Inno alle donne (e a Jane Birkin) con Luisa Spagnoli Il gran ritorno di Chiara Boni


Esiste un modo femminile di fare moda? «Assolutamente sì» rispondono le stiliste che ieri hanno presentato le loro collezioni per la prossima estate sulle passerelle di Milano. Nicoletta Spagnoli racconta di esser partita con la mente per un giro al mondo attraversando il tempo e lo spazio cercando di catturare l’essenza della femminilità. «Poi è morta Jane Birkin  spiega  e per giorni sui giornali si sono riviste le immagini che l’hanno resa iconica». Da qui l’idea di mettere nella moda di Luisa Spagnoli (brand fondato dalla sua bisnonna, già inventrice dei Baci Perugina) lo spirito ribelle dell’erotica cantante di Je t’aime, moi non plus con le sue tunichette corte e colorate, i sandali infradito allacciati alla schiava, i lunghi vestiti trasparenti e frange e nappe dal gusto vagamente messicano dappertutto. Il bello è che quasi tutti i capi sono in maglia compresi gli abiti da sera tra cui un modello interamente coperto di ruches che per essere smacchinato ha richiesto tre giorni di lavoro a tempo pieno. Imperdibili i poncho in garza di maglia finissima con chilometri di frange sui bordi per non parlare del tailleur con gli short in un inedito punto di giallo limone. Chiara Boni Torna a Milano dopo anni di successi sulle passerelle di New York. «E’ più difficile sfilare a casa che fuori» dice visibilmente commossa nel backstage dove racconta di aver lavorato su una visione metropolitana dell’Africa. Inevitabile pensare ad Americanah, meraviglioso romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie, la scrittrice femminista nigeriana che ha fatto paura ai terroristi di Boko Haram. L’adorabile designer fiorentina tra le sue fonti d’ispirazione cita anche la mostra di fotografie dell’attivista sudafricana Zanele Muholi che ha visto l’estate scorsa al Mudec di Milano. Ma il bello è che le stampe colorate, i giganteschi orecchini di sapore tribale, quei turbanti fatti di niente eppure regali non tolgono niente al suo principio ispiratore per eccellenza: accarezzare le donne, rendere più belle e più libere che mai, non sovrastarle con un’idea di glamour che non corrisponde ai nostri tempi. Gli abiti di Chiara Boni sono infatti costruiti in un unico tessuto, il Sensitive, che si lava in lavatrice, non si stira, non si sciupa e sta bene a tutte perché nasconde i difetti ed esalta le qualità.

Apre la sfilata Drusilla Foer, al secolo Gianluca Gori. Canta Smile, la stupenda canzone di Nat King Cole che ha ispirato anche Michael Jackson. «Niente rende più seducente una donna di un sorriso» dice la divina Drusilla con un bellissimo vestito-bustier nello stesso azzurro dei suoi occhi. Hui Zhou Zhao, la signora della moda cinese che sfila a Milano da qualche stagione presenta la sua più bella collezione dedicata all’estetica del popolo Miao, una delle più antiche tra le 56 etnie presenti in Cina. Una leggenda Miao parla di una regina che per salvare l’identità della sua gente distrugge i sigilli imperiali dopo averli ricamati all’interno dei suoi abiti. Nasce da qui la tradizione delle donne Miao che imparano a ricamare fin dalla più tenera età e sono abilissime nel confezionare una stupenda gonna plissettata come un tutu da ballerina. Prendete tutto questo e mettetelo su una serie di raffinati capi di taglio occidentale: dal parka sportivo al blouson di denim, dal soprabito di broccato agli abiti da sera rossi o rosa passando per il tailleur pantalone con il taglio pigiama o tuta da ginnastica. L’Oriente e l’Occidente s’incontrano davvero nelle mani di una donna.

Fonte: Il Giornale