Islanda: vittoria dei socialdemocratici, incognita coalizione


Al termine dello spoglio delle schede di voto delle elezioni legislative anticipate, i socialdemocratici islandesi risultano vincitori, riusciti a sconfiggere il Partito dell’Indipendenza del primo ministro Bjarni Benediktsson. Lo ha riferito il canale pubblico Ruv, precisando che l’Alleanza socialdemocratica, guidata da Kristrun Frostadottir, ha ottenuto il 20,8% dei voti contro il 19,4% del partito conservatore del primo ministro, al potere come parte di una coalizione. Al terzo posto, secondo la Ruv, c’è il Partito liberale riformista con il 15,8%. In base a questi dati, l’Alleanza socialdemocratica ottiene 15 seggi sui 63 del Parlamento e vede il suo punteggio più che raddoppiato rispetto alle elezioni del 2021, dove si era avvicinata solo al 10%. Il partito del primo ministro, con il 19,4% dei voti contro il 24,4% ottenuto nel 2021, segna il peggior risultato elettorale mai registrato dal suo partito. Il movimento Sinistra-Verdi ha ottenuto solo il 2,3% dei voti, al di sotto della soglia del 5% necessaria per ottenere un seggio in Parlamento. Anche il Partito del Progresso ha perso voti rispetto al 2021, passando dal 17,3% a solo il 7,8% dei voti.
“Sono estremamente orgoglioso di tutto il lavoro che abbiamo svolto. Ovviamente vediamo che le persone vogliono vedere cambiamenti nel panorama politico”, ha detto Kristrun Frostadottir, che a metà ottobre aveva annunciato le dimissioni del governo costituito dal suo partito, dal movimento Sinistra-Verdi e dal partito Progresso (centrodestra), in seguito alle divisioni della coalizione su molteplici temi, dalla politica estera ai migranti e richiedenti asilo passando per l’energia.
Dopo la diffusione dei risultati, gli analisti sottolineano che è “difficile” prevedere la coalizione che andrà a formarsi. “In Islanda non esiste una ‘cultura’ di governo di minoranza”, osserva Eirikur Bergmann, professore di politica all’Università Bifrost, il che significa che i partiti cercheranno di formare una maggioranza attraverso una coalizione.
Secondo Olafur Hardarson, professore di scienze politiche all’Università dell’Islanda, questo potrebbe unire i socialdemocratici ai liberali, così come uno o due altri partiti, a causa della vicinanza politica. Ma “è difficile fare previsioni perché in Islanda il gioco delle coalizioni è relativamente aperto”, ha osservato.
Benché all’origine della caduta del governo, l’immigrazione non è un tema centrale per la maggior parte degli elettori, in un Paese dove un abitante su cinque è nato all’estero. Di fronte all’inflazione persistente e agli alti tassi d’interesse, secondo i sondaggi il potere d’acquisto, l’alloggio e l’assistenza sanitaria sono state le principali preoccupazioni dei 268 mila elettori.
In Islanda, dopo la crisi finanziaria del 2008 che ha colpito duramente le banche islandesi sovra indebitate, pochi partiti sono usciti indenni dal loro periodo al potere. “Negli ultimi 15 anni, gli elettori islandesi sono stati estremamente critici nei confronti dei loro governi e hanno votato contro il governo in tutte le elezioni tranne una”, ha analizzato Hardarson.
Quest’anno gli islandesi sono stati segnati anche dalle eruzioni vulcaniche nella penisola di Reykjanes, nel sud-ovest del paese. La regione, che non aveva subito un’eruzione in otto secoli prima del marzo 2021, ne ha vissute sette negli ultimi 12 mesi, che hanno portato a numerose evacuazioni dal villaggio di pescatori di Grindavik. (AGI)