La Fed alza tassi dello 0,25% e lascia intravedere la fine della stretta


 

Di Chiara Santilli fonte@ focusrisparmio.com/

Il termina rate resta al 5,1%: manca solo un altro aumento. Ma Powell gela i mercati: “Nessun taglio quest’anno”. E sulle banche: “Solide, ma effetti sull’economia”. Pil Usa rivisto al ribasso, inflazione al rialzo

Come atteso dai mercati, le turbolenze finanziarie innescate dalla crisi di Silicon Valley Bank rallentano il passo della Federal Reserve. Il Fomc ha infatti deciso all’unanimità di aumentare i tassi di interesse dello 0,25%, una mini-stretta con cui la banca centrale americana conferma la sua determinazione nella lotta all’inflazione senza però aggiungere ulteriore stress sui mercati. Il costo del denaro sale quindi in una forchetta fra il 4,75% e il 5%, ai massimi dal 2007, ma inizia a intravedersi la fine della cura, con il terminal rate che nelle previsioni dell’istituto è rimasto al 5,1%.

“Il sistema bancario americano è solido e resiliente, ma i recenti sviluppi si tradurranno probabilmente in più stringenti condizioni di credito per famiglie e imprese, e peseranno sull’attività economica, le assunzioni e l’inflazione”, sottolineano i governatori nel comunicato al termine della due giorni di riunione. Nonostante questo, “alcuni ulteriori rialzi dei tassi di interesse potrebbero essere appropriati” per far tornare nel tempo i prezzi all’obiettivo del 2%, compito nel quale la Fed resta “fortemente impegnata”. Esce quindi di scena la frase usata nelle precedenti otto dichiarazioni, in cui il Fomc definiva “appropriato” un “continuo aumento” del costo del denaro.

Il tasso terminale resta al 5,1%: manca un solo rialzo

Dal dot-plot, il grafico che ogni tre mesi registra le previsioni dei banchieri centrali, emerge infatti che il 2023 dovrebbe chiudersi con tassi di interesse al 5,1%: lo stesso livello dell’ultima stima di dicembre, indicativo del fatto che la maggioranza dei funzionari si aspetta solo un altro ritocco. Il grafico mostra anche che la stragrande maggioranza, 10 membri su 18, vede il peak rate al 5,1%, mentre appena 7 stimano che salga oltre. Alla fine del prossimo anno il costo del denaro dovrebbe calare al 4,3%, per poi scendere al 3,1% nel 2025.

Powell gela i mercati: nessun taglio quest’anno

Dopo una prima reazione positiva, gli indici di Wall Street hanno però terminato la seduta in ribasso. Il Dow Jones, il Nasdaq e l’S&P 500 hanno lasciato tutti sul terreno l’1,6%, sulla scia delle parole del presidente, Jerome Powell. Dopo aver rassicurato sulla solidità del sistema bancario, annunciato più controlli e garantito che la Fed userà tutti gli strumenti in suo possesso, il governatore della Fed ha infatti spiegato di non attendersi alcun taglio dei tassi quest’anno. Anzi, ha precisato, la banca centrale “non ha le mai legate” e se necessario alzerà il costo del denaro ulteriormente. Il presidente ha anche aggiunto che quanto accaduto nelle ultime due settimane dopo il crack di Svb potrebbe avere effetti sul potenziale di una soft landing e di non poter  escludere l’eventualità di una stretta creditizia.

Pil rivisto al ribasso, inflazione al rialzo

Infine, i banchieri della Fed hanno limato leggermente al ribasso le stime di crescita degli Stati Uniti per quest’anno e il prossimo, rispettivamente allo 0,4% e all’1,2%. E hanno incrementato quelle sull’inflazione al 3,3% nel 2023, dal 3,1% previsto dicembre, con l’indice core Pce al 3,6% dal 3,5%. Infine, la disoccupazione è attesa in calo nei prossimi mesi, al 4,5% dal 4,6%. “I recenti indicatori puntano a una modesta crescita nelle spese e nella produzione. Il mercato del lavoro ha accelerato negli ultimi mesi. Il tasso di disoccupazione resta basso e l’inflazione elevata. Valuteremo le informazioni che arriveranno e le loro implicazioni per la politica monetaria”, si legge nello statement.

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