AGI – La Fed non cambia la sua politica monetaria ma la stretta sui tassi e sul Qe ora appare più vicina. La banca centrale Usa ha lasciato i tassi di interesse invariati tra lo 0 e lo 0,25% e non ha cambiato il livello attuale degli acquisti, che resta inchiodato a 120 miliardi di dollari al mese.
Tuttavia la banca centrale prevede di aumentare i tassi di interesse entro la fine del 2023, prima di quanto previsto in precedenza. È quanto emerge dal dot plot, il grafico che registra, ogni tre mesi, le previsioni che fa ciascun funzionario del Fomc della Fed, secondo il quale 13 banchieri su 18 hanno indicato che prevedono di aumentare i tassi a breve termine entro la fine del 2023, rispetto ai sette che si aspettavano tale risultato a marzo.
Il numero uno della Fed, Jerome Powell ha precisato che al Fomc “non abbiamo avuto nessuna discussione su un rialzo dei tassi su nessun anno, perché sarebbe stato ampiamente prematuro farlo. E i dot plot – ha aggiunto – non sono un grande previsore sulle future mosse, data l’elevata incertezza, vanno presi con cautela”.
Tuttavia Wall Street ha reagito male lo stesso, con tutti e tre gli indici che hanno chiuso in rosso, in particolare il Dow Jones a -0,77%, perchè gli investitori temono che il forte aumento dell’inflazione costringerà la Fed a rivedere i tassi e ad avviare il tapering, la riduzione del programma di acquisti, prima del previsto.
Lo stesso Powell ha ammmesso che “se l’andamento dell’inflazione o le aspettative di inflazione di lungo termine si muoveranno in modo notevole e persistente al di sopra i livelli coerenti con il nostro obiettivo, saremo pronti a modificare l’orientamento della politica monetaria”.
Sull’inflazione, il tema caldo del giorno, Powell si è soffermato a lungo, sostenendo che, dopo l’impennata del 2021 “ci attendiamo che l’inflazione si moderi”. A questo proposito Powell ha citato le nuove stime della Fed, la quale ha notevolmente modificato al rialzo le sue stime sull’inflazione di quest’anno ma ha anche stimato un calo fin dal 2022.
Per il 2021 la Fed ha rialzato le sue stime, portando l’inflazione dal 2,4% al 3,4%, mentre per il 2022 ha stimato un frazionale rialzo al 2,1% e per il 2023 ha previsto un’inflazione al 2,2%. “Se guardate alle nostre stime sul 2022 e sul 2023 – ha detto Powell – vedrete che ci attendiamo che vada verso il nostro obiettivo del 2%”. Powell, ha ribadito che i rialzi dei prezzi saranno “transitori”, ma non ha escluso che l’inflazione possa essere “più alta e persistente del previsto”.
“I fattori temporanei che hanno causato l’aumento di alcuni prezzi dovrebbero scomparire, riducendo la pressione inflazionistica” ha detto ancora Powell. Il quale comunque, notando una “tempesta perfetta di forte domanda e offerta limitata” per cose come le auto usate, ha detto ai giornalisti: “Pensiamo che abbia senso che si fermi e in effetti si inverta nel tempo”.
Tuttavia, “non siamo sicuri” dei tempi, ha aggiunto. La Fed ha anche rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita economica negli Usa quest’anno e per il Pil del 2021 ha indicato una crescita del 7% (contro il +6,5% di marzo), mentre per il 2022 ha confermato un +3,3% e ha rivisto al rialzo la previsione per 2023 da +2,2% a +2,4%.
Sul tapering Powell ha assicurato che “daremo un ampio preavviso” prima di rivedere il piano di acquisti di asset. Inoltre ha aggiunto che tra gli obiettivi della Fed, c’è quello di evitare di innescare una forte turbolenza del mercato, o “taper tantrum”, come quelle verificatesi nel 2013, quando la Fed annunciò l’intenzione di ridimensionare un simile programma di acquisto di obbligazioni.
Source: agi