cremlino nella vicenda Navalny e che ha diversi fronti aperti con Mosca, dagli attacchi hacker russi nei confronti del Bundestag all’omicidio di un ex ribelle ceceno a Berlino di cui vengono in colpati gli 007 russi – continua a tenere duro sulla necessità di concludere la pipeline, sottolineando la natura eminentemente “economica” del progetto, ma rischia di trovarsi in contrasto con il nuovo inquilino della Casa Bianca, il cui arrivo era stato salutato come l’inizio di una sorta di nuova era.

In più, Merkel è costretta ad affrontare il crescente fronte interno: anche in Germania si sono moltiplicate le voci critiche verso il progetto, in particolare dopo gli arresti di centinaia di sostenitori di Navalny ai quattro angoli della federazione russa. “Questa impresa è sbagliata dall’inizio alla fine”, era partita all’attacco Annalena Baerbock, la leader dei Verdi. “Non si tratta di mettere in campo una moratoria, bensì di bloccare completamente il cantiere di Nord Stream 2”, aveva incalzato la presidente del partito ambientalista, secondo cui il progetto “rende inutili le sanzioni contro la Russia e contravviene gli obiettivi climatici dell’Europa”. Su posizioni non dissimili i liberali dell’Fpd e persino diversi esponenti di spicco della stessa Cdu di Frau Merkel.

Da parte loro, i media tedeschi mettono in risalto soprattutto il rischio che il duello su Nord Stream rappresenta per i rapporti transatlantici: “Quando si parla di un cattivo accordo e del fatto che Nord Stream 2 non deve essere completato – sottolinea la esempio la Sueddeutsche Zeitung – molti tedeschi pensano automaticamente a Trump, al quale in realtà non gliene importava assolutamente nulla: lui criticava il progetto soltanto perché coglieva ogni occasione per attaccare la Germania. Nel caso del suo successore Joe Biden vale il contrario: lui vuole un buon rapporto con la Germania, e nondimeno ha nel mirino il gasdotto.

Al più tardi dalle ruvide dichiarazioni di Blinken, il governo federale non può più farsi illusioni: la pipeline mette a rischio il ‘nuovo inizio’ con gli Usa”. A questo punto l’attenzione si sposta tutta sul prossimo vertice dei ministri degli Esteri della Nato, fissato per il 23 e il 24 marzo: nell’occasione – così si va ripetendo a Berlino – il nuovo capo della diplomazia statunitense cercherà di avere un colloquio a quattr’occhi con il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, ed è scontato che uno dei temi più ardui dell’incontro sarà Nord Stream 2.

In effetti, quello del gasdotto rappresenta un guaio difficilmente solubile anche per Washington: come suggerisce ancora Handelsblatt, il governo americano starebbe valutando non solo “di sanzionare altre navi russe, ma anche la stessa società che gestisce il progetto”. Ossia la Nord Stream 2 Ag, che appartiene al colosso di Stato russo Gazprom e che è registrata in Svizzera. “Sia pure simboliche, le sanzioni verso Nord Stream 2 hanno notevole potenziale esplosivo”, afferma il giornale economico, dato che “il suo comitato degli azionisti è guidato da Gerhard Schroeder”.

Sanzioni americani contro un ex cancelliere tedesco?, si chiede il quotidiano. “Un divieto di viaggio oppure un blocco patrimoniale nei confronti di un ex presidente della Spd? Qualcosa del genere era per lungo tempo impensabile nel partenariato transatlantico. Che ora le cose siano cambiate mostra come la controversia intorno a Nord Stream 2 abbia assunto una propria vita”.

Source: agi