LA GUERRA DI TROIA


Di Galli Gabriele

Nella regione nord-occidentale dell’asia minore, la troade, attorno al 1200 a.C. si stanziò un popolo di origine indoeuropea, i Frigi, che assoggettarono tutte le città più importanti della regione Ilio (antico nome di Troia) compresa. Approfittando della debolezza dello stato ittita, la città di Troia formò una lega, che per motivi commerciali era vista con molta preoccupazione dagli achei (nome con cui Omero distingueva gli antichi greci). Furono questi i motivi che mossero l’attacco ellenico alla città più importante della lega rivale, scatenando un conflitto che coinvolse tutti i regni achei del mondo greco.

Secondo la tradizione greca la distruzione della città sarebbe avvenuta nel 1184 a.C., data abbastanza fedele alla realtà, visto che uno degli strati trovati dall’archeologo tedesco Schliemann, segnerebbe la distruzione della città per incendio in una data rintracciabile tra il 1220 a.C. e il 1200a.C..
Anche Alessandro Magno, che si considerava discendente di Achille in persona, visitò Troia nel 334 a.C. e vi eseguì sacrifici rituali. La città nuovamente distrutta nel 85-86 a.C. per aver parteggiato per Silla, fu ricostruita da Cesare attorno al 47 a.C. e da Augusto che teneva a collegare la sua stirpe con quella del troiano Enea.
L’ultimo caso in cui si parlò di Troia come una città viva risale al IV secolo d.C. quando fu innalzato un imponente tempio alla dea Atena dall’imperatore Giuliano.

La leggenda

La conquista della città, secondo la leggenda dell’Iliade omerica, sembra sia avvenuta da parte di una confederazione di principi greci, guidata dal re di Micene Agamennone.
Secondo la leggenda al banchetto per le nozze tra Peleo e Teti (i genitori di Achille) tutti gli dei dell’Olimpo erano stati invitati, tranne Eride, la dea della discordia, che per vendetta lanciò in mezzo alla sala del banchetto una mela d’oro su cui c’era scritto “alla più bella tra le dee”.
Era, Afrodite ed Atena rivendicarono il trofeo, e Zeus nell’incapacità di scegliere decise che tutte e tre dovessero andare sulla terra per sottoporsi al giudizio di Paride, figlio del re di Troia Priamo.
Il giovane Paride assegnò la mela d’oro alla dea Afrodite, visto che questa gli aveva promesso in dono Elena, la moglie di Menelao re di Sparta, famosa per la sua bellezza.
In seguito Paride fu inviato a Sparta dal padre come ambasciatore e conosciuta Elena nacque subito l’amore. La fuga dei due amanti causò l’ira di Menelao. Agamennone, fratello del re spartano, volle vendicare l’offesa subita, fece radunare un grande numero di navi per far vela verso le coste di Troia.
Dopo un lungo assedio la città fu distrutta e data completamente alle fiamme.

TROIA

Omero e l’Iliade

«Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.»

OMERO, Libro I, 1-9

Omero, il poeta a cui la tradizione attribuisce la stesura dell’Iliade e dell’Odissea, è una figura avvolta dal mistero; infatti ben sette città si contendevano l’onore di avergli dato i natali. In realtà la critica ha dimostrato che i poemi cosiddetti omerici, nella versione scritta che è giunta fino a noi, sono il risultato della stratificazione su nuclei tematici antichissimi, di brani di epoche diverse tramandati a voce dagli aedi.
Non per nulla essi contengono elementi di epoca Micenea accanto ad altri di epoche più “moderne e la lingua stessa è un miscuglio di dialetti di epoche e aree molto lontane nello spazio e nel tempo. Come prova della tradizione orale dei poemi è l’uso delle formule (ad es: il piè veloce Achille, Atena dagli occhi azzurri, ecc.) talvolta anche estese che costituiscono puntelli mnemonici per l’improvvisazione dell’Aedo.

 

TROIA
Iliade e realtà storica

L’Iliade, di almeno cinque secoli posteriore ai fatti, non canta tutta la guerra, ma solo un episodio che si svolge durante l’ultimo anno di assedio. Essa fa parte di una serie di poemi che narravano dell’intera vicenda, della distruzione della città (Ilioù Persis) e del ritorno degli eroi alle loro terre (Nostoì).
L’opera di Omero non è certo un racconto storico, bensì traveste episodi realmente accaduti con il mito, trasfigurandoli e ingigantendoli nella poesia. Difatti né il numero degli anni di guerra, né la quantità dei guerrieri corrispondono a realtà. Dal racconto sugli schieramenti fornitoci dal poeta nel “catalogo delle navi” si sarebbero fronteggiati 120000 Achei e 50000 tra troiani e loro alleati, quando invece le forze in campo non dovevano superare le poche migliaia di uomini.
Anche le origini della spedizione sono state mutate dal mito: con ogni probabilità la guerra scaturì dall’esigenza micenea di impadronirsi delle rotte che portavano il grano dal Ponto (l’attuale parte dell’Ucraina confinante col Mar Nero), scontrandosi con gli interessi dei troiani che già avevano sotto il loro controllo il Bosforo e i Dardanelli.
Al di là della bellezza del mito, quindi, l’Iliade testimonia che l’Egeo assistette ad uno scontro terribile tra due culture: quella occidentale (micenea) e quella orientale (troiana) per il predominio economico su un’area di vitale importanza. Il risultato di questa fu che una civiltà evoluta e fiorente, quella troiana, fu distrutta mentre l’altra, la micenea, ne fu talmente indebolita da subire quasi passivamente pochi decenni dopo l’invasione dei Dori.
Della realtà storica di questo scontro troviamo testimonianza in una tavoletta Ittita attribuita ad Hattusil II (1265.1235 a.C.) che parla di un potente re acheo che combatteva sul suolo asiatico nella terra del fiume Seha (la Troade appunto).
Ma più delle scarne evidenze archeologiche convince il fatto che, dopo la caduta di Troia, con ciclica ricorrenza civiltà diverse si affronteranno per il controllo sui crocevia commerciali dell’Egeo orientale. Solo con la circumnavigazione dell’Africa gli interessi commerciali su questa zona si ridurranno.
In conclusione la “Guerra di Troia” rappresenta il primo scontro tra Europa e Asia, che si riproporrà in epoche e con civiltà diverse, ma che vedrà sempre lo stesso vincitore, l’occidente.

Tratto da: www.arsebellica.it