Israele, il nuovo nemico della sinistra pacifinta


Una certa sinistra, mentre tutto il mondo libero condanna i terroristi di Hamas, sente il bisogno di smarcarsi e confondere le carte in tavola

Jacopo Esposito

Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alla scuola di formazione politica Meritare l’Europa di scrivere gli articoli che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani . Uno sguardo sul mondo degli under 35
“Sempre dalla stessa parte. Quella giusta”. Sotto il disegno di una donna in colori palestinesi intenta a coprirsi il volto. Esordisce così su Facebook Stefano Marengo, per anni Segretario Pd a Bruino (Comune della Città Metropolitana di Torino) e già collaboratore del Gruppo Pd in Regione Piemonte, all’indomani della pioggia di razzi di Hamas su Israele che in pochi giorni ha già provocato migliaia di feriti e 700 morti, per la maggior parte civili israeliani innocenti. Servono a poco i commenti indignati (anche di esponenti e simpatizzanti Pd, per fortuna), Marengo non molla e anzi rilancia con una serie di articoli e post che hanno uno scopo ben preciso: minare l’essenza stessa di Israele. “Hamas non è il popolo palestinese, che subirà le conseguenze di questa violenza”, fa notare qualcuno. Ma Marengo sembra avere sempre la risposta pronta: per ogni razzo lanciato da Hamas su innocenti israeliani, c’è sempre un “eh, ma Israele…” pronto a ridimensionare le responsabilità. Per la verità, Marengo non è nuovo a questo tipo di posizioni che “imbarazzano” il Partito. Nel febbraio 2020, da Segretario in carica del circolo Pd e membro dell’assemblea metropolitana, pensò bene di postare una foto del sanguinario Generale jugoslavo Tito accompagnata dalla didascalia “Oggi così” seguita da un (macabro) cuoricino. Non scelse un giorno a caso. Scelse il 10 febbraio, Giorno del Ricordo dedicato alle migliaia di vittime, in gran parte italiani, torturate e gettate nelle foibe, le fenditure carsiche adibite a cimitero umano dalle milizie comuniste jugoslave guidate proprio da Josip Broz, in battaglia “Tito”. Già all’epoca fu al centro di critiche e polemiche, ma non arretrò di un millimetro e anzi difese per giorni la sua posizione, facendo un timido passo indietro obtorto collo solo dopo la mobilitazione di mezzo Pd Piemonte, chiedendo scusa “a chi si è sentito offeso”. Le classicissime scuse di circostanza, ecco. La verità tuttavia è che il problema non sono i Marengo di turno, con i quali dovremo continuare a fare i conti ancora a lungo. Il problema è molto più radicato di quanto si pensi e affonda le sue radici nella mentalità di una certa sinistra che – nel momento in cui tutto il mondo libero condanna il vile massacro di civili israeliani da parte dei terroristi (sì, terroristi) di Hamas – sente il bisogno di smarcarsi e di confondere le carte in tavola. Ed in fondo è esattamente lo stesso schema che da mesi vediamo applicato all’aggressione di Putin in Ucraina: confondere a suon di fake news e complottismi pur di rimescolare le responsabilità. Ed è un modo di fare estremamente vigliacco, poiché nella maggior parte dei casi queste posizioni antistoriche e antiumane vengono coperte dal velo di Maya del pacifismo. Gli esempi sulla vicenda Ucraina, purtroppo, non mancano. E oggi gli idoli della sinistra antistorica tornano alla carica più affamati che mai. Vediamone alcuni: l’ex ministra Grillina Barbara Lezzi “condanna ogni violenza”, ma puntualizza come “i palestinesi sono frustrati e oppressi da decenni”. L’immancabile Vauro aggiunge che se è vero che “non ci sono giustificazioni” per il lancio di razzi su civili, è altrettanto vero che “non si può dimenticare che Israele è l’aggressore del popolo palestinese da oltre un secolo”. Parla di “dittatura brutale di Israele” il mito della sinistra paci-finta Alessandro Orsini e – da neo studente universitario – un brivido mi corre lungo la schiena a pensare che a dirlo è un Professore
di sociologia del terrorismo. Chiude il quartetto di statisti il Segretario di Sinistra Italiana Fratoianni (direttamente dalla piazza anti-Meloni della coppia Landini-Schlein) che ha affermato che quanto accaduto in Israele e nella Striscia di Gaza è semplicemente frutto dell’ignavia “di una comunità internazionale che da troppo tempo ha scelto di voltarsi dall’altra parte rispetto al conflitto israelo-palestinese”. Un’equidistanza ipocrita a cui ci stiamo abituando troppo in fretta e che abbiamo il dovere di rigettare con forza. Da diciannovenne, da cittadino e da studente voglio credere che un’Italia migliore di questa esista.

Fonte: Il Riformista