Le elezioni anticipate del prossimo 28 giugno in Iran rappresentano un appuntamento particolarmente significativo: eleggeranno il presidente che, insieme all’attuale Parlamento, potrebbe essere chiamato a gestire l’epocale sfida della transizione ai vertici del Paese, con l’avvicinarsi della successione alla Guida Suprema, Ali Khamenei, 85 anni, la più alta e potente carica di un sistema fatto di diversi centri di potere.
Il PRESIDENTE non decide la politica estera e non comanda le Forze armate, ma si occupa delle leggi di bilancio e dell’economia. Con l’avanzare dell’età di Khamenei, il futuro presidente iraniano potrebbe dover svolgere anche questo delicato incarico di “cerniera”. Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies, ipotizza che sia “verosimile immaginare uno scenario come quello del 1989, dopo la morte di Ruhollah Khomenei: in assenza di un candidato idoneo per la successione, si procederà con un’altra riforma costituzionale che ridurrà ulteriormente il ruolo della Guida come fu appunto nell’89; una dinamica che dovranno gestire questo presidente e questo Parlamento.
La GUIDA SUPREMA è responsabile della delineazione e della supervisione delle “politiche generali della Repubblica Islamica dell’Iran”: stabilisce, cioè, la direzione delle politiche interne ed estere del Paese. È anche comandante in capo delle Forze armate e controlla le operazioni di intelligence e sicurezza; solo lui può dichiarare guerra o pace. Ha il potere di nominare e revocare i vertici della magistratura, delle reti radiofoniche e televisive statali e il comandante supremo del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche. Nomina inoltre 6 dei 12 membri del Consiglio dei Guardiani, il potente organo che supervisiona le attività del Parlamento e determina quali candidati sono qualificati per correre a cariche pubbliche. Il PARLAMENTO è un organo legislativo unicamerale i cui 290 membri vengono eletti ogni quattro anni. Elabora la legislazione, ratifica i trattati internazionali e approva la finanziaria. Al momento, è controllato dagli ultra-conservatori.
Il Parlamento è sottoposto al controllo del CONSIGLIO DEI GUARDIANI (12 giuristi, di cui 6 nominati dalla Guida Suprema e i restanti ‘raccomandati’ dal capo della magistratura e nominati ufficialmente dal Parlamento), che esamina tutte le leggi approvate per determinarne la compatibilità con la legge islamica, di fatto esercitando un potere di veto sul Parlamento. Il Consiglio vaglia anche i candidati presidenziali e parlamentari per determinarne l’idoneità alle cariche pubbliche.
Quando nel 1988, lo stallo tra il Parlamento e il Consiglio dei Guardiani si rivelò insolubile, Khomeini creò il CONSIGLIO PER IL DISCERNIMENTO DELL’INTERESSE DEL SISTEMA e lo incaricò di mediare le controversie tra i due organismi. Ora, secondo la Costituzione, funge da organo consultivo della Guida Suprema e le sue decisioni sono incontestabili. È composto da membri nominati dalla Guida per un incarico, rinnovabile di 6 anni.
L’ASSEMBLEA DEGLI ESPERTI è composta da 88 chierici “virtuosi e dotti” eletti direttamente per un mandato di otto anni. Come per le elezioni presidenziali e parlamentari, è il Consiglio dei Guardiani a selezionare chi può candidarsi per un seggio nell’Assemblea. I membri dell’Assemblea degli Esperti – tutti approvati da Khamenei – eleggono a loro volta la Guida Suprema al loro interno e possono periodicamente riconfermarla o revocargli l’incarico. Non ha mai messo in discussione la tenuta della Guida Suprema e per questo appare ormai un organismo senza potere reale.
Il CORPO DELLE GUARDIE DELLA RIVOLUZIONE ISLAMICA (Irgc), creato da Khomeini nel 1979, ha il compito di proteggere la rivoluzione e le sue conquiste. È separato e distinto dall’esercito “regolare” e la rivalità tra i due rami militari è presente sin dalla fondazione della Repubblica islamica. È attivo nel sostenere milizie e gruppi armati in altre parti del mondo sciita. Si tratta di una compagine non monolitica al suo interno e molto polarizzata. Non è più una struttura puramente militare: negli anni, le sue componenti politico-amministrativa ed economica sono diventate molto più influenti e spesso non condividono le stesse posizioni in politica e questioni sociali come, per esempio, l’obbligo del velo per le donne. (AGI)
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