Alla commemorazione in Polonia assente Donald Trump, bloccato dall’uragano Dorian, mentre Vladimir Putin non è stato invitato. Casellati: “È stata una devastazione alla quale tutto il mondo paga ancora un doloroso dazio”
La comunità internazionale ha commemorato l′80esimo anniversario dell’inizio della Seconda guerra mondiale con la Germania che, al più alto livello e con le parola più chiare, ha chiesto nuovamente “perdono” per il conflitto scatenato in Polonia durante la dittatura nazista e si è “inchinata” di fronte alle milioni di vittime.
Nelle commemorazioni, svoltesi in tre diverse zone della Polonia con la cerimonia centrale organizzata a Praga, è prevalso una spirito di riconciliazione favorito dai decenni di pace nel continente. Tuttavia sono emerse stonature con un accenno polacco alle riparazioni di guerra miliardarie che la Germania dovrebbe ancora pagare e con mancati inviti a due epigoni della storia passata e attuale.
Uno è Vladimir Putin, il presidente della Russia erede dell’Urss che coi nazisti si divise la Polonia e che alle cerimonie di oggi è stata accusata dal presidente polacco Andrzej Duda di “tendenze imperialiste”. E l’altro è Donald Tusk, che era stato invitato ma solo come ex-premier polacco e non quale presidente del Consiglio di quell’Unione Europea da cui il governo polacco prende spesso le distanze. Solo l’uragano Dorian è invece l’unica giustificazione per il terzo assente, ovvero il presidente americano Donald Trump, sostituito dal suo vice Mike Pence.
“Mi inchino di fronte alle vittime dell’attacco a Wielun. Mi inchino di fronte alle vittime polacche della dittatura tedesca. E chiedo perdono”, ha detto il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, ripetendo le tre frasi anche in polacco durante la cerimonia svoltasi nella cittadina polacca dove il primo settembre 1939, intorno le 4:40 del mattino, la Germania nazista compì un bombardamento con oltre mille morti che segnò l’inizio del conflitto mondiale.
Il “più grande e luttuoso conflitto che la storia dell’uomo ricordi: oltre 55 milioni di morti e una devastazione materiale e morale alla quale il mondo intero ancora oggi paga un dazio doloroso”, ha ricordato il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, a Varsavia per rappresentare l’Italia.
Da Westerplatte, la penisola sul Baltico bersagliata quel giorno da una nave tedesca, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha evocato la questione delle “riparazioni”: la guerra “non ha significato solo fuoco per le case polacche” ma “ha significato anche la morte delle speranze della Polonia” e “per questo dovremmo parlare di quelle perdite e dovremmo chiedere risarcimenti”.
Un nuovo calcolo dei danni sta per essere elaborato da una commissione parlamentare polacca e i media parlano di circa 800 miliardi di euro. Ma Berlino è ferma sulla propria posizione secondo la quale indennizzi di guerra alla Polonia sono esclusi in base a un accordo fra l’allora Urss e la Germania est degli anni Cinquanta anche per evitare che altri paesi come la Grecia battano cassa.
Dalla Germania è arrivata l’offerta di un luogo di ricordo: il presidente del parlamento tedesco Wolfgang Schaeuble ha parlato dell’idea di costruire un memoriale a Berlino anche per le vittime polacche della Germania nazista che ha già raccolto il sostegno di oltre 200 deputati e si spera che si possa raggiungere la necessaria maggioranza di 355.
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