La protezione del vaccino Moderna dura 6 mesi


AGI – Il vaccino anti-Covid prodotto da Moderna è efficace contro la variante della California e la sua protezione dura sei mesi. Tuttavia, sembra legato a maggiori casi di effetti collaterali. Almeno questo è quanto emerso da due nuovi studi e un report sulle reazioni avverse. Il primo studio, condotto dai ricercatori della Duke University, ha rilevato che gli anticorpi generati dal vaccino di Moderna hanno un potere neutralizzante circa due volte inferiore contro il ceppo scoperto per la prima volta in California.

Nonostante questi, gli studiosi affermano che il loro vaccino è ancora molto efficace. Lo studio segue altre ricerche pubblicate in precedenza, secondo le quali il vaccino Moderna risulta più debole contro la variante britannica, anche se rimane sempre protettivo.

Nel secondo studio, gli scienziati del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e della Emory University hanno scoperto che gli anticorpi neutralizzanti continuano a rimanere a livelli elevati per almeno sei mesi. Tuttavia, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) riferiscono che sebbene il vaccino di Moderna sia altamente efficace, più persone segnalano reazioni avverse dopo aver ricevuto una delle due dosi rispetto al vaccino Pfizer-BioNTech. Per il primo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, i ricercatori della Duke hanno esaminato campioni di sangue di 26 persone che avevano ricevuto entrambe le dosi del vaccino Moderna.

Il vaccino è stato quindi esposto alla variante California, nota come B.1.427 / B.1.429. La variante è stata identificata per la prima volta nel maggio 2020 ed era praticamente inesistente fino a ottobre. A gennaio, la nuova variante rappresentava oltre il 50 per cento di tutti i campioni di coronavirus analizzati geneticamente. In breve tempo, quindi, è diventato il ceppo più comune in California fino quasi a rappresentare circa il 90 per cento delle infezioni dello Stato. Studi di laboratorio hanno rilevato che B.1.427 / B.1.429 produceva una carica virale doppia rispetto a quella innescata da altre varianti.

Il nuovo studio ha rilevato che la protezione del vaccino Moderna contro la variante della California diminuisce solo leggermente, con un potere neutralizzante circa due volte inferiore. Mentre contro la variante sudafricana, gli anticorpi generati dal vaccino risultano avere un potere neutralizzante da 6,7 volte a 9,7 volte inferiore. Il team dice che questa è una buona notizia perché mentre la variante della California è prevalente nello Stato più popoloso degli Stati Uniti, le varianti sudafricane non sono molto diffuse.

“La buona notizia è che la variante della California non sembra essere un problema per i nostri attuali vaccini”, afferma l’autore dello studio, David Montefiori, professore alla Duke University.

“Questo è importante perché questa variante ora è diffusa negli Stati Uniti quanto la variante del Regno Unito, entrambe le quali sembrano essere più contagiose”, aggiunge. Per il secondo studio, pubblicato anche sul New England Journal of Medicine, i ricercatori hanno esaminato campioni di sangue di 33 partecipanti sani. Tutti erano stati vaccinati nell’ambito dello studio di fase I e i ricercatori hanno esaminato i livelli di anticorpi leganti e neutralizzanti dopo più di 200 giorni dalla prima dose. Tra tutti i gruppi di età, il livello di attività degli anticorpi è rimasto elevato dopo sei mesi. Inoltre, gli anticorpi indotti dal vaccino sono risultati presenti per sei mesi dopo la seconda dose.

Attualmente sono in corso studi che stanno monitorando le risposte immunitarie oltre i sei mesi e che hanno lo scopo di capire l’eventualità do fare un richiamo per estendere la durata e l’efficacia contro le varianti virali emergenti. Questo studio segue quanto riportato la scorsa settimana da Pfizer-BioNTech sul loro vaccino, che funziona in modo simile simile a quello di Moderna.

Tuttavia, nonostante i dati sull’efficacia di Moderna, sono stati segnalati più effetti collaterali rispetto a quelli relativi a Pfizer-BioNTech. In un nuovo studio, pubblicato su JAMA, i ricercatori dei CDC statunitensi hanno esaminato i dati raccolti tramite V-SAFE, che utilizza messaggi di testo e sondaggi web in modo che i destinatari delle vaccinazioni possano annotare se stanno riscontrando effetti collaterali.

Dopo la prima dose, le persone che hanno ricevuto Moderna avevano maggiori probabilità di segnalare effetti collaterali. Ad esempio, il 73,9 per cento ha riportato una reazione al sito di iniezione, come dolore o arrossamento, rispetto al 65,4 per cento delle persone che hanno ricevuto Pfizer. Inoltre, il 51,7 per cento di coloro a cui è stato somministrato Moderna ha riportato reazioni come mal di testa, febbre o brividi rispetto al 48 per cento dei destinatari di Pfizer. La disparità tra i due vaccini è aumentata dopo la seconda dose.

L’81,9 per cento di coloro che hanno ricevuto di Moderna ha riportato una reazione al sito di iniezione e il 74,8 per cento ha riportato altri effetti collaterali. Mentre il 68,6 per cento di coloro che hanno ricevuto il vaccino Pfizer hanno riportato reazioni nel sito dell’iniezione e 64,2 hanno avuto altri sintomi. Non è chiaro il motivo per cui sono più numerose persone che fanno Moderna e riportano effetti collaterali. Il National Institutes of Health sta ora avviando un’indagine sul motivo per cui alcune persone hanno riportato reazioni allergiche dai vaccini Pfizer e Moderna. 

Source: agi