La “metà del mondo” oscurata in politica dall’onnipresente maschilismo


di Ettore Minniti

Il G20 a guida italiana ha dedicato un’intera sessione dei propri lavori alle donne ed alle disuguaglianze di genere. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi ha detto che “L’Italia ha posto l’empowerment femminile al centro della sua Presidenza del G20”. “Le donne imprenditrici sono state tra le più colpite dalla crisi economica. Hanno dovuto affrontare – ha ricordato Draghi – un accesso più limitato ai prestiti rispetto agli uomini e si sono fatte carico di una quota maggiore di lavoro domestico, in un momento di diffusa chiusura delle scuole. Non ci può essere una ripresa rapida, equa e sostenibile se ci dimentichiamo di metà del mond””.
Ma scendendo dai grandi vertici mondiali – comunque a stragrande presenza maschile – alla realtà di tutti i giorni, vediamo che il dibattito politico degli ultimi anni ha visto un progressivo distacco dai temi etici. La politica ha perduto ogni contatto con il mondo reale, oggi, si ha la sgradevole sensazione che la politica sia fatta solo di slogan, annunci, piazze e social.
La questione dell’impegno delle donne in politica è uno di questi temi trascurati sia dalla società sia dai partiti politici che non riescono dare risposte concrete per cui tutti i consessi civici, dagli enti locali al parlamento, sono occupati ‘manu militari’ dal pensiero predominante dei maschi predatori.
Aumenta così la disaffezione – giovani e donne in particolare – per la politica e per il voto.
I temi etici sono stati quelli più penalizzati, ovvero strumentalmente utilizzati per nascondere un profondo vuoto di valori e di capacità.
Fa male constatare che in questo ‘calderone stagnante’ si sia fatto coinvolgere anche il centrosinistra, che si professa ‘progressista’.
Non c’è più un partito che fonda le sue radici (o i suoi frutti) sull’etica, perché non c’è più nessuno che si ispiri ai principi che hanno costruito la nostra Democrazia, le battaglie sociali per conquistarla sono diventate meramente celebrative e non più capaci di alimentare il pensiero etico dei nostri governanti.
In politica la proclamazione dei principi dovrebbe prevalere su tutto. L’azione politica consiste nel difficile costante impegno di attuare un programma fatto di step, priorità, risorse, regole necessarie a mettere in pratica, nei diversi ambiti sociali e territoriali, principi che, almeno in teoria, sono universalmente accettati (come libertà, uguaglianza e parità di genere).
Fa male, in questo ambito, il silenzio assordante dei partiti e dei maschi che hanno responsabilità politica e di governo, bravi a celebrare e inaugurare le ‘panchine rosse’.
La politica è la capacità di produrre il bene comune, ma non esiste un bene comune senza etica. Se coloro (soggetti politici) che pensano agli affari propri e alla propria poltrona anziché pensare al ‘bene comune’, l’etica è ovviamente un optional che vale sempre per gli altri. Come sosteneva Sturzo, “Storia e sociologia hanno sempre compimento nell’etica della persona, che è il centro di ogni solidarismo nella vita economica, sociale e nell’agire in politica”.
In questo contesto, la questione della parità di genere in politica non è certo nuova, e nel corso degli anni lo stesso legislatore ha provato a inserire dei meccanismi per garantire una maggiore presenza femminile nei consensi elettorali. Purtroppo, in politica la parità di genere è ancora molto lontana.
In conclusione, i ‘maschi predatori’, forti del loro potere, se la ridono, mentre le donne faticano sempre di più ad affermare la loro personalità.