Nella riunione della Bce di settembre non c’è stato solo il rialzo dei tassi, ma anche un allarme doppio sul futuro dell’Eurozona. I 2 avvertimenti riguardano crescita e inflazione.
Cosa resta della riunione Bce che ha portato i tassi al 4,50%, record assoluto?
Almeno 2 allarmi per il prossimo futuro dell’Eurozona. Oltre a una valanga di critiche – in primis dal Governo Meloni – per la stretta che sta colpendo famiglie e imprese soprattutto in termini di rate dei mutui e costi dei prestiti.
Sebbene il documento finale sulla decisione di settembre – come sottolineato più volte in conferenza dalla stessa Lagarde – lasci intendere che quello appena deciso potrebbe essere l’ultimo rialzo dei tassi, da mantenersi per un lungo periodo, gli scenari che si sono aperti per la regione a moneta unica non sono proprio ottimisti.
I motivi sono almeno due e riguardano un doppio allarme trapelato, nemmeno troppo velatamente, dalla riunione Bce del 14 settembre: la crescita è e sarà debole e l’inflazione (con i tassi) sono a rischio rialzo. Con queste premesse, cosa sta per accadere in Eurozona? Un’analisi.
L’Eurozona verso la recessione? Allerta dalla Bce e non solo
Il messaggio a breve termine che ha accompagnato la decisione di un altro rialzo dei tassi da parte della Bce è stato molto cupo. Lagarde, infatti, ha ammesso che la crescita sarà “molto, molto lenta” e le previsioni hanno riconosciuto che l’economia potrebbe addirittura essere sull’orlo di una contrazione.
Il pericolo per la Banca centrale europea è che gli avvertimenti da parte di funzionari più accomodanti secondo cui l’aumento deciso era in realtà eccessivo si rivelino corretti, rischiando di portare l’Eurozona dritta verso la recessione.
“I tempi difficili sono adesso”, ha detto Lagarde ai giornalisti, spiegando che era necessario un ulteriore inasprimento “non perché vogliamo forzare una recessione, ma perché vogliamo la stabilità dei prezzi”.
La speranza è che il 2024 sia comunque un anno migliore. Nel frattempo, però, le proiezioni aggiornate sul Pil non hanno lasciato dubbi: rispetto alle stime di giugno, la crescita è stata rivista al ribasso.
Nel grafico rielaborato da Bloomberg è chiaro il peggioramento dello scenario. In blu ci sono le previsioni sul Pil di giugno, in rosso quelle di settembre. Sono tutte più basse:
L’Italia ha subito suonato l’allarme. “Questa nuova decisione – presa credo a maggioranza, e quindi osteggiata da alcuni – non credo aiuterà la ripresa economica dell’Europa”, ha detto all’Ansa il ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso. “La Germania è già in gran parte in recessione, e con essa anche altri paesi legati al sistema tedesco, come i Paesi Bassi”.
Skylar Montgomery Koning, direttore della strategia macro presso Globaldata TS Lombard ha commentato:
“Si tratta di un contesto di stagnazione e la Bce lo sta finalmente riconoscendo. Penso che il pensiero di questo mese sia stato: o aumentiamo adesso, o forse perdiamo l’opportunità di fare un aumento finale perché i dati si deteriorano molto – e vogliamo segnalare al mercato che continueremo a puntare al rialzo per un periodo più lungo.”
Peter Praet, ex capo economista della Bce, ritiene che l’aumento dei tassi di 25 punti sia giustificato.
“La Bce è in una posizione molto difficile perché ci sono pressioni stagflazionistiche, quindi nessuna crescita – una piccola crescita – e inflazione”. Ma l’esperto ha anche aggiungo che la banca centrale è troppo ottimista sull’espansione economica.
Ann-Katrin Petersen, stratega di BlackRock Investment Institute ha commentato che l’aumento senza precedenti dei tassi di 4,5 punti percentuali da parte della Bce rispetto allo scorso anno, unito all’indebolimento dell’economia cinese e alla riduzione delle scorte dei produttori europei “rende probabile una recessione nei prossimi trimestri”.
“È stato un errore politico aumentare nuovamente i tassi”, ha affermato Martin Wolburg, economista senior di Generali Investments Europe. Ha detto che le previsioni di crescita della zona euro abbassate dalla Bce allo 0,7% quest’anno e all’1% l’anno prossimo sembrano ancora “troppo ottimistiche” e una sorpresa negativa di fine anno può ancora palesarsi.
Senza addentrarsi in analisi esterne, quel che è emerso è un allarme proprio della Bce sulla crescita. Questo è uno dei problemi che l’Eurozona dovrà cercare di affrontare a breve.
Attenzione all’inflazione. Può ancora salire per la Bce
L’altro allarme riguarda proprio l’inflazione. L’avvertimento è chiaro: molti dei decisori più aggressivi della Banca Centrale Europea ritengono che i tassi di interesse potrebbero aumentare nuovamente a dicembre se i salari continueranno ad aumentare rapidamente e l’inflazione si dimostrerà più vischiosa del previsto.
Alcune persone coinvolte nella riunione di politica monetaria di giovedì hanno confidato al Financial Times che, se l’inflazione fosse superiore alle previsioni, la porta sarebbe ancora aperta per aumentare nuovamente i tassi quando la banca centrale aggiornerà le sue proiezioni a dicembre.
Giovedì la Bce ha rivisto al rialzo le sue previsioni di inflazione per quest’anno e per il prossimo – nel 2024 sarà superiore al 3% – principalmente sulla scia dell’aumento dei prezzi dell’energia, mentre ha previsto che la crescita dei prezzi al consumo rallenterà sul 2,1% solo entro la fine del 2025.
Tuttavia, i politici hanno sottolineato l’incertezza su quanto velocemente le pressioni sui prezzi si attenueranno, soprattutto perché la crescita dei salari continua ad accelerare in gran parte dell’Europa – una questione segnalata dal capo economista della Bce Philip Lane durante la riunione di questa settimana.
Lane ha sottolineato, per esempio, i recenti accordi con i sindacati olandesi affinché i lavoratori ricevano aumenti salariali di almeno il 10%.
Christine Lagarde ha dichiarato giovedì che il contributo del costo del lavoro all’inflazione dell’Eurozona è aumentato nei tre mesi terminati a giugno.
La retribuzione per dipendente è aumentata del 5,5% nel secondo trimestre rispetto all’anno precedente, avvicinandosi al livello record. Ciò ha contribuito a spingere l’inflazione nel settore dei servizi, dove il lavoro rappresenta una parte importante dei costi complessivi.
Senza dimenticare che gas e petrolio sono in aumento, oscurando quindi il percorso di raffreddamento dei prezzi. Questo è quindi il secondo allarme lanciato dalla Bce. Un’inflazione traballante e incerta oscura il ritorno alla normalità.
Di Violetta Silvestri – fonte: https://www.money.it/