AGI – “La Nuova Caledonia vuole rimanere francese, oggi la Francia è più bella”: un Emmanuel Macron rinvigorito e orgoglioso del risultato del terzo referendum di Noumea appare sugli schermi francesi per sventolare la bandiera dell’unità nazionale, dopo che l’arcipelago ha definitivamente detto ‘no’ all’indipendenza dalla Francia.
Una benedizione dopo mesi di subbuglio nei territori d’Oltremare per le proteste e le violenze a Guadalupa e nelle Antille francesi scatenate dalle misure anti-Covid. La lotta alla pandemia infatti non ha fatto altro che esacerbare le tensioni sociali esistenti nelle colonie di Parigi, montando le preoccupazioni dell’Eliseo su una possibile influenza politico-commerciale della Cina in quell’area.
Di fatto il voto di oggi in Nuova Caledonia ha, almeno momentaneamente, placato le tensioni del presidente, impegnato in una complicata sfida elettorale. Una consultazione che ha confermato la posizione emersa dagli altri due referendum tenutisi nel 2018 e nel 2020 in cui il ‘no’ all’indipendenza aveva vinto rispettivamente con il 56,7 e con il 53,3%. Questa volta, a fronte di un’astensione record, il risultato è stato ancora più netto, pari ad oltre il 96%.
A determinare il netto risultato la protesta degli indipendentisti del Front de Liberation National Kanak Socialist (FLNKS), coalizione di partiti che ha sempre protestato contro il regime coloniale francese, ma che oggi ha sollecitato l’astensione (ha votato solo il 43% della popolazione) come ritorsione per non aver ottenuto un rinvio della consultazione. Missione riuscita, ma soprattutto vittoria per Emanuel Macron.
La Nuova caledonia è governata da un attivista di origine kanaki, il gruppo etnico più numeroso nel Paese, Louis Mapou. I Kanaki sono i primi a sostenere l’indipendenza dalla Francia, accusata di politica colonialista e troppo assistenzialista.
L’altro grande gruppo di abitanti è costituito dai caldoche, persone di discendenza europea, che sono circa il 27 per cento della popolazione. I restanti abitanti sono minoranze indonesiane, polinesiane, wallisiane (le persone di Wallis e Futuna, un altro territorio francese d’oltremare) e discendenti di uomini e donne deportati dalle autorità francesi nei campi di lavoro della Nuova Caledonia nella seconda metà dell’Ottocento.
Negli anni Ottanta gli scontri con i lealisti francesi furono molto violenti e provocarono decine di morti, spingendo la Francia a organizzare un primo referendum per l’indipendenza, nel 1987. Il referendum, però, fu anche allora boicottato dagli stessi indipendentisti, secondo cui non c’erano condizioni di voto trasparenti e democratiche per ritenerlo legittimo.
Source: agi