La paura dei rumeni al confine: "Abbiamo un vicino come Tyson, meglio che la Nato stia ferma"


AGI  – “Viva la pace e cuore aperto ai profughi ma come vicino di casa abbiamo Mike Tyson, meglio che la Nato non lo faccia arrabbiare troppo”.

E’ il pensiero che accomuna con sfumature diverse un  barista, un prete, il sindaco di un paese minuscolo sul Danubio che ha di fronte la riva ucraina, uno studente volontario nell’accoglienza di chi scappa dalla guerra e un tassista, interpellati dall’AGI nei territori di confine tra la Romania e l’Ucraina.

Sono giorni in cui la preoccupazione di mettersi a disposizione dei fuggitivi con generosità ed efficienza sembra prevalere sulla paura che il conflitto lambisca la Romania dopo che un paio di settimane fa è stata bombardata una base militare a Izmir, a venti chilometri dal confine.

Ma non c’è dubbio che se a Bucarest la gente si sente al sicuro, nelle zone vicine al conflitto le sirene e gli scoppi hanno lasciato nell’aria un bagliore di terrore.

“Se la Nato interviene pericolo invasione Moldavia e poi Romania”

Il paragone tra la Russia e il pugile americano che faceva tremare il mondo coi suoi fendenti è di Daniel, barista in un albergo di Tulcea, la cittadina più importante dell’omonima regione in cui sbarcano ogni giorno dal Danubio migliaia di profughi. Indica con un dito il fiume davanti a lui, al di là della vetrata dell’albergo. “Siamo tutti daccordo che quello che sta facendo Putin è folle ma quando hai Tyson come vicino di casa è meglio non mostrare troppo i muscoli. Capisco Zelensky che invoca un intervento più deciso da parte della Nato ma chiudere lo spazio aereo, come vuole, potrebbe incentivare la Russia a invadere prima la Moldavia e poi la Romania oppure innescare una reazione nucleare. Insomma, quello che è giusto sulla carta lo sappiamo tutti ma nella pratica non è così ovvio come agire per il meglio o per il meno peggio”.

“L’Ucraina stava provando ad avere un futuro migliore”

Emanuel, 20 anni, studente di ingegneria edile a Siret, frontiera rumena a nord con l’Ucraina, ritiene che la  guerra sia provocata da due tensioni: “la Russia  vuole ricomporre la vecchia Unione Sovietica e l’Ucraina vorrebbe entrare nella Ue e nella Nato”. Quello che più lo colpisce nella sua prospettiva di ragazzo  e volontario “è parlare con le persone che vedo arrivare alla dogana e che considerano il loro presidente un vero patriota e dalla parte del popolo.
Si può sentire nei loro discorsi come la guerra lasci delle tracce profonde e spezzi il cuore. In mezzo a questa storia ci sono persone innocenti che desiderano solo la libertà e una vita migliore. L’Ucraina è un paese abbastanza povero e stava provando ad avere più benessere”

Adrian è un prete battista di Cataloi, vicino a Tulcea, che ha steso dei materassi nella sua chiesa per dare ospitalità a mamme e bambini ucraini: “La guerra non aiuta nessuno ed è provocata dall’ambizione, dal desiderio di potere e di vendetta di Putin. Siamo sconvolti che un Paese religioso come la Russia possa accettarlo. Noi rumeni pensiamo che Putin debba fermarsi, sta creando troppa sofferenza, distruggendo troppe vite. Noi accogliamo con amore chi fugge ma il loro futuro è in Ucraina, non qui”.

Sulla Nato  è meno netto: “Un suo intervento sarebbe giustificato solo a difesa dei propri territori ma d’altra parte tutti noi sentiamo l’ingiustizia di non aiutare di più l’Ucraina, sebbene la Nato non possa intromettersi oltre i suoi ambiti. Da uomo di fede credo che doveva essere fatto di più prima per evitare di arrivare a questo punto da parte di tutti”.

“Da europei, abbiamo sentito l’attacco russo come contro di noi”

Marian, il sindaco di un paesino proprio sulla riva del Danubio, esalta il concetto di Europa: “Nessuno credeva che cominciasse la guerra in Ucraina.
Il 24 febbraio la gente si è svegliata davanti a uno spettacolo inimmaginabile e tutti hanno capito subito quale crimine si sarebbe scagliato contro uno Stato tranquillo. Gli abitanti del Comune Frecáței’, europei,  amanti della libertà e della pace, hanno avvertito questo crimine contro gli ucraini come un attacco contro di loro e si sono mobilitati per venire in soccorso dei rifugiati. 
A Isaccea, gli ucraini sono rimasti stupiti dal calore con cui sono stati accolti dai cittadini rumeni perché avevano conosciuto il nostro popolo dai libri sovietici in modo differente. Il popolo rumeno non può perdonare i crimini contro i civili. Sappiamo tutti che non esiste l’acqua santa che ferma i carrarmati e i proiettili ma la Nato non ha potuto intervenire militarmente in quanto l’Ucraina non è un suo membro. Ma va detto che ha dato aiuti per un di  valore di 350 milioni di dollari alle forze militari ucraine che li hanno poi usati bene. Nella  speranza  che termini al più presto questa guerra fra cristiani contro cristiani, posso dire con certezza che è stata causata solo dall’orgoglio di Putin”.

Gigi, un tassista che trasporta gratis i profughi, ha un pensiero conciso ma chiaro: “Non va bene che la Nato dia le armi agli ucraini. E’ meglio che la Nato, che qui vicino, a Costanza, ha una base, resti fuori o in un attimo Putin arriva in Moldavia e poi da noi. E poi ho il terrore delle armi chimiche. Se le usano, siamo così vicini…”.

Source: agi