Inflazione Usa ai minimi dal 2021, mercati brindano


Per la prima volta da gennaio l’inflazione negli Stati Uniti è rallentata ad aprile, toccando i minimi dal 2021 e alimentando le speranze degli investitori sulle tempistiche dei tagli dei tassi d’interesse da parte della Fed. Contro le aspettative, l’inflazione si è infatti attestata al 3,4% su base annua rispetto al 3,5% di marzo, influenzando positivamente il mercato azionario, con nuovi record intraday di Nasdaq (a +0,54% con 16.601,14 punti), S&P 500(a +0,32%, con 5.263,26 punti) a Wall Street, e non solo. Anche in Europa gli indici si avviano a chiudere in rialzo (debole Parigi) e in particolare Milano segna ora +0,43% a 35.301 punti. Sul fronte valutario, il dollaro è sceso ai minimi da un mese rispetto all’euro (che ha superato quota 1,08) ma si è indebolito ancora di più rispetto allo yen (a quota 168,80). A beneficiarne notevolmente anche i tassi dei rendimenti dei titoli di Stato che sono in forte calo in Europa e oltreoceano.
Su base mensile, l’aumento dei prezzi al consumo statunitensi è stato peraltro inferiore rispetto alle aspettative, registrando lo 0,3% in aprile, rispetto allo 0,4% dei due mesi precedenti. I principali motori dell’inflazione degli ultimi mesi, con oltre il 70% dell’aumento, sarebbero stati i prezzi degli alloggi e della benzina. Per i consumatori, il calo dell’inflazione significa maggiore potere d’acquisto. Ed è un indicatore importante seguito dalla Fed, il cui obiettivo è portare l’inflazione alla soglia del 2%. Di conseguenza, se l’inflazione cala, i policymaker della banca centrale sono più invogliati a ridurre i tassi di interesse. Lo sperano anche gli analisti, nonostante il presidente della Fed Jerome Powell abbia ieri raffreddato le speranze di una mossa in questa direzione. Ed infatti, alcuni osservatori ritengono tuttora che il ritmo ostinato dell’aumento dei prezzi nel Paese, che si aggira intorno al 3-4%, potrebbe rappresentare un ostacolo alla Federal Reserve per imboccare una politica monetaria espansiva. Insomma, per concretizzare la possibilità di un taglio, sempre secondo gli analisti, sarebbe necessario che questi “piccoli, ma positivi, passi indietro nella direzione della moderazione dell’inflazione siano rapidamente supportati da una combinazione di notizie positive più significative sull’inflazione stessa e/o da segnali più concreti di debolezza del mercato del lavoro nelle prossime 10 settimane”. Saranno decisivi quindi i prossimi dati in vista della riunione del Fomc prima della pausa estiva. (AGI)