La guerra nel cyberspazio


Il conflitto tra Russia e Ucraina presenta nuovi scenari inediti con la scesa in campo di Anonymus, famosissimo gruppo di hacker che si è schierato apertamente dalla parte degli ucraini, mandando in tilt con una serie di attacchi i servizi dei media russi, oltre ad essersi insediato all’interno della rete attraverso la cosiddetta strategia dello shout down

di Giuseppe Accardi

Nell’epoca della crisi economica, del covid-19, della digitalizzazione trova spazio, come se non bastasse, la fine della distensione tra i 2 blocchi globali e l’inizio delle ostilità sul suolo ucraino, eventi che promettono non poche conseguenze e ripercussioni, quanto meno in Europa.

L’invasione dell’esercito russo e il conseguente scoppio del conflitto, rappresentano soltanto la punta dell’iceberg, di un tira e molla diplomatico che da tempo ormai non riusciva più a garantire la tenuta del sistema da entrambe le parti. Le strategie messe in atto, i fondi, gli arsenali e i mezzi impiegati vanno al di là del semplice dispiegamento di forze belliche e di risorse militari ben addestrate. I nuovi conflitti del Terzo Millennio infatti, passano necessariamente attraverso un rinnovamento delle tecniche militari ed il passaggio ad una cosiddetta Guerra Ibrida.

Già da prima degli eventi a cui stiamo assistendo in queste settimane, era alto il livello di allerta in tutto il mondo per il rischio di attacchi ai sistemi informatici ed in numerose occasioni questi episodi hanno interessato il nostro Paese, mettendo in pericolo le nostre reti e il mondo da cui ormai dipende l’intera nostra vita, l’economia e il futuro.

Questo innovativo stile di attività belligerante, messo in atto da oriente a occidente, comprende oltre agli attacchi cybernetici, un ampio ventaglio di possibilità di azione, come attività economiche e diplomatiche, che vanno a completare e riconfigurare la dimensione della guerra in ottica moderna e non più convenzionale.

Singolare notare come già negli ultimi dieci anni è aumentato parecchio il numero di attacchi informatici di natura geopolitica ad infrastrutture e database dei singoli paesi, facendo innalzare il livello di cybersicurezza e la possibiltà di risposta alle iniziative degli hacker. Ciononostante i dati non sono confortanti, infatti circa il 65% degli attacchi totali negli ultimi anni proviene da Russia e Cina in primis e da USA a seguire e gli obiettivi sotto tiro sono risultati essere prevalentemente Europei. Gli Stati Uniti comunque hanno visto salire il trend di attacchi cyber-stranieri nel corso del 2021 a numerosi servizi e infrastrutture nazionali, come ad esempio l’oleodotto della Colonial Pipeland, preso di mira da un attacco Malwere straniero oppure le aziende Microsot e Solar Winds, sottoposte ad attacco per diversi mesi.

Adesso è il turno del conflitto Russo-Ucraino (NATO) che ci assicura nuovi scenari inediti di conflitto, con la scesa in campo di Anonymus, famosissimo gruppo di hacker che si è schierato apertamente dalla parte degli ucraini, mandando in tilt con una serie di attacchi i servizi dei media Russi, oltre ad essersi insediato all’interno della rete attraverso la cosiddetta strategia dello shout down.

Insomma ci troviamo di fronte ad una vera e propria faida, combattuta ad un livello altissimo soprattutto per quanto riguarda la tecnologia e l’innovazione. Le forze contrapposte assicurano di seminare il panico anche in Europa, utilizzando oltre ai TROLL, i cosidetti RANSOMWARE, ovvero software maligni capaci di criptare, di rendere inservibili, tutte le informazioni e tutti gli archivi elettronici, indispensabili ovunque quotidianamente. Tutto ciò non riguarda soltanto l’appartato militare o le amministrazioni pubbliche, non soltanto le grandi imprese ma anche i singoli individui e l’intera popolazione civile.

Quindi la nuova strategia messa in campo riguarda tutti noi, anche le piccole aziende, le famiglie e chiunque faccia un uso domestico delle risorse informatiche di impiego quotidiano.

La prudenza è d’obbligo e la cautela non è mai abbastanza, considerando anche che l’escalation del conflitto riflesso nel cyberspazio procede di pari passo con le attività militari attuate.

Dunque occorre essere pronti ad ogni tipo di eventualità perché, come ormai è chiaro, la tecnologia digitale è un arma di distruzione di massa e potrebbe sostituire le armi nucleari, nell’ottica di un conflitto planetario che non può e non deve mettere in discussione gli equilibri e la natura del nostro pianeta.