Joseph Priestley e la scoperta dell’ossigeno 


 

 

Di Nicolò

Storia della Chimica: le Scoperte di Joseph Priestley

L’ossigeno è un elemento fondamentale per la vita. Quasi ogni organismo vivente ne ha bisogno per funzionare, e persone il fuoco ha bisogno di ossigeno per bruciare.

Invisibile, inodore e insapore, l’ossigeno ci circonda. È presente dal momento in cui facciamo il primo respiro al momento in cui esaliamo l’ultimo. Gli studiosi situano la comparsa dell’ossigeno sul nostro pianeta intorno a 3 miliardi di anni fa.

Non è quindi strano affermare che sia stato scoperto?

Eppure è solo di recente che questo elemento essenziale per la vita, sia in acqua che sulla terra, e necessario alla combustione, è stato realmente individuato e compreso dall’uomo.

È grazie al genio di Joseph Priestley che oggi possiamo ricevere un supplemento di ossigeno nei reparti di rianimazione e cure intensive, che possiamo fondere i metalli o tagliarli, o più semplicemente che ci è permesso dopo una lunga giornata difficile, goderci una bibita gassata fresca (molte di queste cose erano possibili già prima della scoperta dell’ossigeno, ma l’individuazione di questo elemento ha consentito di portare il tutto a un altro livello)!

Joseph Priestley era senza dubbio un uomo fuori dal comune. Celebre per le sue intuizioni scientifiche (sia quelle legittime, sia quelle che furono in seguito smentite) e per le sua relazione alla fede, che cercò per tutta la vita di conciliare alla scienza.

Ma fu davvero Priestley a scoprire l’ossigeno?

Per rispondere a questa domanda e comprendere la figura enigmatica di questo scienziato, Superprof ti accompagna in una breve biografia di Priestley.

Joseph Priestley: una breve biografia

Joseph Priestley fu un chimico e filosofo inglese che visse nel XVIII secolo.

Joseph Priestley nacque il 24 marzo 1733 nello Yorkshire. La madre ebbe difficoltà nell’affrontare la maternità, e fu così che il primogenito Joseph fu mandato a vivere dal nonno quando aveva soltanto un anno. Alla morte di sua madre, gli fu permesso di far ritorno alla casa di famiglia ma, quando suo padre si risposò, fu rimandato via, questa volta per vivere con una zia.

Benestanti e senza figli, la zia Sara e il marito si presero cura del bambino. La donna notò fin da subito le raffinate capacità intellettuali del nipote, e così, per coltivare la sua intelligenza, cercò per lui la migliore educazione possibile. Sara desiderava profondamente che Joseph entrasse a far parte di un ordine religioso.

E la religione giocò in effetti un ruolo essenziale nella vita del giovane.

La famiglia in cui era nato era separatista, e Joseph era stato cresciuto secondo i valori calvinisti. Le sue credenze religione rischiarono di costargli la vita quando si ammalò gravemente. A 16 anni, credeva seriamente che avrebbe dovuto convertirsi al cristianesimo per salvare la propria anima, ma temeva di non avere abbastanza tempo per rendere la conversione effettiva prima di morire.

Sopravvisse alla malattia ma le sue credenze religiose subirono un duro colpo. Gli fu proibito di diventare un membro della chiesa e rinunciò a qualsiasi idea di ricoprire un ruolo al suo interno.

Tuttavia, dal momento che era aveva raggiunto un livello avanzato nella sua educazione religiosa, continuò gli studi nonostante un colpo di scena.

Il libro che definì il suo cammino era Observations on Man, scritto da David Hartley. Questo libro rivoluzionò il pensiero di Priestley riguardo alla religione, la filosofia e la psicologia. Lo scienziato dedicò infatti la sua vita a alla ricerca di prove scientifiche di aspetti morali e religiosi.

Per raggiungere quell’obiettivo, Priestley cambiò idea (nuovamente), dedicandosi irrevocabilmente al ministero.

Priestely e la chimica: tra religione, filosofia e politica

Solitamente più gli scienziati avanzano nelle loro ricerche, più si allontanano dalla teologia e dalla religione. Priestley invece fece esattamente il contrario: diventò scienziato per fornire prove tangibili dei dogmi religiosi. Questo lo espose ovviamente a molte critiche da parte della comunità scientifica laica.

Il suo primo incarico, dopo aver ottenuto la laurea alla Daventry Academy, fu tutt’altro che piacevole. Lavorò infatti come libero predicatore in un piccolo paese con una congregazione oltraggiata dalle sue idee religiose contrarie alla chiesa ufficiale inglese, dal momento che Priestley non credeva nella trinità. I suoi concittadini iniziarono a disprezzarlo per i suoi punti di vista. Presto smisero di venire in chiesa e di fare donazioni.

Le cose stavano andando male; persino sua zia, che aveva promesso di supportarlo se fosse diventato predicatore, ritirò il suo supporto quando scoprì che non sosteneva più il Calvinismo.

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Tre anni dopo il licenziamento dal suo primo poso di lavoro, Priestley trovò una nuova posizione. Questa volta, la congregazione locale non sembrava prestare particolare attenzione alle sue credenze — o forse il giovane predicatore aveva imparato a moderare le sue opinioni. In ogni caso, fu decisamente più produttivo rispetto all’incarico precedente.

Priestley fondò una scuola, cosa che aveva desiderato a lungo, e vi insegnò filosofia naturale. Per rendere le lezioni più interessanti, comprò equipaggiamenti scientifici, dando vita a un laboratorio, seppur primordiale. Fu in questa fase che scrisse la sua celebre opera The Rudiments of English Grammar.

Questo volume fu così efficace nel distinguere la grammatica inglese da quella latina che suscitò l’interesse degli accademici della Warrington Academy. Gli fu presto offerto un posto da insegnante, e fu qui che le cose si fecero davvero interessanti per Joseph.

Contrariamente a Rosalind Franklin, che venne per lo più ignorata dalla comunità scientifica nonostante la scoperta della struttura a doppia elica del DNA, le posizioni di Joseph Priestely furono molto discusse nei circoli scientifici, religiosi e politici.

Chissà come sarebbe seguire lezioni chimica con Priestley?

Il lavoro di Priestley: la scoperta dell’ossigeno

Una maggiore conoscenza dell’ossigeno avrebbe permesso negli anni grandi progressi anche in campo medico.

Warrington, con il suo fermento intellettuale e accademico, era conosciuta come l’Atene del Nord. Joseph e il suo fiero intelletto riuscirono a integrarsi facilmente.

Faceva lezioni di anatomia e continuava i suoi studi in scienze naturali. Quando espresse la volontà di scrivere un libro sulla storia dell’elettricità, i colleghi organizzarono un incontro con le menti più brillanti del settore. Durante una visita di Benjamin Franklin, fu incoraggiato a condurre esperimenti.

Iniziò così la fase sperimentale delle sue ricerche.

Entro il 1774, Priestley aveva pubblicato diversi libri su numerosi argomenti, che andavano dalla politica alla teologia, dalla filosofia alla storia, senza dimenticare ovviamente la scienza. Così, quando il primo volume degli Esperimenti e osservazioni sui diversi tipi di aria fu pubblicato, gli accademici se lo accaparrarono avidamente… per poi rimanere perplessi davanti al suo contenuto.

Alcuni pensarono che potesse affrontare questioni di fisica mentre altri credettero che fosse stato scritto per i chimici. Altri ancora lo considerarono un monito per i politici dell’epoca per quanto riguardava il progresso scientifico.

Nonostante la confusione con cui fu recepito, il lavoro sottolineò diverse scoperte, tra cui:

L’ossido di diazoto (chiamato aria nitrica nell’opera)

Il cloruro di idrogeno (aria acida marina)

L’ammoniaca (aria alcalina)

L’ossigeno (aria deflogisticata)

L’aria “deflogisticata” era un elemento completamente nuovo per lui, ma, dal momento che stava per iniziare un viaggio in Europa, non ebbe tempo di indagare ulteriormente.

Mentre si trovava a Parigi, ripeté l’esperimento che lo condusse a quella scoperta in presenza del chimico francese Antoine Lavoisier, che fece in seguito altri esperimenti su questa nuova “aria”. Nel frattempo, in Inghilterra, Joseph riparò il suo laboratorio per condurre a sua volta altri esperimenti.

Concentrando i raggi solari su un blocco di ossido di mercurio solido a temperatura ambiente, generò una quantità di questa aria, che poi testò sui topi. Contrariamente alle aspettative, i topi non morirono, così anche lui provò ad inalarne un po’. Scoprì così che non solo poteva respirare meglio, ma che la nuova aria bruciava anche meglio.

Queste scoperte finirono nel secondo volume dei suoi Esperimenti e Osservazioni sull’Aria, nel quale incluse anche una prefazione sull’importanza di queste scoperte per la religione. Sempre molto meticoloso nel registrare ogni passaggio dei suoi studi, raccolse nel volume tutti i dettagli delle sue scoperte, lasciando le implicazioni più profonde sulla scoperta dell’ossigeno per il terzo volume, che venne pubblicato nel 1777.

Proprio le date di pubblicazione rendono difficile sapere con esattezza chi scoprì l’ossigeno per primo.

Sia Lavoisier che un farmacista svedese chiamato Carl Scheele possono rivendicare la scoperta — le registrazioni mostrano che Scheele riuscì infatti a isolare il gas per primo, ma pubblicò la sua scoperta dopo Priestley. Lavoisier fu il primo a descrivere l’ossigeno come aria purificata, superando la teoria del flogisto.

In un certo senso, Joseph Priestley ricevette il riconoscimento per una scoperta di Scheele, fatto abbastanza comune nella scienza, come avrebbe scoperto a sua spese anche Marie Curie.

Gli ultimi anni di Joseph Priestley

Priestley fu una figura molto contestata dalla società inglese dell’epoca, al punto che dovette lasciare il paese con la famiglia (Ritratto di Ernest Board).

Priestley volle vedersi legittimamente riconosciute altre scoperte, ad esempio quella sull’importanza dell’ossigeno nel sangue.

Sebbene il lavoro di Lavoisier l’avesse ormai completamente smentita, Joseph Priestley si aggrappò tenacemente alla teoria del flogisto. La sua testardaggine gli costò la stima della comunità scientifica. Una volta ricercato per la sua mente brillante, Priestely era ora al massimo tollerato, talvolta insultato e deriso.

Lui e il suo protettore Lord Sherlburne finirono per litigare. Se le ragioni non sono chiare, gli effetti lo sono decisamente di più: non più benvenuto nei circoli scientifici, accademici, religiosi o filosofici, e senza un’ala protettrice sotto cui rifugiarsi, Priestley dovette lasciare la città.

Lui e la sua famiglia si trasferirono a Birmingham, dove vissero felici per dieci anni… prima di dover fuggire per salvarsi la vita.

L’insistenza dogmatica di Priestley sulle sue visioni politiche e religiose non si sposava bene con le opinioni della maggioranza, che si erse contro di lui in uno spettacolo terrificante di violenza passato alla storia come i Priestley Riots. Spinta dai pochi amici rimasti, la famiglia fuggì negli Stati Uniti, dove Priestley trascorse il resto della sua esistenza.

Alcuni suoi detrattori suggeriscono che dovrebbe essere più conosciuto per la sua pedagogia e i suoi contributi alla grammatica inglese che per un qualsiasi risultato scientifico.

La sua filosofia personale fu di impatto. Molte delle sue idee sopravvissero nella filosofia utilitaria, una dottrina sviluppata, tra gli altri, da Herbert Spencer e John Stuart Mill.

Fonte: superprof.it/