La frociaggine bergogliana

ANSA/ALESSANDRO DI MEO


Doccia fredda per quanti avevano esaltato Bergoglio come leader globale della sinistra ecologista ed immigrazionista, che lo avevano prematuramente e impropriamente considerato un cattocomunista a metà strada tra Fidel Castro e Don Milani.

DA ROBERTO RIVIELLO

Sembrava ormai una parola espunta dal dizionario corrente e destinata solo al gergo delle peggiori combriccole di ultras o borgatari; tanto è vero che persino il pluridecorato generalissimo Vannacci nelle sue esternazioni omofobe non osa utilizzarla, limitandosi al termine più culturalmente corretto di “omosessuali”, comunque spiegando che non si tratta di persone “normali”. E invece è rispuntata, nella sua versione collettiva ed elevata a categoria (“frociaggine”), come riportato da Dagospia, in un discorso che papa Francesco ha rivolto ai suoi vescovi riuniti in assemblea: invitandoli a difendere la rettitudine morale dei seminaristi proprio tenendo fuori dai seminari quelli lì: i “froci” per chi non l’avesse ancora capito.

Non è la prima volta che tocca l’argomento, anche se nel 2018, sempre davanti ai vescovi della Cei, aveva scelto la parola meno urticante: “Se avete anche il minimo dubbio che siano omosessuali, è meglio non farli entrare”. Ma tant’è: Bergoglio non fa distinzione tra orientamento e comportamento sessuale, per cui non è solo in questione la castità a cui ogni seminarista deve attenersi nel rispetto delle regole, omosessuale o eterosessuale che sia. La questione è la devianza. La questione è l’omosessualità, anche solo accennata o apparente, figuriamoci poi se dichiarata. Gli omosessuali e quindi tutta la “frociaggine” in seminario non devono mettere piede; questo è il pensiero e questo è il volere del Santo Padre, infallibile secondo il dogma della Chiesa.

C’è poco da scandalizzarsi per una simile concezione che tutto sommato è in linea con il Codice di Diritto Canonico, che prevede le dimissioni dallo stato clericale per il chierico che si macchia del peccato della carne. Bergoglio, dunque, pur esprimendosi decisamente sopra le righe, si attiene alla dottrina ecclesiastica, così come quando dichiara la sua ferma opposizione all’aborto e al sacerdozio delle donne.

Se ne facciano una ragione quelli che sono rimasti profondamente basiti e delusi, ovvero gli stessi che in passato lo avevano esaltato in quanto difensore degli immigrati e teorico delle porte aperte, nonché sostenitore dell’ambientalismo al punto da scriverci, nel 2015, un’enciclica (Laudato Si’). Quelli, cioè, che ne avevano fatto un vero e proprio leader globale della sinistra ecologista ed immigrazionista, che lo avevano prematuramente e impropriamente considerato un cattocomunista a metà strada tra Fidel Castro e Don Milani, e che per tanto si aspettavano da lui anche una esplicita adesione all’ideologia Lgbtq.

Purtroppo per loro è arrivata invece, come una doccia fredda, la notizia che papa Francesco ha usato la parola scandalosa, e soprattutto l’ha usata per ostracizzare i seminaristi che avrebbero tale vizietto.

Sì è vero, il giorno dopo che la notizia era rimbalzata su tutti i media, è uscita la nota ufficiale del Vaticano in cui si chiede scusa nel caso che qualcuno si fosse sentito offeso, e si sostiene ambiguamente che il Papa aveva detto ma non proprio in quel modo e che nella Chiesa c’è posto per tutti e bla bla… Più o meno come fa il Vannacci, quando prima dice che gli omosessuali non sono normali e poi che la diversità per lui è una ricchezza (sic).

Fonte: Solo Riformisti