Korale”, un vino contro la violenza di genere in Calabria


Cosenza, 4 mar. – “Quando abbiamo deciso di unirci per progettare la nostra prima bottiglia era da poco stata uccisa Marisa Leo. E allora abbiamo unito le forze e quello che di meglio sappiamo fare, il vino, per dire basta ad una strage quotidiana che è il frutto di una regressione della società”, ha detto Vincenza Alessio Librandi, delegata delle Donne del Vino in Calabria.
“Korale”, il nome scelto dall’associazione, ha però in sé una storia da raccontare. E’ prima di tutto un vino “corale” perché frutto dalla collaborazione di 10 produttrici calabresi: ognuna ha contribuito con il suo rosso migliore, creando un blend che nasce dalla lavorazione di 6 vitigni autoctoni. Ci sono poi la Calabria e la Magna Grecia all’interno di questa bottiglia: corale diventa “Kora-le” perché in greco antico “kora” era la donna, la fanciulla. E “Kora”, era proprio uno dei nomi con cui era invocata la dea Persefone: era lei a guidare – secondo il mito – l’alternarsi delle stagioni per la crescita dei frutti. Per sei mesi all’anno costretta da Ade a vivere negli inferi, riusciva a liberarsi per rendere fertile la terra, grazie all’aiuto della madre Demetra. E’ per questo che nell’etichetta è riprodotto il profilo del volto di una delle tante statue ex-voto a lei dedicate, di cui la Magna Grecia era ed è costellata. Ma fra gli obiettivi di questa bottiglia obiettivi c’è anche il diffondere la cultura della sostenibilità, non solo nelle fasi di produzione dei singoli vini ma anche del packaging: sono state usate bottiglie più leggere e sottili, per pesare meno sull’ambiente, tappi 100% riciclabili, per minimizzare l’impronta di carbonio, etichetta realizzata con fibre riciclate, in nome dell’economia circolare.