La Sardegna rischia di “perdere” il Cannonau: rivolta contro nuove norme UE


Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


Tra le eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo c’è, sicuramente, la produzione vinicola, legata spesso alla storia ed alle tradizioni di una terra, di un popolo. Esempio perfetto, da questo punto di vista, è il Cannonau, vino prodotto in Sardegna fin dall’antichissima epoca nuragica (un periodo che va dal 1800 a.C. al II secolo d.C.). A causa di una normativa europea, però, l’isola rischia di perdere la tipicità e l’unicità di questo marchio, riconosciuta e tutelata con la Dop (Denominazione Origine Protetta).

Tutto nasce dal “Regolamento 33 dell’Unione Europea” approvato l’anno scorso per integrare la precedente disciplina, nella quale i tipici vini sardi erano tutelati con precise restrizioni per la richiesta e l’utilizzo del marchio. Tutto ciò potrebbe saltare nella norma italiana che dovrà recepire, integrandolo nel nostro ordinamento, il regolamento comunitario. Di conseguenza la Sardegna perderebbe l’esclusività nella produzione del Cannonau, che potrebbe essere commercializzato, con tanto di etichetta, da altre regioni italiane. Verrebbe, dunque, svilità la tipicità e la storia di un simile vino, fortemente legato al territorio. La possibilità che questo scenario diventi realtà ha, ovviamente, allarmato l’intero settore il quale, attraverso una tavola rotonda promossa da Assoenologi, ha esposto le proprie rimostranze al governo regionale, ed in particolare a tecnici ed amministratori dell’assessorato dell’Agricoltura.

Gabriella Murgia, titolare dell’assessorato, ha dichiarato l’intenzione di chiedere un confronto con il ministro delle politiche agricole Bellanova, ed ha ribadito l’esigenza di proseguire nella tutela e nella protezione di quelle denominazioni che sono intimamente correlate a determinati territori, tradizioni e cultura”. Lapidario il commento di Coldiretti, che sottolinea l’importanza della produzione del Cannonau per il settore e per l’intera regione: “ll Cannonau il vino di gran lunga più prodotto in Sardegna al quale è destinato il 27% della superficie vitata dell’isola: 7.411 ettari su 27.217, dei quali 4.875 si trovano nella vecchia provincia di Nuoro”. Il rischio, per citare il concetto espresso da Assoenologi, è quello della “desardizzazione” degli storici vini tipici. Oltre al Cannonau, infatti, altri vitigni sono messi a rischio sono: il Nuragus di Cagliari (1.492 ettari coltivati Cagliari su un totale di 1.880 in tutta la Sardegna), il Nasco che conta 147 ettari (131 nella vecchia provincia di Cagliari), il Semidano (38 ettari dei quali 17 a Cagliari e 20 a Oristano) e il Girò (88 ettari 44 dei quali nella ex provincia di Sassari).

Una vicenda, questa, che va affrontata con celerità e risolutezza da parte della nostra classe politica e che testimonia, ancora una volta, la distanza delle istituzioni, specie quelle europee, dai cittadini, dalle imprese, dai contribuenti. Finchè prevarrano certe logiche, finche l’Europa sarà solo quella della stanza dei bottoni, dei burocrati, di balzelli e leggi calati dall’alto, una vera e sana unione europea rimarrà soltanto un miraggio.