di Ettore Minniti
L’Italia ci ha tentato presentando una sua proposta di pace tra Russia e Ucraina, articolato in quattro punti: cessate il fuoco, neutralità dell’Ucraina, sovranità su Crimea e Donbass, nuovo patto sulla sicurezza internazionale. Proposte di buon senso per far cessare i crimini contro il popolo ucraino. Un piano elaborato dal ministero degli Esteri e da Palazzo Chigi e presentato alle Nazioni Unite.
La strada per la pace proposta dall’Italia non era priva di alcuni ostacoli. È urgente, quindi, la necessità di una pace condivisa tra le parti non imposta dall’alto.
Vi è, pero, un puzzle difficile da comporre. Una pace che non deve essere quella proposta da Putin, perché per l’Ucraina, l’Europa e gli Stati Uniti sarebbe una sconfitta su tutta la linea. Dall’altra parte non deve nemmeno la Nato a proporla perché significherebbe fornire alla Russia il supporto alla tesi che dietro l’Ucraina non ci siano gli occidentali.
Una diplomazia difficile da proporre e portare a termine.
Detto ciò è ineluttabile la necessità di arrivare ad un accordo con la Russia, e di farlo anche attraverso quei paesi che hanno sostenuto l’Ucraina a difendersi.
Purtroppo, la Russia ha rimandato al mittente la proposta italiana. Il piano di pace italiano per l’Ucraina è completamente “slegato dalla realtà” e i suoi autori sembrano essersi basati su “giornali provinciali” e “menzogne ucraine”. A dirlo in maniera sprezzante e pungente è Dmitrij Medvedev, attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza nonché ex capo di Stato russo. Una speranza spenta sul nascere, ma era prevedibile. Il commento di Medvedev, sprezzante e pungente, sembra quasi teso a voler spegnere sul nascere ogni base ad un eventuale trattativa, tanto da definire il piano italiano una vera e propria “scortesia” nei confronti del Cremlino. In particolare la completa autonomia della Crimea all’interno dell’Ucraina. Non solo una scortesia, ma anche una minaccia alla sua integrità territoriale e un “pretesto per iniziare una guerra a tutti gli effetti”.
“Non c’è e non ci sarà mai una forza politica in Russia che accetterebbe anche soltanto di discutere il destino della Crimea. Sarebbe un tradimento nazionale”, ha tuonato Medvedev alzando un muro altissimo tra la Federazione Russa e il piano elaborato dall’Italia.
La Crimea autonoma sotto il controllo Ucraino può rappresentare un ipotetico pericolo per una guerra contro la Russia.
Medvedev ci va duro e definisce la proposta italiana “un puro flusso di coscienza dei grafomani europei” e rincara la dose ““si ha la sensazione che sia stato preparato non da diplomatici, ma da scienziati politici locali che hanno letto molti giornali provinciali e operano solo con falsi ucraini”.
Il Donbass non tornerà mai all’Ucraina. “Le proposte per l’autonomia del Donbass nel quadro dello Stato ucraino ovvie sciocchezze e proiezioni a buon mercato”. “Le decisioni sul loro destino – ha concluso Medvedev – sono state prese dalle repubbliche del Donbass alla fine e non torneranno indietro”.
Il cessate il fuoco si allontana, il tavolo delle trattative anche, con queste premesse è difficile trovare un accordo. Ma occorre tenere sempre accesa quella flebile fiammella della pace. L’Italia ci ha tentato.