La preoccupazione di Conte: ora anche la didattica in presenza è a rischio


AGI – Giuseppe Conte definisce “molto preoccupanti” i dati dell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità, che ieri hanno fornito una fotografia dei contagi da Covid 19 in Italia. “L’impennata della curva”, non nasconde il presidente del Consiglio, inquieta il governo, che sta valutando se adottare nuove misure ancora più restrittive rispetto a quelle introdotte con il decreto della presidenza del Consiglio del 24 ottobre. Nel mirino la scuola e la didattica in presenza messa fortemente “a rischio” dalla crescita dei contagi.

Il premier assicura poi di aver dato il suo via libera alla costituzione di un organo parlamentare cui affidare il confronto tra maggioranza e opposizione sull’emergenza sanitaria ed economica. Conte parla di “tavolo” e conferma di aver chiesto, pur nel rispetto dei ruoli di ciascuno e dell’autonomia del Parlamento, un consulto ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati, per arrivare alla definizione della forma che dovrà avere questo organismo. Una concessione che in parte accoglie le richieste dell’opposizione di centrodestra che da mesi lamenta la mancanza di un confronto reale con il governo e chiede un maggiore coinvolgimento delle Camere. 

Ma il tema centrale è la scuola, oggetto di due vertici di maggioranza in meno di 24 ore. “La curva sta subendo una impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza, alcuni presidenti di Regione” l’hanno interrotta, “non è  il nostro obiettivo – spiega Conte subito prima di entrare in una riunione con i capidelegazione di maggioranza – noi continuiamo a difendere fino alla fine la didattica in presenza. Ma dobbiamo mantenerci vigili per seguire e assicurare la tutela della salute del tessuto economico”.

“Nella scuola l’offerta formativa a distanza rischia di oscurare il valore della relazione interpersonale, i ragazzi e le ragazze diventano uomini e donne – riconosce però il premier -, perché interagiscono e farlo solo con dispositivi elettronici non offre la competenza della relazione interpersonale”. “I criteri sono: massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità. Noi siamo sempre flessibili”, aggiunge. “Stiamo lavorando per capire se si deve intervenire ancora”.

Conte torna anche sulle previsioni di disponibilità del vaccino antiCovid. “Ursula Von der Leyen ci ha aggiornato l’altro ieri. Confidiamo di avere le prime dosi a dicembre ma bisogna comprendere che arriverà qualche milione di dose per Paese, quindi dovremo fare un piano condiviso a livello europeo per intervenire prima sulle fasce piu’ fragili e via via per le altre categorie, come per esempio le forze dell’ordine”, sostiene.

Per vedere gli effetti diffusi del vaccino “dobbiamo aspettare primavera quando prevedibilmente arriveranno per tutti” le dosi. “In primavera inoltrata confidiamo di essere venuti a capo di questa situazione e speriamo che qualche mese prima usciremo dalla curva più preoccupante. Nella mia testa continuamente afferro quale sia il momento in cui si esce dalla pandemia definitivamente”.

“Per la portata di questa seconda ondata non c’è un manuale ne’ una palla di vetro, i numeri sono molto preoccupanti in tutta Europa”, continua. “Nessun Paese è pronto a una pandemia, nessuna democrazia che non sia affidata a una organizzazione militare puo’ sopperire con la massima efficienza agli effetti della pandemia. Noi siamo impegnati notte e giorno, possiamo contare sullo sforzo di tutti i cittadini, c’è rabbia, angoscia e disperazione. Molti cittadini sono disorientati, ma molti rispettano le regole. Il Paese sta mostrano grande senso di responsabilità”.  

Conte poi smentisce che “la riforma dell’articolo 18” sia sul tavolo della maggioranza: “Non è all’ordine del giorno”. “Ieri il governo ha deciso il blocco dei licenziamenti e ha messo sul piatto la cassa integrazione Covid gratuita fino a fine marzo. Le misure di protezione sono necessarie, tanti economisti hanno additato l’Italia come un modello. I numeri del terzo trimestre ci hanno dato ragione”.

Per quanto riguarda i fondi messi a disposizione dell’Unione europea, Conte anticipa che l’Italia prenderà “tutti i sussidi e anche tutti i prestiti” del Next generation Ue, per realizzare il “progetto riformatore che abbiamo in mente per il Paese”. Mentre il Mes, pur senza condizionalità, è “una nuova linea di credito all’interno di un meccanismo che non ci ha mai entusiasmato”, conferma. 

Infine, il premier ammette criticità sulla situazione del trasporto pubblico locale: “le abbiamo registrate, io non le ho negate. Ammettiamo che c’è criticità: in alcune fasce orarie e in alcune città ci sono dei momenti in cui le distanze non si riescono proprio a rispettare. Ma sapete cosa significa rispettare le distanze quelle di massima precauzione all’interno di un vagone di una metro o di un autobus? Significa triplicare, quintuplicare, decuplicare il numero dei vagoni degli autobus. Sapete quali sono le cifre? Sono miliardi e miliardi che non possiamo neppure immaginare. Ovviamente abbiamo lavorato per ricorrere al noleggio, investito 300 milioni”.  

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Fonte: politica agi