Innovazione: agrifood tech, nel 2020 investimenti su del 15,5%


(AGI) – Roma, 28 mar. – Dato secco: +15,5% sul 2019. Con oltre 30 miliardi di dollari investiti nel settore dell’agrifood tech. È il segno più evidente di quanto sia concreto lo sviluppo dell’innovazione in agricoltura. Cresciuto di ben sei volte dal 2012. La notizia la dà il Rapporto AgFunder, uno dei più grandi venture capital planetari, che evidenzia un vero e proprio balzo di questo comparto proprio nei mesi più critici e bollenti della pandemia da Coronavirus. Investimenti che puntano a migliorare e al tempo stesso innovare l’industria alimentare agricola. Insomma, gli investitori strategici si sono accalcati nonostante il dilagare del virus. Il Rapporto AgFunder analizza gli investimenti suddividendoli tra società “upstream” e “downstream”, dove le prime sono strettamente legate ai processi di produzione e insieme di trasformazione, le seconde quelle più orientate allo stretto contatto con il consumatore (distribuzione, e-commerce, dall’e-grocery ai mealt kit, per intenderci). Tutti sistemi, quest’ultimi, che sfruttando la tecnologia digitale hanno finito con il cavalcare anche le mutate e rinnovate esigenze di distribuzione e di consumo causate proprio dal diffondersi della pandemia. L’aspetto curioso è che nonostante la crescita piuttosto evidente del settore “downstream”, in cui il maggior numero di investimenti si concentra sulla drogheria elettronica (e-grocery), il Repporto mostra che per la prima volta sono proprio le società “upstream” per la quantità degli investimenti raccolti: 15,8 miliardi di dollari contro i 14,3 del “downstream”. Il motivo è presto detto: il merito è di quelle realtà disposte a scommettere su tecniche di coltura e prodotti innovativi o proteine alternative. (AGI)
A farla da padrone in questo campo c’è Impossible Foods, un colosso di questo comparto che chiude l’anno 2020 con un giro d’affari pari a 700 milioni di dollari totali, anche se quelleo decisamente più redditizio spetta all’americana Lineage Logistic, azienda specializzata – appunto – nella logistica alimentare. In vetta anche Ynsect, una sturt up francese dedita all’allevamento degli insetti, seguita dalla omologa Reef, che invece si occupa di trasformare aree urbane periferiche e abbandonate in hub che mettono insieme vendita al dettaglio, ristorazione, servizi e che su questa base raccoglie ben 700 milioni di dollari, quanto Impossible Foods.
Il Rapporto AgFunder, tuttavia, stila anche una classifica delle nazioni che si distinguono in questo settore, e che vede il nostro Paese – l’Italia – ancora piuttosto arretrata nella capacità di attrarre i giusti e necessari investimenti sulle start up dedicate di settore. Mentre gli Usa sono saldamente in testa, seguiti a ruota da Cina e India mentre al quarto posto – fuori podio – troviamo il Regno Unito con alle spalle la Francia. Tra i motivi per cui l’Italia è in affanno, come spesso accade, ci sono le difficoltà a reperire e accedere agli investimenti e il mancato sostegno delle istituzioni, nazionali e locali. L’Italia dell’agrifood 4.0 sembra invece puntare molto su tecnologie legate all’agricoltura di precisione, adatte a rimodulare la produzione all’insegna della sostenibilità. Al fine di ridurre l’uso del suolo o le emissioni, ad esempio.  O gli sprechi alimentari.  (AGI)