Riceviamo e pubblichiamo il contributo del prof. Antonino Gulisano sull’aprovazione, da parte del Consiglio Europeo, del Recovery Fund.
Oltre l’Europa del Bilancio 2021 – 2017 i nodi da sciogliere per unirsi davvero quali sono?
Fino a settembre usciranno altre cinque puntate in cui, attraverso i dati e le date, spiegheremo come si sono create le fratture politiche, sociali e culturali che dividono gli Stati europei. Per capire i fenomeni oltre la cronaca e i luoghi comuni. Parleremo della disparità tra Germania Est e Ovest, il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, Cipro divisa in due, lo scontro tra Scozia e Inghilterra a causa della Brexit e lo stato di diritto in Ungheria e Polonia. La questione catalana.
Dopo cinque giorni e quattro notti di negoziato i 27 leader degli Stati membri hanno trovato un accordo sul bilancio dell’Unione 2021-2027 e sul fondo per alimentare la ripresa economica. Chi ha vinto? Tutti hanno vinto. E’ stata una vittoria di Austria, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi che hanno ottenuto molti più sconti sul pagamento del bilancio Ue, la diminuzione del numero dei sussidi (390 miliardi invece dei 500 inizialmente previsti) e un meccanismo di controllo sulle riforme presentate dai Paesi per accedere ai fondi (il “cosiddetto freno di emergenza” anche se non sarà così automatico come chiesto dal premier olandese Mark Rutte).È una vittoria anche di Francia e Germania, visto che fino a un mese fa sembrava impossibile far approvare un Recovery fund da 750 miliardi di euro, con quasi 400 di trasferimenti a fondo perduto. Sorridono Italia e Spagna che riceveranno più miliardi di euro del previsto, ma anche Ungheria e Polonia, soddisfatte per la decisione finale sul meccanismo volto ad impedire l’accesso ai fondi per quei paesi che, con leggi definite liberticide, non rispettano lo stato di diritto.
Alla fine l’unico vero sconfitto del negoziato è il bilancio pluriennale dell’Unione, più povero e striminzito: i vari programmi europei legati alla ricerca, alla sanità, all’innovazione, alla transizione ecologica e digitale sono stati ridotti in modo considerevole per far aumentare gli sconti dei già citati Stati “frugali”. Nei prossimi sette anni i Paesi Bassi otterranno 1921 milioni di rimborsi (+25% rispetto al precedente budget), la Svezia, 1.069 milioni (+62%), l’Austria 565 milioni (+120%) e la Danimarca 377 milioni di euro (+280%).
Cosa prevede l’accordo sul fondo per la ripresa economica? Il Next Generation Eu sarà di 750 miliardi.
L’Italia sarà il più grande beneficiario tra gli Stati Ue. Riceverà 208,8 miliardi di euro in tutto, di cui 81,4 tramite sussidi a fondo perduto (a cui va sottratta la cifra versata dal nostro paese nel bilancio europeo) e 127,4 di prestiti, mentre inizialmente la Commissione europea aveva proposto 173 miliardi di cui 81,8 miliardi di sussidi. Tradotto: l’Italia prenderà quasi 35 miliardi in più ma ci saranno meno sussidi (- 3 miliardi) e molti più prestiti (quasi 39 miliardi). Diventa così più difficile per il governo Conte rinunciare politicamente ai 36 miliardi in prestito del Meccanismo europeo di stabilità, visto che ne accetterà il triplo dal Next Generation Eu. Rimane quasi intatta la parte più grande del piano ovvero il Resilence and Recovery Facility da 560 miliardi che conterrà 312,5 miliardi di sovvenzioni. Sono questi i soldi che saranno dati direttamente agli Stati membri per finanziare le riforme e gli investimenti promessi dai vari governi nazionali.
Quanto sarà il bilancio Ue dei prossimi sette anni
Il bilancio dell’Unione europea per il 2021-2027 sarà in tutto di 1074 miliardi di euro (l’1% del Prodotto nazionale lordo dell’Unione), come proposto dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Una cifra di gran lunga inferiore dei 1300 miliardi di euro chiesti dagli eurodeputati nella sessione plenaria del Parlamento europeo dello scorso maggio. I Paesi frugali e la Finlandia avrebbero voluto diminuirlo ancora di qualche miliardo mentre l’Italia chiedeva fosse molto più corposo.
Cosa succederà ora? L’accordo dovrà essere approvato anche dal Consiglio e dal Parlamento europeo.
Il bilancio dell’Unione dovrà avere nuove risorse proprie, gli Stati non dovranno più godere degli sconti, bisognerà vincolare l’accesso ai fondi al rispetto dello Stato di diritto. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel durante la conferenza stampa dopo l’accordo ha detto che gli Stati hanno tenuto conto delle richieste del Parlamento europeo, ma come abbiamo visto gli sconti al bilancio sono aumentati e il vincolo al rispetto dello stato di diritto è stato annacquato.
Quindi l’Italia e Conte hanno vinto? Dobbiamo uscire da questa logica perché il Consiglio europeo non è una finale di Champions League, ma un accordo politico. L’Italia ha ottenuto più fondi ma ha dovuto concedere un possibile veto al Consiglio dei ministri dell’Unione europea sulle sue riforme. Ma è normale in un negoziato a 27.
I vari governi nazionali dovranno presentare alla Commissione europea un piano dettagliato su come intendono spendere questi fondi europei. La Commissione deciderà entro due mesi se meriterà di essere promosso in base a quanto rispetterà le politiche verdi, digitali e soprattutto le raccomandazioni fatte da Bruxelles in questi anni. Tradotto per l’Italia sì alla riforma delle pensioni, del lavoro, della giustizia, della pubblica amministrazione, dell’istruzione e della sanità. No a una nuova Quota 100.
I soldi, insomma, ci sono. L’Italia, secondo quest’ultima bozza del Recovery Fund sulla quale il Consiglio europeo ha concordato nelle prime ore della mattinata, riceverebbe 208,8 miliardi di euro – 81,4 a fondo perduto e 127,4 miliardi di prestiti – da dedicare all’implementazione delle riforme che seguano le “priorità” e le “raccomandazioni” dell’Unione Europea. Parliamoci chiaro: i soldi dedicati all’Italia sono una somma importante e sicuramente utile a sostenere il nostro Paese nell’attuale situazione di estrema difficoltà, ma è doveroso specificare quale sia il “prezzo” da pagare per noi italiani (e non solo).
Nulla nella vita è gratis, questa è una grande verità. E, oltre al fatto che parte di questi soldi siano a fondo perduto (quindi senza obbligo di restituzioni), il cosiddetto “freno di emergenza” potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio che Paesi come l’Olanda – notoriamente contraria al pacchetto – potrebbero usare contro Paesi come l’Italia al primo piccolo errore.
Più che cantare vittoria l’Italia deve rispondere a queste osservazioni:
1) I 208,8 miliardi di euro – 81,4 a fondo perduto e 127,4 miliardi di prestiti dobbiamo sapere quanto costa alla stessa Italia la partecipazione al Fondo, secondo il criterio della percentuale sul PIL;
2) I 127,4 mld sono prestiti cioè a debito, anche se a interessi agevolati, quindi sulle spalle degli italiani;
3) I Programmi da presentare devono essere coerenti per ammodernare le strutture dello Stato italiano nei settori della Sanità, Istruzione, Beni culturali e ambiente idrogeologico;
4) I fondi come sussidi vanno dedicati alla strutture pubbliche e per i beni comuni, e non come qualcuno ha avanzato, di destinarli alle imprese private senza condizioni;
5) Questa opportunità deve essere colta per abbattere il debito pubblico con l’istituzione del Fondo Patrimoniale e la creazione della moneta complementare o CCF per immettere liquidità immediata nel circuito produttivo e ripagarle tra due anni in attesa della disponibilità dei Fondi europei, che si prevedono nella primavera del 2021 e seguenti