La “Dama con l’ermellino”


Il governo polacco vuole nazionalizzare il dipinto che ritrae l’amante di Ludovico il Moro.
Non dovrà più muoversi dalla Polonia, né ora né mai, e per evitare di perdere quello che forse è il più grande capolavoro artistico del loro patrimonio nazionale le autorità di Varsavia stanno pensando ad acquistare la “Dama con l’Ermellino” di Leonardo da Vinci.
L’opera è un olio su tavola datato 1490 che misura 54,8×40,3 centimetri. Il soggetto rappresenta Cecilia Gallerani, la giovane amante del duca di Milano Ludovico il Moro, presso la cui corte Leonardo operava in quegli anni. Dal 1801 fa parte di una collezione privata, quella della famiglia dei principi Czartoryski, che meritevolmente la crearono in uno dei momenti più bui della storia polacca all’indomani della Terza Spartizione della Polonia, quando cioè il paese si trovava diviso tra Prussia, Russia ed Impero Asburgico.
Perché la Polonia vuole acquistarla
Considerazione vile ma necessaria: il prezzo. La Gallerani ed il suo ermellino complessivamente sono assicurati per 350 milioni di euro, se mai il denaro potesse esprimere il valore di uno dei quadri più famosi del Rinascimento e che in Polonia considerano addirittura superiore alla stessa Gioconda. La vendita potrebbe coinvolgere in realtà tutta la collezione, per un valore totale di due miliardi. Cifra quasi proibitiva per un qualsiasi erario pubblico alle prese con uno stato altalenante dell’economia.
Attualmente la Dama si trova esposta assieme al resto al Museo Nazionale di Cracovia, gestito dal ministero, mentre il legittimo proprietario dei tesori, principe Adam Karol Czartoryski, vive felicemente a Madrid. Non pare abbia dato segni di voler riprendersi, o trasferire all’estero, un patrimonio più che invidiabile ma comunque ingombrante, ma ad ogni modo il governo vuole sentirsi sicuro. Non è solo questione di introiti legati al turismo, quanto piuttosto di prestigio. Ad ogni modo non sarà una cosa né facile né scontata. Marian Wolski, il presidente della Fondazione Czartoryski ed in quanto tale direttamente responsabile della faccenda, ha già fatto sapere che l’acquisto potrà incontrare ostacoli di carattere legale, a partire dal fatto che la collezione è per statuto unica ed indivisibile. Gli Czartoryski hanno imparato bene la lezione della Terza Spartizione della Polonia.
Chi è la giovane Cecilia, che Ludovico volle per sè anche in pittura
A guardarla bene in volto, si vede che è davvero giovane. Ed in realtà era poco più di una bambina, Cecilia Gallerani, quando divenne amante di uno degli signori più potenti dell’Italia e soggetto dei quadri del più grande genio del Rinascimento. Troppo onore, forse, e troppo presto, anche se la posa in cui la ritrae Leonardo è quella di una vera dama di corte, ed infatti è con questo attributo che Cecilia è entrata nella storia dell’arte universale.
Il suo passo verso il letto ducale di Ludovico il Moro, signore di Milano, lo compie Il 26 giugno 1489, quando la cugina Bianca di Pietro Gallerani viene impalmata da un cortigiano di Alfonso D’Aragona. Nella sottile politica matrimoniale dell’epoca, più importante di cento guerre, voleva dire che si rafforzava l’asse tra Milano e Napoli. A rimetterci erano invece i fiorentini tradizionali amici dei napoletani ma invisi ai milanesi per il controllo delle romagne e, in alcuni periodi, della stessa Lucca. Anche la Chiesa era adesso in posizione più debole.
Ferrante d’Aragona, re di Napoli e zio di Alonso, suggellò la nuova stagione insignendo il Moro dell’Ordine dell’ermellino, riconoscimento di gusto francese ereditato dagli Angiò, prima di aprire una crisi con il Papa cui non volle più pagare l’annuale tributo – altamente simbolico ma pur sempre il riconoscimento di un rapporto feudale con il Soglio di Pietro – di una cavalla bianca. Ma lo Sforza, che nel nome e nel sangue aveva l’attitudine a prendersi quel che voleva, si tenne anche la giovane Cecilia, appena sedicenne (la cosa all’epoca non era minimamente scandalosa): la famiglia di lei, che lui aveva esaltato con quel matrimonio illustre, gli doveva pur qualcosa.
Ludovico pare fosse preso da vero amore, o almeno da autentica passione. Se per convenienza politica si apprestava ad unirsi ad un’Este, era a Cecilia che volgeva i suoi pensieri, o almeno riservava le sue attenzioni più personali. E la volle immortalare grazie alla mano del più grande pittore dell’epoca, Leonardo da Vinci, giunto a Milano per ripararsi dalle cattiverie di Firenze ed impegnato a progettare canali per l’Adda e realizzare fantasiose feste per la corte.
Nel quadro, che pure mostra una pecca nella leggera sproporzione della mano con cui la donna tiene l’ermellino (o forse una faina lombarda), Cecilia veste alla spagnola, guarda verso un orizzonte che non si vede e appare eterea oppure, senza volersi far prendere da suggestioni, enigmatica con un sorriso appena accennato che sarà un giorno quello della Gioconda ma già è anche del San Giovanni Battista.
Amore intenso, quello del Moro, per una giovane donna che appare delicata ma anche profonda conoscitrice delle cose del mondo. E a veder bene, se l’ermellino veniva descritto dallo stesso Leonardo come creatura gentile ed innamorata del proprio manto immacolato, forse la citazione della faina si potrebbe attagliare meglio a chi, pur bambina, si trova a dover giocare sulla pericolosissima campana di una corte rinascimentale.
La storia ci dice anche che non durò a lungo: il Moro dovette sposarsi nel giro di un paio d’anni per dare eredi maschi alla casata, e lei fu allontanata. Non prima di aver messo al mondo un bastardino e di aver ottenuto come riparazione due cose: il titolo di duchessa di Saronno ed un palazzo nel centro di Milano. Nel 1492 sposò il Conte Carminati e si ritirò nei pressi di Cremona. Poi, da vera donna di mondo, non dette più notizie di sè fino alla morte nel 1523. Il Moro l’aveva preceduta di molti anni, finendo i suoi giorni in una prigione francese per ordine dui Luigi XII. I cui soldati, arrivati a Milano, non avevano risparmiato nemmeno una scultura di Leonardo.
La “Dama” e le altre 19 opere di Leonardo fuori dall’Italia
Fuori dai confini italiani, la Dama e il suo ermellino sono ‘in buona compagnia’: in tutto sono 20 – di cui due di ancora incerta attribuzione – le opere di Leonardo che si possono ammirare in musei e gallerie estere, contro le 9 conservate in Italia. Il primato va alla Francia con otto opere esposte al Louvre, un dato che non sorprende se si considera che in terra d’oltralpe il genio fiorentino visse dal 1517 fino alla sua morte nel 1519, lavorando per il re Francesco I. Dalla celeberrima “Monna Lisa” conservata al Louvre alla Madonna Litta esposta all’Hermitage di San Pietroburgo, ecco le 20 opere di Leonardo in bella mostra nei musei più visitati al mondo.
di di Nicola Graziani e Sonia Montrella – fonte: https://www.agi.it/