Palestinesi via, riservisti richiamati, turismo azzerato, la moneta ai minimi storici: l’assedio di Gaza ha messo in crisi la startup nation
A un mese dall’orribile eccidio del 7 ottobre, che ha lasciato 1.400 persone uccise e oltre 200 ostaggi nelle mani di Hamas, Israele sta lottando non solo per eliminare i suoi nemici da Gaza ma anche per non fare andare sottosopra la sua economia.
Appena un mese fa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dipingeva un quadro a dir poco roseo di una nuova era di pace e prosperità, basata sulla sempre crescente accettazione di Israele nella regione. Oltreoceano gli faceva eco l’influente consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan, secondo il quale il Medio Oriente non era mai stato così tranquillo negli ultimi vent’anni. La realtà sul terreno odierno, con la guerra tra Israele e Hamas giunta ormai alla quarta settimana, con oltre 9.000 palestinesi uccisi, ci dice che quella narrazione è in frantumi.
Se gli attacchi aerei israeliani hanno portato alla distruzione di interi quartieri a Gaza e alla catastrofe umanitaria nei Territori occupati, inclusa una West Bank in via di sfollamento a causa delle violenze dei coloni, le conseguenze della guerra rischiano di avere un impatto duraturo anche sul Paese impegnato nella rappresaglia.
Le aziende e le startup arrivano da mesi di scontri con il governo e la guerra mette ancora di più in difficoltà il settore
L’economia congelata
La mobilitazione di un contingente di 360mila riservisti, in età da lavoro, ha causato gravi problemi in vari settori. Secondo quanto riporta Associated Press, i ristoranti e i negozi restano vuoti, le compagnie aeree hanno cancellato la maggior parte dei voli per Israele e i turisti sono in fuga. Una delle conseguenze più evidenti del conflitto è l’evacuazione di massa di civili dalle comunità lungo il confine di Gaza a sud e dal confine libanese a nord. Oltre 126.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie case e vengono ospitate in alberghi, centri comunitari e altre strutture in tutto il Paese.
A causa della mancanza improvvisa di manodopera nei territori più colpiti da Hamas, e con migliaia di immigrati palestinesi con permesso di lavoro che ora temono per la propria vita, molte aziende agricole sono andate in malora e al momento si contano oltre 60mila lavoratori sono in congedo non retribuito.
Fonte: https://www.wired.it/