La palestra di Genova dove si riabilitano i sopravvissuti al Covid

Il presidente della regione Liguria Giovanni Toti (D) con il direttore della terapia cardiaca riabilitativa dott. Piero Clavario (S) durante la visita al reparto riabilitativo della Asl 3 Palazzo della Salute della Fiumara. Genova, 09 giugno 2021. ANSA/LUCA ZENNARO


AGI  – Sulla targhetta all’ingresso c’è la scritta anonima “palestra”. Dentro cyclette e panche fanno pensare a una normale sala fitness, se non fosse per le persone in camice medico e le storie degli atleti impegnati negli esercizi.

Si tratta di persone sopravvissute al covid, ma a cui la malattia ha lasciato pesanti strascichi: principalmente fiato corto, spossatezza, poca forza fisica. In quell’ambiente anonimo, situato all’interno del Palasalute della Fiumara di Genova, questi particolari atleti ricominciano a vivere, a riconquistare il controllo del proprio corpo che il virus gli aveva tolto.

“Ci siamo assunti il compito di richiamare i pazienti passati dalle nostre strutture di Asl 3 che avevano avuto un tampone positivo – spiega Piero Calvario, responsabile del percorso di riabilitazione della struttura – Il follow up e i vari controlli di questa struttura, però, valgono per quelli che hanno avuto la polmonite e sono stati ricoverati. Abbiamo contattato circa un migliaio di persone e, di queste, più di 250 sono venute qui al Palasalute per una valutazione che non è stata solo cardiologica, ma anche inerente ad altre specialità”.

Una volta sincerate le condizioni dei pazienti, questi “vengono poi indirizzati al percorso più adatto, dalla potenziale dimissione, alla presa in carico di uno pneumologo, di un neurologo – prosegue il dottore – Alcuni invece vengono dirottati qui, specialmente quando la loro capacità funzionale-lavorativa è ridotta o in qualche modo compromessa dal Covid. Di questi 250, circa 60 li abbiamo presi in carico nella palestra”.

In media per ogni paziente si programmano almeno 2 mesi d’intervento riabilitativo. Fino a oggi, dei 60 presi in carico, circa 50 hanno completato il ciclo e altri lo stanno cominciando in questi giorni.

Tra gli assistiti anche due giovani di 15 e 16 anni

“Abbiamo visto di tutto – racconta Calvario – dalla signora non vedente che è venuta sempre col suo cane guida, al sub che aveva bisogno di tornare a fare immersioni. Ci sono molti sportivi che hanno contratto il Covid e, nonostante fossero in grande forma prima della malattia, hanno avuto bisogno di recuperare. Abbiamo avuto dei giovani, come un ragazzo di 15 anni, una di 16, quindi anche il fatto che il Covid lascia effetti solo sugli anziani è vero fino a un certo punto”.

I turni in palestra sono 2, ciascuno da 15-20 persone con una permanenza di almeno 2 mesi: “I numeri sono assolutamente inferiori a quelli che sarebbero necessari, però facciamo quanto possiamo – osserva il dottore – Con una palestra più grande, certo avremmo potuto seguirne di più”.

La sala attrezzi non ospita solo pazienti covid, ma anche cardiopatici: “Abbiamo ricominciato a trattare anche loro da quando abbiamo potuto vaccinarli” spiega il responsabile della struttura. Una volta dentro, Agi incontra sulla cyclette Sandro, 53 anni. Ricoverato l’11 ottobre scorso, è entrato e uscito dagli ospedali 2 volte a causa del Covid: “Avevo avuto la polmonite bilaterale e quindi non respiravo più bene come prima – racconta – Avevo fiato corto e tanta stanchezza. C’è da dire che facevo molta attività sportiva prima della malattia e forse mi ha aiutato. Sono qui da 15 giorni, ma ho già visto progressi. Prima di completare la riabilitazione, però, dovrò esercitarmi qui ancora un mese almeno”.

Poco più in là, pantaloncini e maglietta, Michele, 35 anni, pedala su un’altra cyclette. Ricoverato a novembre scorso per 12 giorni, per tre giorni ha dovuto ricorrere al casco perché non riusciva più a respirare autonomamente: “È stato abbastanza fastidioso, ma mi ha salvato la vita perché avevo di nuovo la possibilità di prendere fiato. Ora faccio riabilitazione da circa un mese e va molto meglio: avevo il fiato corto e i polmoni chiusi che, però, ora sento espandersi di nuovo. Dovrò fare ancora un mesetto qui prima di cantare vittoria”.

In palestra anche un labrador che accompagna la padrona ipovedente

Tra di loro gironzola un cagnolino, un labrador: da settimane accompagna la sua padrona ipovedente, impegnata anche lei negli esercizi. Al suo fianco seduto su una panca e impegnato in esercizi con le gambe c’è Daniele, 63 anni, che ha contratto l’infezione a ottobre: “Mi hanno curato a casa, ma mi è rimasto il fiato corto e, quando ho saputo di questa struttura, ho approfittato della possibilità e sono venuto con mia moglie, anche lei contagiata dal virus – spiega – Io ora sto potenziando la muscolatura delle gambe che si era indebolita molto. Finiamo oggi i due mesi e devo dire che finalmente siamo tornati a camminare per strada e a fare le scale con molto meno sforzo di prima”.

Calvario spiega che i pazienti “ci pongono i propri obiettivi. Stamane uno di loro ci ha detto di voler raggiungere il santuario della Madonna della Guardia, a Genova, in bicicletta. Noi lo alleneremo per fare questa cosa”.

Tra i pazienti della prima e quelli della seconda ondata, sottolinea il professore, non vi sono sostanziali differenze: “La malattia è sempre la stessa – sottolinea Calvario – una certa quota di pazienti, non si capisce ancora perché, continua ad avere problemi muscolari, di deficit di forza, quindi sono stanchi, affaticati, anche se tutti gli esami strumentali vanno bene. Ed è una cosa già vista per Sars 1 e MERS: pazienti che dopo 6-8-10 mesi avevano ancora debolezza”.

Anche il presidente della Liguria e assessore alla Sanità, Giovanni Toti, ha voluto complimentarsi col lavoro svolto nella struttura: “Questa palestra di riabilitazione post covid è stata visitata anche da professionisti di altri paesi – ha detto il governatore – E’ un esempio di grande collaborazione tra più specialità mediche per un recupero totale dalla malattia, quindi qui siamo già un passo oltre”.

Source: agi