La riforma del fisco di Draghi spiegata dall'esperto


AGI – Una riforma del fisco a 360 gradi che non si fermerà all’Irpef ma riguarderà anche le tasse sulla casa e gli sconti fiscali e sarà orientata alla crescita. È questa la strada indicata da Mario Draghi secondo Nicola Rossi, economista e professore ordinario di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, ex consigliere economico della Presidenza del Consiglio e del Tesoro ed ex parlamentare.

“La parte delle comunicazioni programmatiche del presidente del Consiglio sul fisco è totalmente condivisibile e ha il grande pregio di essere una dichiarazione di carattere metodologico: Draghi ci ha detto come si fa una riforma del fisco, ha segnalato con chiarezza che il fisco è un’architettura complessa perché non ha il minimo senso incidere su questo o quell’aspetto senza tenere conto di quelli che sono gli equilibri dell’intero sistema fiscale”, spiega Rossi in un colloquio con l’AGI.

“La soluzione per la revisione dell’Irpef implica che si debba riconsiderare per esempio anche il trattamento fiscale di basi imponibili corrispondenti ad altri redditi: i redditi derivanti da proprietà immobiliari, da proprietà finanziarie, i redditi da lavoro autonomo che oggi sono stati portati fuori dall’Irpef. Le modalità con cui si vuole intervenire sull’Irpef – sottolinea l’economista – implicano una riflessione sulle cosiddette spese fiscali, e su quello che oggi è il peso relativo che viene dato alle imposte indirette rispetto alle imposte dirette. Penso che Draghi intenda che la riflessione deve essere sull’intero assetto del sistema fiscale e non solo sull’Irpef”.

Per Rossi, “se si sceglie di andare verso il modello tedesco (che prevede che il valore dell’aliquota effettiva cresca in proporzione al reddito ndr) è necessario che la base imponibile dell’Irpef ricomprenda anche tutto quelle basi imponibili che nel tempo sono state sottratte all’imposta sul reddito delle persone fisiche, quindi i redditi da immobili, da attività finanziarie, una parte dei redditi da lavoro autonomo”.

Se invece, osserva, “si sceglie di lasciare la struttura duale, quindi il reddito da lavoro da un lato e il resto dall’altro, la strada più sensata è di rivedere il numero delle aliquote e degli scaglioni”.

Il problema “non è se escludiamo la flat tax o il modello tedesco, il tema vero è la coerenza del sistema”. Draghi, prosegue l’economista, “ha ribadito ciò che è scritto in Costituzione, ovvero che il sistema fiscale deve avere una natura progressiva e ha segnalato che la strada che si è storicamente adottata in altri Paesi, ma anche in Italia 50 anni fa al momento della riforma del fisco, è stata di costituire una commissione di persone competenti che faccia un lavoro istruttorio e si accerti che interventi in campo fiscale abbiano la necessaria coerenza”.

Quelle di Draghi, sottolinea ancora, “sono posizioni del tutto condivisibili che segnano un cambio di passo rispetto a quanto abbiamo visto negli ultimi 20 anni in cui si sono succeduti interventi a carattere episodico che ci hanno consegnato l’attuale sistema fiscale i cui limiti sono evidenti a tutti”.

Tuttavia, ci tiene a precisare l’ex dirigente del Tesoro, “non credo che il presidente del Consiglio parli di nessuna specifica soluzione: ha indicato la strada da percorrere e come percorrerla. Troverei del tutto sbagliato in questo momento leggere le parole di Draghi come indicazioni di questa o quella soluzione e si farebbe un errore cercando di leggere in quelle parole il punto di arrivo.

Sono indicazioni di carattere metodologico su come si fa una riforma fiscale. Poi qualcuno, possibilmente competente, si dovrà mettere a riflettere entro i paletti indicati che sono la progressività del sistema fiscale e che, per altri versi, derivano dall’esperienza che abbiamo: che l’Irpef abbia una serie di criticità è stato segnalato da tutti coloro che hanno partecipato alle audizioni in Parlamento sulla riforma”.

“Penso che sia una gran perdita di tempo la discussione che da tempo si fa su quante debbano essere aliquote o se il sistema debba essere quello tedesco. Le stelle polari – conclude Rossi – credo debbano essere due: l’intero sistema fiscale deve essere orientato alla crescita, e il presidente del Consiglio lo ha sottolineato, perché il problema principale che abbiamo davanti a noi è innalzare significativamente il tasso crescita potenziale dei prossimi 10-15 anni. Secondo, qualunque intervento si faccia deve essere coerente a livello di intero sistema fiscale”.

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Fonte: economia agi