IUS SOLI COME CITTADINANZA EUROPEA


IUS SOLI COME CITTADINANZA EUROPEA

di Antonino Gulisano

L’Italia si divide sia sul principio che sulle varie forme possibili. Ma di cosa stiamo parlando? Ius soli, dal latino, significa “diritto del suolo” e, dal punto di vista giuridico, significa ottenere la cittadinanza di un Paese solo per il fatto di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.
In questi giorni si è riacceso il dibattito sul tema dello ius soli per acquisire la cittadinanza italiana. Lo ha riaperto il Presidente del Coni, dopo le numerose vittorie alle Olimpiadi di Tokyo ottenute dall’Italia grazie alle prestazioni di suoi figli non bianchi, come Marcell Jacobs o Fausto Desalu.
Un principio, valido nella forma più integrale in alcune nazioni come l’Argentina o gli Usa o in forme più limitate in altre come la Francia. Lo ius soli si contrappone allo ius sanguinis attualmente vigente in Italia. Lo ius sanguinis come principio giuridico prevede che la cittadinanza si acquisisca per nascita da un genitore oppure grazie al fatto di avere un antenato cittadino italiano.
In paesi come l’Argentina, il Canada e gli USA hanno adottato la forma integrale dello ius soli. In queste nazioni la ragione di fondo va cercata nella loro origine coloniale, si tratta di grandi paesi territoriali, che hanno la possibilità di ripopolarsi con nuovi immigrati, per ricambiare un popolo indigeno.
La normativa attuale della cittadinanza italiana si basa, come detto, sul principio dello ius sanguinis (diritto di sangue), in base al quale il figlio nato da padre italiano o da madre italiana è italiano. Un principio valido anche per l’adozione internazionale: un bimbo straniero adottato da una coppia italiana acquista subito la cittadinanza. Gli stranieri possono però ottenere la cittadinanza italiana se in possesso di determinati requisiti: per matrimonio (i casi sono espressamente specificati dalla legge); per “residenza italiana”, ma con limiti ben definiti e, infine, se lo straniero è nato in Italia e vi risiede legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, in questo caso può chiedere la cittadinanza italiana entro un anno dal suo diciottesimo anno d’età. La legge di riferimento è la numero 91 del 5 febbraio 1992, successivamente modificata dalla legge 94 del 2009, e ulteriori regolamenti.
Le proposte di modifica della legislazione vigente in materia presentate alla Camera sono tre.
Proposta Boldrini. Il testo modifica l’attuale normativa aggiungendo la possibilità di acquisire la cittadinanza da parte di “chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno, al momento della nascita del figlio” e “chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è nato in Italia”. In questi casi, la cittadinanza si ottiene a seguito di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore. La proposta, a prima firma Boldrini, introduce anche lo ius culturae.
Proposta Polverini. Il testo Polverini si concentra solo sullo ius culturae per i bimbi stranieri che abbiano concluso un ciclo di scuole primarie. Recita il testo: “Lo straniero, nato in Italia e che abbia completato il corso di istruzione primaria secondo la disciplina vigente risiedendovi legalmente fino a tale data, diviene cittadino mediante dichiarazione resa in qualunque momento. Qualora si tratti di minore, la dichiarazione è resa dal soggetto che esercita la potestà dei genitori secondo l’ordinamento dello Stato di origine”.
Proposta Orfini. Il testo del deputato dem prevede uno ius soli temperato, ovvero disciplina l’estensione dei casi di acquisizione della cittadinanza per nascita per i bimbi nati nel nostro Paese da genitori stranieri, di cui almeno uno vi risieda legalmente senza interruzioni da non meno di cinque anni o sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo.
Sono personalmente favorevole all’introduzione dello ius soli, ma a livello europeo e non per singole nazioni negli attuali 27 Paesi della U.E. Quindi, anche in ragione delle distanze siderali tra le forze politiche su questa delicata materia, rinvierei al prossimo Parlamento, da eleggere nel 2023, il confronto sullo ius soli, introducendo però da subito questo nuovo tema della cittadinanza europea e non dei singoli paesi membri dell’U.E.