La pattinatrice d'oro ucraina: "Ho il cuore spezzato, Putin la pagherà"


AGI – Magnifica, leggera, indimenticabile: il ‘cigno’ Oksana Baiul, la pattinatrice sul ghiaccio prima medaglia d’oro olimpica dello sport dell’Ucraina, incantò il mondo ai Giochi olimpici di Lillehammer 1994. Era il 25 febbraio di 28 anni fa quando quella ragazzina di Dnipro – allora era ancora Dnipropetrovsk, la città dove si producevano i missili balistici intercontinentali sovietici – scrisse una pagina indelebile della storia ucraina.

Oksana quel giorno aveva 16 anni ma aveva già conosciuto le prime disgrazie di una vita che successivamente è stata molto travagliata, tra alcolismo e un pesante uso di sonniferi. Rimasta a 13 anni orfana della madre Marina, uccisa a 36 anni da un fulminante cancro alle ovaie, Oksana si era trasferita a Odessa per seguire l’allenatrice Galina Zmievskaya vivendo nella stanza di un dormitorio. Del padre Sergey, alcolizzato cronico, nessuna notizia perché aveva abbandonato la figlia quando aveva soli due anni a seguito del divorzio (“l’ho rivisto solo nel 2002 quando sono andata in Ucraina, poi lui nel 2007 è morto”).

Una carriera breve e gloriosa

Oksana non ha mai rappresentato l’Unione Sovietica all’estero: nel 1990 ai Campionati sovietici a Minsk ottenne solo un 12mo posto. La sua è stata una carriera molto corta, solo due stagioni tra le grandi, poi ha abbracciato il professionismo rispondendo alle sirene e alle luci dell’America degli show, della televisione e dei (tanti) dollari.

Il dramma della guerra

Oksana Baiul, 44 anni, da poco più di sei mamma di Sophia, sposata con l’imprenditore italo-americano Carlo Farina, da pochi giorni si è trasferita in Louisiana. All’AGI, nella sua prima intervista a una testata italiana, ha parlato con le lacrime agli occhi anche di quanto sta accadendo da oltre 50 giorni nel suo Paese. “Ho il cuore è spezzato, è terribile quello che sta passando la popolazione ucraina”, dice Baiul che poi attacca il presidente russo, Vladimir Putin: “Credo che lui voglia tutta l’Ucraina, parlo con amici e mi raccontano che i soldati russi stanno facendo cose impensabili, quando Putin ha annunciato l’invasione non potevo crederci, mi mancano le parole per quello che sta facendo e non riesco a immaginare cosa gli accadrà, dei russi non voglio parlare”.

“Il Paese resiste”

Il primo oro olimpico ucraino poi precisa: “Bisogna ricordare che la Crimea fa parte dell’Ucraina, era stato un regalo di Krusciov”. “Parlo con i miei amici, mi raccontano che alcuni di loro stanno mandando i loro figli in Romania e Polonia, alcuni pattinatori sono arrivati anche in Italia (a Bergamo ndr) ma madri e padri non stanno lasciando la loro casa, vogliono rimanere in Ucraina e vogliono combattere”, racconta con la voce spezzata.

Trasferitasi giovanissima dall’Europa nel New Jersey per iniziare la carriera professionistica, per diversi anni aveva vissuto a Las Vegas ma ora vive a Shreveport, in Louisiana. Nella città del sud degli States, Oksana ha già pronto un progetto assieme al marito perché “il sogno è di allestire un’organizzazione per dare lavoro ai rifugiati ucraini ma devo capire come, devo stare attenta perché in questo periodo ho parlato chiaramente contro Putin”. Nella lunga intervista con l’AGI, Oksana Baiul dice: “Amo l’Italia e gli italiani, mi piace la pasta e il pecorino, mio marito ha origini italiane e abbiamo chiamato nostra figlia in onore di Sophia Loren, l’attrice preferita della nonna di Carlo”. Poi un aneddoto: “Nel 2007 mi ero esibita a Bolzano, quel pane fresco con le olive e burro non lo dimenticherò mai”.

Il ricordo più bello

Infine, il ricordo più bello da atleta. Quella del ‘cigno’ tutto rosa di Lillehammer ’94 è stata una carriera lampo, solo due anni nei quali ha vinto prima l’oro mondiale e quello a cinque cerchi. Poi la strada degli show, dei soldi, della bella vita ma anche dell’alcolismo e delle turbolente storie d’amore. “Di Lillehammer mi ricordo la bellezza del villaggio olimpico, era un luogo così speciale, così romantico, dalla mia piccola finestra della camera ammiravo un paesaggio bellissimo. Mi piaceva andare alla caffetteria. Al villaggio olimpico c’era il pollo che mi ricordava la nonna quando a Dnipro andava a comprarlo la domenica. Sotto l’aspetto sportivo è stata sicuramente una grande emozione. Ho avuto tanta paura quando il giorno prima del programma libero in allenamento la tedesca Tanja Szewczenko si è scontrata con me. Il suo pattino mi aveva procurato un piccolo taglio sullo stinco ma il mio piede era comunque fratturato”.

Quell’inno che non si trovava 

Poi un’altra curiosità: “A Lillehammer prima della premiazione non trovavano l’inno ucraino, non sapevano dove trovarlo ma poi la delegazione ucraina riuscì a procurarglielo”. A livello statistico il primo podio in una gara ufficiale per lo sport ucraino era stato il secondo posto di Nadija Billova nella sprint di biathlon di Coppa del mondo il 23 gennaio 1993 ad Anterselva. Primo oro iridato quello di Inessa Kravets nel salto triplo indoor a Toronto nel marzo 1993 mentre prima medaglia olimpica il bronzo di Valentina Tserbe-Nessina il 23 febbraio 1994 nella sprint. 

Source: agi