Ecco una guida per l’osservazione e per godersi lo spettacolo nel modo migliore possibile
Che si preferisca andare in mare o in montagna, il mese di agosto ha un punto fisso per tutti: le stelle cadenti. Complice la spensieratezza delle serate estive, il giorno tradizionalmente legato alla caccia a questi fugaci lampi di luce è il 10 agosto, la notte di San Lorenzo. Non è un caso se le stelle cadenti vengono anche dette Lacrime di San Lorenzo. D’altra parte, non sono di certo lacrime né stelle che cadono, e in realtà il 10 agosto non è quasi mai la sera migliore per tentare l’osservazione.
Cosa sono le stelle cadenti
Quello di stelle cadenti è un nome improprio per indicare le meteore. Del resto nella tradizione, i cui nomi derivano da un’epoca decisamente precedente alla consapevolezza scientifica della natura di questi oggetti, tutte le luci in cielo sono stelle: i pianeti sono stelle erranti, le comete sono stelle chiomate, e le meteore sono appunto stelle cadenti. Quando un frammento di roccia, detto meteoroide, entra in atmosfera e la attraversa a gran velocità, subisce un processo di ablazione ossia perde materiale dalla sua superficie per attrito con il gas atmosferico. Nel farlo, la roccia si scalda ed emette luce. Anche il gas circostante il meteoroide si scalda ed emette luce. Questa luce è quella che chiamiamo meteora. Il colore della luce emessa appare sempre bianco ai nostri occhi, ma con la giusta strumentazione può apparire diverso a seconda della composizione della roccia, e dalla sua velocità nell’attraversamento dell’atmosfera. Il ferro, uno degli elementi più comuni, produce colore giallo, il magnesio produce un colore verde-bluastro, mentre il rosso è legato all’ossigeno o all’azoto dell’atmosfera.
Gli sciami meteorici
Ogni giorno nell’atmosfera terrestre brucia una grande quantità di meteoroidi, perché lo spazio interplanetario è strapieno di frammenti di roccia, dai granelli di polvere fino agli asteroidi. Ci sono però alcuni periodi dell’anno in cui questo processo si intensifica, detti sciami meteorici. In quei giorni si possono vedere un insieme di meteore che sembrano irradiare da un unico punto del cielo detto radiante. Il radiante si trova all’interno di una costellazione ed è per questo che gli sciami meteorici acquisiscono il nome che deriva dalla posizione del radiante. Lo sciame meteorico di agosto è per esempio quello delle perseidi, perché sembrano provenire dalla costellazione di Perseo. Per lungo tempo gli sciami meteorici sono stati un mistero, apparentemente fenomeni atmosferici senza alcun legame con lo spazio. Fu però in occasione di un intenso sciame meteorico del 1833 che le cose cominciarono a cambiare. Erano gli anni in cui stavamo iniziando a capire che le meteoriti erano proprio rocce che cadevano del cielo, quindi i tempi erano maturi per comprendere anche la natura delle meteore. Gli astronomi, studiando lo sciame del 1833 si resero conto che il radiante si spostava insieme il cielo nel corso della notte, era fisso nella costellazione del Leone. Ciò poteva significare solo che si trattava di un fenomeno astronomico e non puramente atmosferico. Gli astronomi Heinrich Olbers e poi Hubert Newton fecero allora dei calcoli per prevedere che lo sciame sarebbe tornato nel 1866. E tornò.
Frammenti di cometa
L’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli riuscì ad associare lo sciame delle Leonidi del 1866 alla cometa Tempel-Tuttle. A quel punto tutto divenne chiaro. Le comete, passando vicino al Sole perdevano frammenti di roccia e di ghiaccio in quelle meravigliose scie che chiamiamo code. I frammenti restano sulla traiettoria della cometa inizialmente, ma poi tendono a spostarsi su orbite diverse. Accade allora che quando la Terra passa attraverso la scia di detriti lasciata da una cometa, si abbia uno sciame meteorico. Ogni cometa che passi sull’orbita giusta può avere il suo sciame, ed è per questo che nel corso dell’anno ce ne sono moltissimi, alcuni più intensi di altri. Ad aprile ci sono per esempio le Acquaridi, legate alla cometa di Halley, in autunno ci sono le Tauridi legate alla cometa 2P/Encke. In qualche caso sono legate addirittura ai detriti lasciati da alcuni asteroidi, come le Geminidi di dicembre che sono legate all’asteroide 3200 Phaeton. Le perseidi di agosto sono legate al passaggio della cometa 109P/Swift-Tuttle. Scoperta nel 1862 dagli astronomi Lewis Swift e Horace Tuttle, fu lo stesso Giovanni Schiaparelli a comprendere il legame tra il suo passaggio e gli sciami di Perseidi. La Swift-Tuttle è una cometa periodica che torna a farsi vedere ogni 133 anni. L’ultima volta è arrivata al perielio nel 1992 e tornerà da queste parti nel 2125. I frammenti che osserviamo sono però principalmente quelli del suo passaggio del 1860, perché i detriti della cometa impiegano del tempo a posizionarsi in modo tale da intersecare l’atmosfera terrestre. Si tratta di una cometa piuttosto grande, di 26 chilometri di diametro, e ad ogni suo passaggio ripopola il cielo dei suoi frammenti, permettendoci di assistere al meraviglioso spettacolo delle stelle cadenti.
Quando guardare le stelle cadenti nel 2023
La costellazione di Perseo sorge sull’orizzonte Nord-Est in queste notti. La direzione da cui provengono le perseidi è quindi quella. Sebbene si possa vedere qualche perseide già da metà a luglio a fine agosto, quest’anno il picco sarà il 13 in cui cadranno circa 100 meteore ogni ora. Fortuna vuole che quel giorno la Luna sarà calante, ossia e sorgerà solo a notte inoltrata: significa che la serata sarà libera dalla sua luce e quindi sarà più facile vedere le stelle cadenti. Ma se non si ha la possibilità di vederle la notte del picco non bisogna rinunciare: nelle notti intorno a quel giorno è sempre possibile vederne molte. Unico accorgimento è quello di andare in un posto buio, il più buio possibile, altrimenti la luce delle stelle cadenti, spesso piuttosto debole, si perderà tra le luci dell’inquinamento luminoso.
Fonte: wired.it