IRAN: PROTESTA DELLE DONNE


In prima linea migliaia di donne che manifestano il dissenso verso l’oppressione del governo sfilando senza velo, simbolo per antonomasia dell’intransigenza del regime degli Ayatollah e del presidente Ebrahim Raisi.

Ma l’onda della protesta non si è limitata alla scesa in campo delle sole donne, infatti subito dopo migliaia di manifestanti si sono uniti ai dissidenti per dar voce alla sofferenza di un popolo le cui condizioni si fanno sempre peggiori soprattutto per i ceti popolari, afflitti da problematiche economiche e limitazioni di libertà.

Di Giuseppe Accardi

Non si placano le proteste in Iran, dove da ormai due settimane possiamo assistere a disordini, manifestazioni ed atti di violenza che stanno coinvolgendo circa 80 città, facendo salire il bilancio delle vittime a quasi un centinaio e gli arresti ad oltre un migliaio.

Una situazione incandescente, scatenata dalla morte della giovane Curdo-Iraniana Masha Amini, prima arrestata il 16 settembre dalla polizia morale e poi morta pochi giorni dopo in circostanze sospette, rea di non aver indossato il velo in maniera corretta, severo codice di abbigliamento della Repubblica Iraniana.

I reporter parlano di una protesta senza precedenti, sicuramente ben più accesa rispetto a quelle del 2009 o del 2019, che sta portando alla ribalta la difficile situazione in cui versano le donne iraniane, costrette a sottostare ad un regime severissimo caratterizzato da un modello patriarcale sul piano sociale e culturale.

Le proteste che inizialmente sono partite dalle piazze di alcuni centri urbani, si stanno espandendo via via in tutto l’Iran.

In prima linea migliaia di donne che manifestano il dissenso verso l’oppressione del governo sfilando senza velo, simbolo per antonomasia dell’intransigenza del regime degli Ayatollah e del presidente Ebrahim Raisi.

Ma l’onda della protesta non si è limitata alla scesa in campo delle sole donne, infatti subito dopo migliaia di manifestanti si sono uniti ai dissidenti per dar voce alla sofferenza di un popolo le cui condizioni si fanno sempre peggiori soprattutto per i ceti popolari, afflitti da problematiche economiche e limitazioni di libertà.

L’Iran d’altronde storicamente viola numerosi principi, diritti e libertà, come ad esempio la libertà di espressione o la tutela delle minoranze e che ora deve far front anche ad una crisi ecologica senza precedenti senza dimenticare i problemi legati ad un’inflazione galoppante e agli strascichi della pandemia

Dunque quella a cui stiamo assistendo non è soltanto una protesta femminista o in nome della parità di genere, ma sta assumendo invece i toni di una vera e propria rivoluzione, in grado di oltrepassare le divisioni e le tensioni sociali, anche di natura etnica che hanno segnato la storia del paese.

Governi e media occidentali, distratti dal conflitto Russo-Ucraino, hanno condannato la repressione del governo nei confronti dei manifestanti, ma fino ad ora, oltre a caldeggiare l’invio di nuove sanzioni contro Teheran, non sembrano voler ulteriormente sfidare il regime, messo a dura prova da queste settimane di manifestazioni, che la popolazione auspica possa catalizzarsi trasversalmente per portare alla conquista distabilità e democrazia in un paese che per troppo tempo ne ha fatto a meno.

Ma come di consueto l’ipocrisia occidentale non perde occasione di manifestarsi, e tra una condanna e una sanzione, l’attenzione del lettore pare concentrarsi esclusivamente sull’Iran, dimenticando che queste rivendicazioni riguardano tutti o quasi i paesi medio-orientali.

Ma d’altronde fra circa un mese ci saranno i Mondiali di calcio in Qatar ed è noto che  il trattamento riservato alla donna e la tutela delle minoranze in questo paese è ai più alti livelli possibili.

Dunque una cornice ideale per ospitare la manifestazione sportiva più importante al mondo, a dimostrazione di come il denaro possa fare passare in secondo piano diritti e le rivendicazioni.

Due pesi e due misure che non sono più tollerabili all’interno della comunità occidentale che si crede da tempo baluardo di libertà, democrazia ed emancipazione.

 

 

Giuseppe Accardi, studente universitario, opinionista