La manovra economica tra il nodo delle risorse e l’incognita del Patto di Stabilità


 

Il prossimo 4 settembre le forze di maggioranza si ritroveranno per discutere della costruzione della prossima legge di bilancio, uno dei fronti caldi che impegneranno il governo in autunno. I temi del confronto e i possibili ostacoli da superare

di Andrea Managò

AGI – Il 4 settembre le forze di maggioranza si ritroveranno a Palazzo Chigi per discutere della costruzione della prossima legge di bilancio, uno dei fronti caldi che impegneranno il governo in autunno assieme ai dossier su salario minimo, extraprofitti delle banche, Mes e migranti. Ad annunciare la riunione dal Meeting di Rimini è stato il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Sarà la prima occasione di confronto sul tema.

Proprio dal palco della rassegna romagnola nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha disegnato il perimetro entro cui muoversi: “Siamo chiamati a decidere delle priorità. Non si potrà fare tutto. Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi”.

Misure e risorse

Il governo di Giorgia Meloni punta a una manovra sui temi del lavoro, che renda strutturale il taglio del cuneo contributivo per i dipendenti (circa 100 euro netti in più al mese in busta paga) con interventi in favore dei ceti medio bassi, che risentono maggiormente del peso dell’inflazione, ancora al 5,9% a luglio, che erode capacità di spesa e risparmio.

Si lavora anche per sondare la possibilità di interventi a sostegno delle famiglie più numerose, quelle con almeno 3 figli, anche come forma contrasto alla denatalità. Sono attesi inoltre dei provvedimenti correttivi sulle pensioni, come l’ipotesi di una proroga di quota 103, ed estensioni delle norme sulla detassazione dei fringe benefit.

Il nodo però restano le risorse, che appaiono limitate. Fonti parlamentari ipotizzano una manovra da circa 25-30 miliardi di dollari, a fine settembre la nota di aggiornamento al Def chiarirà meglio l’entità dei fondi a disposizione. Solo per la conferma del cuneo contributivo serviranno circa 9-10 miliardi di euro, altri 5-6 dovrebbero essere riservati alle spese indifferibili.

Queste voci potrebbero monopolizzare metà della legge di bilancio, rendendo necessaria una selezione attenta degli altri provvedimenti. Difficile ipotizzare il ricorso a nuovo deficit, dopo la crescita della spesa pubblica negli anni della pandemia di Covid. Soprattutto nel momento in cui a Bruxelles si lavora alla riforma del patto di stabilità, con la proposta della Commissione che è stata presentata ad aprile che potrebbe essere discussa nella riunione informale dei ministri dell’Economia in programma a meta’ settembre. Come ha ricordato il ministro per gli Affari Raffaele Fitto: “Se non si trova un accordo sul nuovo modello di Patto di Stabilità il rischio è che subentrino le vecchie regole”.

Nel corso del prossimo mese potrebbero arrivare i primi decreti attuativi della delega fiscale, quelli che non comportano un impatto sui saldi di spesa. Per gli altri, a partire dalla riforma delle’Irpef con la riduzione del numero di aliquote e da quella dell’Iva per uniformarla alle norme Ue bisognerà prima trovare le coperture, servirebbero almeno 4 miliardi.

Anche in questo caso la Nadef è chiamata a chiarire il quadro. Alcune risorse potrebbero arrivare dalla spending review al costo dei ministeri, con i singoli dicasteri che sono chiamati a presentare una proposta entro il 10 settembre. Per il primo anno la sforbiciata potrebbe portare 300 milioni di euro.

Tra 10 giorni le forze di maggioranza potrebbero avanzare le proposte che ritengono prioritarie, poi partirà la mediazione, qualche intervento potrebbe restare fuori dalla manovra. Proprio Lupi avverte: “Non mi piace questo continuo sventolare di bandiere. Ognuno mette dei paletti ma abbiamo poche risorse che vanno gestite bene e concentrate su pochi temi”.

Il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, ribadisce: “Lavoro, sostegni alle famiglie e alle imprese e contrasto al carovita: questi i temi che saranno al centro della legge di bilancio”. Le opposizioni intanto provano a costruire un fronte comune a partire dalla manovra, dopo la proposta sul salario minimo, sottoscritta da tutte le formazioni a eccezione di Italia Viva.

“Siamo passati dalle promesse della campagna elettorale all’amara verità del ministro Giorgetti, senza risorse disponibili, la manovra di bilancio sara’ molto difficile”, incalza il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. Mentre l’ex premier Matteo Renzi calcola: “Ora che la situazione internazionale si e’ ingarbugliata, mancano 30 miliardi per fare la legge di bilancio”. Poi ipotizza: “All’orizzonte vedo solo tagli”.