A Gerusalemme, come nel resto del mondo, è stata una Pasqua “in un clima di morte”. La celebrazione è stata affidata a pochi sacerdoti nella Chiesa del Santo Sepolcro, che era sempre stata aperta per la Pasqua da almeno un secolo e vedeva la partecipazione di migliaia di fedeli.
La Città Vecchia, sotto quarantena stretta imposta dalle autorita’ israeliane da mezzogiorno, si e’ trasformata in un luogo fantasma. “La Pasqua è un tempo per la vita”, ha affermato l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarca latino di Gerusalemme, che è arrivato in chiesa sotto l’occhio vigile delle forze di sicurezza israeliane. “Nonostante i segni della morte ovunque, la vita prevarrà finché qualcuno darà la vita per amore degli altri”, ha aggiunto, prima di entrare in chiesa.
L’ulteriore inasprimento delle misure per arginare la diffusione del Covid-19 ora vietano lo spostamento anche tra i quartieri, prevalentemente aree ebraiche ultra-ortodosse. Il gruppo di minoranza e’ stato colpito in modo pesante dal virus, in parte perche’ i rabbini influenti sono stati lenti a chiudere sinagoghe e sospendere seminari religiosi.
Per le festivita’ ebraiche della Pasqua ebraica, anche gli assembramenti davanti alle Mura occidentali della Citta’ Vecchia – il luogo piu’ santo dove gli ebrei possono pregare – sono stati ridotti. Invece delle decine di migliaia di fedeli abituali, solo una minoranza e’ stata autorizzata, nel rispetto del distanziamento sociale.
Israele ha rapidamente bloccato la maggior parte del paese mentre la pandemia si diffondeva in tutto il mondo. Il Paese ha finora confermato circa 10 mila casi, con un centinaio di decessi.
Vedi: La Pasqua "isolata" di Gerusalemme
Fonte: estero agi