AGI – Nell’immaginario collettivo Donna Franca Florio è poco più della silouhette disegnata da Giovanni Boldini nel 1924: eleganza e leggerezza, la ricchezza riflessa nella lunghissima collana di perle che porta al collo e lo sguardo divertito rivolto altrove.
Un’immagine che lei per prima, la moglie di Ignazio Florio, la regina indiscussa della belle epoque siciliana e una delle protagoniste di punta della scena mondana europea del tempo, fece di tutto per consegnare ai posteri. Ma che è lontana anni luce dalla realtà.
Prima che fosse Stefania Auci a farlo, con ‘L’inverno dei leoni’ il secondo capitolo dedicato alla saga dei Florio, era stata Anna Pomar, giornalista e scrittrice palermitana, a scavare nella vita di Franca Florio e a tirar fuori un formidabile ritratto. Studiando negli archivi e nell’emeroteca del Giornale di Sicilia che dava puntuale contezza della vita mondana dei Florio, ma soprattutto con lunghe conversazioni con Giulia Afan de Rivera, l’ultima della dinastia, Anna Pomar era riuscita a dare carne e sangue a una donna che prima ancora di essere protagonista di un’epoca di lussi era stata una madre travolta dal dolore e una moglie trascurata. Il dolore, soprattutto, di veder morire tre dei cinque figli avuti da Ignazio tra cui l’adorato ‘Baby Boy’, l’erede del nome.
“Questo libro ha visto la luce per la prima volta nel 1985 per l’editore Vallechi” racconta Marco Pomar, figlio di Anna, che è riuscito a riportare in liberia il volume per la collana Pickwick di Piemme (320 pagine, 13 euro), “ci lavorò per diversi anni e scelse la versione della biografia pura, ricca di dettagli, aneddoti e curiosità, la cui forza è riportare il clima e le sensazioni che si vivevano in quella Palermo“.
Ad affascinare la scrittrice, racconta il figlio, era stata una figura “capace di essere al centro dell’attenzione nazionale e internazionale”, volto di una famiglia “come a Palermo non ce ne sono più state“. “Anzi” aggiunge Pomar, “non c’è più stata una Palermo così al centro del Mediterraneo. Con la caduta dei Florio, Palermo ha perso un’occasione straordinaria: essere al centro delle politiche del mezzogiorno italiano e non solo, di essere un punto di riferimento culturale e imprenditoriale di tutta l’area mediterranea”.
Source: agi