Il terrorismo politico è finito per sempre? “Speriamo, ma è meglio tenere gli occhi aperti”. Lo dice il presidente del Senato, Ignazio La Russa, in una intervista su Il Giornale nella quale ricorda l’omicidio di Sergio Ramelli, il 13 marzo del 1975. “Senza gli anni della violenza ‘spranghista’ forse il terrorismo non sarebbe mai arrivato a quel livello”, aggiunge la Seconda Carica dello Stato: “La lotta nasce dall’epoca delle spranghe. Ne è una prosecuzione”. Per La Russa, i terroristi rossi “volevano la dittatura del proletariato” mentre la violenza di destra “era figlia di una reazione, non di un progetto politico. Sullo stragismo invece non è ancora chiaro fino in fondo il coinvolgimento di apparati dello Stato e il peso della strategia degli opposti estremismi”. Quanto al clima che si respirava a Milano, in quegli anni, il presidente del Senato ricorda: “Era come a Belfast. Però a Belfast si sapeva che c’era la guerra civile, e tutta la popolazione era coinvolta.
Da noi c’era la guerra civile che riguardava 20mila a sinistra e mille a destra, come certificò il rapporto del prefetto Mazza. Tra loro e noi c’era una sproporzione anche di retroterra. A sinistra c’era il potere, il cinema, la cultura. Noi eravamo soli”. (AGI)
La Russa ricorda Ramelli, occhi aperti su terrorismo politico
