La pioggia di razzi su Israele, la tempesta di fuoco su Gaza  


AGI – Non si ferma l’escalation di violenza tra Israele e la Striscia di Gaza: al lancio di centinaia di razzi da parte di Hamas e Jihad islamica, lo Stato ebraico ha risposto con più di cento raid contro l’enclave palestinese, che hanno fatto finora 28 morti, tra cui 10 bambini e una donna, e oltre 150 feriti.

In Israele due donne sono state uccise da razzi caduti su Ashkelon, in due incidenti separati: si tratta di un’anziana, colpita mentre si trovava a casa insieme ad altri parenti, rimasti feriti, e di una badante che insieme alla donna che accudiva non è riuscita a raggiungere in tempo il rifugio pubblico che si trova a un minuto dall’abitazione, sprovvista di un ricovero privato.

Dopo una notte intensa, una pioggia di razzi è continuata a cadere su Israele per tutto il giorno, con le sirene che sono risuonate nelle città vicine all’enclave palestinese: Hamas ha annunciato di averne sparati 137 nel giro di cinque minuti e il portavoce dell’ala militare, Abu Ubaidah, ha minacciato di trasformare Ashkelon “in un inferno” se lo Stato ebraico “continuerà ad attaccare”.

È proprio questa città costiera quella ad aver sofferto di più finora: oltre alle due vittime, si contano qualche decina di persone finite in ospedale, per la maggior parte lievi. Razzi sono caduti di prima mattina su due edifici residenziali, facendo 23 feriti di cui quattro della stessa famiglia; il padre è ricoverato con una ferita alla testa in condizioni serie, la moglie in condizioni moderate mentre i due figli di 6 e 12 sono stati solo lievemente feriti.

Sempre ad Ashkelon, un razzo è caduto su una scuola vuota. Nel mirino anche Ashdod, città a 40 chilometri da Gaza, colpita per la prima volta da quando è cominciata questa escalation. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di intensificare gli attacchi contro la Striscia, “sia nella potenza che nella frequenza”.

“Per ogni giorno di razzi contro civili israeliani, faremo tornare i gruppi terroristi indietro di anni e li colpiremo duramente. Non ci fermeremo finché non sarà ristabilita la calma”, gli ha fatto eco il ministro della Difesa, Benny Gantz, che ha autorizzato il richiamo – se necessario – di cinquemila riservisti.

Secondo Channel 12, Israele ha respinto una richiesta di cessate il fuoco da parte di Hamas e anche una mediazione internazionale; “l’obiettivo dell’operazione è colpire duro Hamas, indebolirlo e fargli rimpiangere la sua decisione. Continueremo (l’Operazione Guardiano delle Mura) nelle prossime ore e giorni, è difficile stimare quanto ci vorrà”, ha affermato Gantz.

Anche il capo di Stato maggiore, Aviv Kohavi, ha suggerito di “prepararsi per un conflitto più ampio, senza limiti di tempo”. Nel mirino dei caccia israeliani ci sono siti di produzione dei missili, magazzini di armi, postazioni militari. Le forze armate (Idf) hanno annunciato di aver ucciso il capo dell’unità speciale responsabile per i razzi della Jihad islamica a Gaza, Samah Abed al-Mamluk.

L’uomo è stato colpito mentre si trovava in un “nascondiglio insieme ad altri alti dirigenti della Jihad islamica”, tra i quali Kamal Tayseer Qureiqa e Muhammad Yahya Abu Al-Atta, morti insieme a lui. L’organizzazione terroristica ha promesso vendetta: “La risposta al loro assassinio sarà dura”. Il segretario della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, a una riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri dei Paesi membri, ha condannato gli attacchi “indiscriminati e irresponsabili” di Israele, definendo una “provocazione” l’irruzione e gli scontri sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme durante il mese sacro di Ramadan, e ha esortato ad agire il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che la scorsa notte non e’ riuscito a trovare una posizione unitaria.

Dalle Nazioni Unite, l’Alto Commissariato per i diritti umani guidato da Michelle Bachelet ha espresso “profonda preoccupazione per l’escalation” e ha “condannato le violenze, gli incitamenti e le provocazioni”, mentre Parigi ha esortato Israele a un “uso proporzionato della forza”, assicurando che continuerà a lavorare per una soluzione politica alla crisi.

Intenso impegno diplomatico anche da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha fatto sapere di lavorare per mettere fine alle violenze dello Stato ebraico contro i palestinesi. Il leader turco ha parlato sia con il presidente dell’Autorita’ nazionale palestinese, Abu Mazen, che con il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, oltre ad aver avuto colloqui con il re malese e i leader di Qatar, Kuwait e Giordania per cercare di mettere insieme un fronte islamico forte e compatto.

Il ministro degli Esteri di Amman, Ayman Safadi, ha avvertito che “l’aggressione e l’arroganza di Israele avrà conseguenze sulle relazioni bilaterali”, sottolineando che lo Stato ebraico “sta giocando con il fuoco, spingendo la regione nell’instabilita’”. Intanto, tensioni si sono nuovamente registrate anche a Lod, durante il funerale del 25enne arabo-israeliano ucciso ieri notte da un ebreo durante i tumulti.

La città nella regione centrale di Israele è stato teatro di violente proteste da parte della minoranza araba, in solidarietà con i palestinesi di Gerusalemme Est. Una folla ha assaltato una scuola, una sinagoga, un’accademia per l’addestramento pre-militare, una sinagoga e il comune, inneggiando alla liberazione della Palestina e tirando pietre e bottiglie incendiarie.

Proteste ci sono state anche in altre cittadine, tra cui Ramle e Umm al-Fahm. Il presidente Reuven Rivlin ha esortato i leader della minoranza araba a “parlare con voce chiara e decisa contro la violenza dilagante, contro l’attacco alle sinagoghe, contro questa furia selvaggia”. “La polizia farà tutto il necessario per ripristinare la pace”, ha aggiunto, chiedendo “la collaborazione della leadership araba per riportare la calma, la legge e l’ordine nelle strade”.

Source: agi