La palude italiana. Un decennio di “stop” democratico


La Tecno-Governabilità, neologismo alquanto non rispondente ai principi della nostra Costituzione, che all’art. 49 elevano il partito politico come associazione libera dove esercitare la democrazia di fatto, svuota il senso costituzionale della sua accezione “partecipata” e lo riduce a strumento di compensazione

di Fausto Fareri

Con una presa di posizione chiara, europeista e snella, Letta ha ripreso il suo spazio nell’agone politico, rimarcando la continuità con Zingaretti e con il veltronismo.Ad un Pd che è l’ombra di quello ideato da Veltroni, un partito di centro, si affianca un M5S rinnovato e conservatore, con egida Conte, ed una Destra alquanto ondivaga, se non più sovranista. In continuità con un venticinquennio, il camaleontico parterre della centralissima “moderazione” italica si rinfranca e non stupisce.La Tecno-Governabilità, neologismo alquanto non rispondente ai principi della nostra Costituzione, che all’art. 49 elevano il partito politico come associazione libera dove esercitare la democrazia di fatto, svuota il senso costituzionale della sua accezione “partecipata” e lo riduce a strumento di compensazione.Il che poi implica che la terminologia coniata da De Rita di neoguelfismo, citando la vocazione mediatrice del Gioberti, non sia del tutto estranea al leader che vanta una formazione cattolica di tutto rispetto.Cattolico aperto, Letta sa bene che Conte esprimeva il timore della piccola borghesia di dover mettere mano alle “rendite” residue, mentre una sostanziale fermata dei contratti nell’ultimo decennio, essenzialmente nel comparto pubblico, non ha certo calmierato la spesa pubblica complessiva, vittima di malasanità, corporativismo e dismissioni non sempre oculate.I nodi ILVA e Fiat, oggi Fca, hanno mostrato nella loro divaricazione la lungimiranza del fu Marchionne e la crisi di un settore siderurgico in cui la mediazione del Mise (Ministero dello sviluppo economico) non ha potuto svolgere tutto il suo ruolo. Oggi il Paese soffre di una pandemia che ha dato il colpo di grazia al lavoro, alla microimpresa ed ha favorito la rendita e le nuove tecnologie informatiche e i colossi come Amazon.I nodi infrastrutturali, stradali, ferroviari, rimangono, la ricerca nella chimica piange, il Paese è stremato dall’indifferenza del “si salvi chi può”, con una campagna vaccinale a rilento. Non vi sono responsabilità unilaterali dei politici che rappresentano un ceto melting-pot che, unidimensionalmente, vive, consuma, dispera. Il piccolo italiano, che prima amava arrangiarsi, decantato da Alberto Sordi in sferzanti commedie, torna all’incubo del film “Il boom” in cui il Sordi per pagare i suoi debiti vende un occhio. Commedia profetica dello scadere di un senso morale civico che invece era il perno del guelfismo e del cattolicesimo sociale, mentre la tradizione laica, repubblicana, riformista, socialista sono decadute a fantasmi di se medesime, senza riscatto.Il trionfo del “controllo” dei mass media, che oggi sono network pervasivi, non è più occulto. Letta, in discontinuità con Conte, è erede di quel senso moderato e progressista che “potrebbe” arginare la deflagrante deriva grillina. Ma se aveva ragione Gaetano Mosca e con lui Robert Michels, politologi che criticavano le élite, stenta ancora un profilarsi di “alternativa”. Questa potrebbe forse emergere, dopo un decennio di impasse, dal mondo delle associazioni di categoria, sindacali, dall’università pubblica, dal volontariato, dal basso che si ricompone. Ma in questo frangente pandemico la paura del domani fa riesumare spettri oligarchici, che solo la sapiente “tessitura” moderata potrebbe gestire. Il Recovery Plan è una occasione ghiotta, ma senza una regia colta, partecipata, legittimata da verifiche, centri studi, tavoli territoriali, rischia di essere ancora una volta a matrice europea, senza un sostanziale recupero di stile e di sovranità effettiva, nel senso di partecipazione democratica e popolare.Proprio questo limite impedisce al Pd di emanciparsi da un’attrazione verso un Centro-Palude, che è specchio della sostanziale inamovibilità della borghesia professionale ed educativa in questa nazione.